Sei personaggi in cerca d'autore
di Marianna Putelli
20 Novembre - 2 Dicembre. Teatro Quirino
regia di Michele Placido
L'eterno dramma dei sei personaggi al teatro Quirino
di Marianna Putelli - 5 D
Buio al teatro Quirino. Si apre il sipario e dei flash di riflettori illuminano quella che sembrerebbe una cantina o un seminterrato. E’ qui che una compagnia “allo sbando” di giovani attori dei nostri giorni sta preparando una commedia che dovrebbe andare in scena niente meno che tra cinque giorni.
A un tratto arrivano sul palco, chi dalle quinte chi passando tra il pubblico, i sei personaggi in cerca di un autore. Tra essi l’inconfondibile Michele Placido, regista e interprete. Lo spettacolo scorre rapido fino al loro ingresso: a quel punto si viene immersi sempre di più in questa atmosfera fuori da ogni logica, in cui il tempo scorre in modo diverso. La compagnia di giovani attori è scettica; eppure il regista (Silvio Laviano) vuole sapere cos’hanno da dire questi ambigui personaggi. “Non siete abituati a vedere sei personaggi autentici? Senza copione, certo!”, “Muore l’uomo, strumento di creazione; ma l’opera vive in eterno”. E infatti eterni sono i sei personaggi, il loro essere, il loro vissuto, al contrario della caducità umana dell’attore . Ma questo gli attori non lo comprendono.
Il regista della compagnia vorrebbe inscenare il dramma dei personaggi, dramma che parla di femminicidio (tema attualissimo che non a caso si confronta con il presente in cui Placido ambienta il suo rifacimento di Pirandello). Ma chi meglio dei personaggi potrebbe interpretare la loro stessa storia che sono eternamente costretti a vivere? Di fatto, ridono nel vedere i giovani attori nel tentativo di interpretarli. Ma “In teatro ci sono regole ben precise”, dice loro il regista. Lo spettatore è turbato nel vedere come l’autenticità e il dramma dei personaggi vengano smorzati dal mero interesse teatrale e della riproducibilità che la compagnia ha: è più importante una battuta che funzioni piuttosto che rappresentare il vero, l’autentico.
Un cast all’altezza, ma i ruoli della madre (Guja Jelo) e della figliastra (Dajana Roncione) emergono per ovvie ragioni.
“Lo spettatore nell’andare a teatro dovrebbe essere talmente ‘posseduto’ da quel che ha udito, al punto di non essere mai in grado di raccontare ciò che ha vissuto”, diceva Carmelo Bene. E Michele Placido con questa commedia ci è riuscito perfettamente.