Don't forget to breathe

recensione di Sara Vannucci

“Don’t Forget to breathe” è un film drammatico diretto da Martin Turk, uscito il 24 ottobre 2019 (in anteprima il 23 ottobre), ed è ambientato nei giorni nostri in un piccolo paesino della Slovenia. Il cast è di origine croato-slovena, alcuni degli attori principali sono: Matija Valant e Tine Ugrin (i due personaggi principali), poi Klara Kuk, ronja Matijevecm Jerman e Iva Krajnc.

Klemen è un ragazzo quindicenne che vive con sua madre, e il suo adorato fratello maggiore Peter. Klemen idolatra e reputa un modello da seguire suo fratello, poiché i due sono stati fin dall’infanzia molto vicini, e hanno sempre avuto uno splendido rapporto. Quando Peter, però, raggiunge la maggior età, comincia a separarsi dal fratellino, dedicando più tempo: all’università, agli amici, ma soprattutto alla sua nuova relazione passionale con la sensuale Sonja. Klemen soffre questa mancanza, suo fratello è diventato più indipendente distaccato, e questa mancanza fa soffrire il nostro protagonista; per questo architetta vari piani per cercare di “riconquistare” Peter. Questi piani però porteranno a vari problemi, anche legali. Durante questo periodo Klemen è combattuto da varie emozioni contrastanti, è confuso, e la sua giovane età lo porta a compiere scelte spesso sbagliate, e avventate.

“Don’t forget to breathe” è un film di formazione, tratta temi come: l’adolescenza, l’amore, la famiglia, l’amicizia, la separazione e la crescita, temi ricorrenti nella vita di un adolescente, proprio per questo consiglierei il film ai ragazzi appartenenti a questa fascia d’età. 

Il film mi è piaciuto per vari aspetti; soprattutto nel modo di trasmettere insegnamenti facendo fare al protagonista scelte sbagliate, e esagerate, facendo capire al pubblico in modo indiretto come affrontare certe problematiche. In generale il film è abbastanza lento, e a tratti magari noioso, ma non per questo deve essere considerato un film “brutto”. Il finale, però, non mi ha soddisfatta pienamente, avrei preferito una fine diversa, un finale che avesse dato più senso alla storia.