La custodia dei cieli profondi

di Gabriele Riba

Capire cosa succede in cielo sarà più facile che ricostruire cosa è successo qui, su questa porzione di terra che, una volta, aveva una densità di persone e di legami che ne facevano una casa”. 

... dal libro

Voglio solo dire che la casa è pelle, che la casa è cognizione, che la mia casa è un modo che ho per dire che qualcosa di me”. p. 16

Il primo nome che mi hanno dato è Gabriele, una mattina di aprile del 1980, ma è accaduto spesso che quel nome si sia disperso in un marasma di altri meno evidenti. All’inizio mi hanno chiamato figlio, poi fratello, poi il Custode; infine l’Eremita o il Matto. E’ stato un processo, lento e graduale, questo disperdersi verso il non me, come se tutte le persone che ho conosciuto avessero primo o poi preso un treno e, affacciati ai finestrini, mi avessero salutato allontanandosi”.  p.16

Mio ero preso in carico le scale e l’ho fatto per un po’ quando ero bambino. Da adulto ho intensificato il mio impegno, sono diventato il Custode, ma è comunque arrivato il giorno in cui mi sono sentito stanco. Ed è da qui, da questa stanchezza che ho smesso di guardare dietro di me e ho cominciato a osservare il cielo”. p.19

Raffaele Riba, La custodia dei cieli profondi, ed. 66thand2nd  2018

Paola Mathis 

Struggente storia di resistenza alla dispersione e al disfacimento, di fratellanza e legami, celebra la lotta dell’uomo per dare ordine e senso all’esistenza attraverso la cura quotidiana del proprio mondo di affetti, di luoghi e di cose.

Gabriele, ragazzo sensibile e introverso, è indissolubilmente legato a Cascina Odessa, caparbiamente costruita dal nonno sulla tomba del suo amato cane e sul letto di un torrente deviato. Ripercorsa attraverso il flusso interiore dei ricordi e delle emozioni, la narrazione è in costante dialogo con il cielo, dove gli eventi cosmici rispecchiano macroscopicamente i cataclismi minori del microcosmo terreno. Il protagonista fin da piccolo impara la cura e la conservazione dei luoghi e dei legami famigliari, e lotterà con tutte le forze per impedire il disfacimento e la dispersione che sono insiti nella natura delle cose. Ma inutilmente, perché vedrà allontanarsi, uno dopo l’altro, i componenti della sua famiglia, fino all’addio più doloroso e incomprensibile, quello di suo fratello, che lo porterà dapprima a perdersi nell’osservazione dei fenomeni astrali ed infine ad abbondonarsi anche lui all’entropia del Tutto. E Cascina Odessa lascerà di nuovo il posto al flusso travolgente dell’acqua.