Cara Greta, bisogna amare, ascoltare, agire

di Gaia Storani

Studente reporter- Repubblica@scuola

Gaia Storani ha risposta alla sfida redazionale “UNA LETTERA PER GRETA”, organizzata da Repubblica@Scuola e dedicata a Greta Thunberg, la giovanissima svedese che con il suo berretto di lana e le sue trecce è riuscita laddove migliaia di scienziati e di attivisti avevano fallito, nonostante i loro grafici, nonostante i loro slogan: metterci di fronte alla gravità di una crisi ambientale senza precedenti.

Cara Greta,

osservando l'impermeabile giallo che indossi nella foto, ho ripercorso con la mente i ricordi di quando ero piccola e i miei genitori mi portavano al parco giochi, uno di quei luoghi che conservano in eterno il profumo di gelato fatto cadere sullo scivolo di legno, dove le altalene si muovono in ogni stagione e in cui ti senti al sicuro anche sotto la pioggia. Oggi vorrei poter accompagnare lì la mia cuginetta di tre anni, ma il prato verde che mi faceva solletico mentre rotolavo a terra non c'è più: è secco d'estate, assetato e giallognolo; d'inverno invece piove troppo o troppo poco e i fili d'erba marciscono diventando grigi e deboli. Un mio sogno? Andare al polo Nord con mio papà, che a tre anni mi ha insegnato a sciare sulle piste delle Alpi, per fare a palle di neve con i ghiacciai sullo sfondo. Ma, anno dopo anno, il ghiaccio sta smettendo di vivere, così come il mare in cui amo immergermi d’estate e che a volte sembra respirare a stento sotto  masse di plastica.

Luoghi, momenti che resteranno impressi nella mia memoria come fotografie che non sbiadiscono, perché le emozioni che tutti noi esseri umani abbiamo vissuto non cambiano con il tempo, ci sono sempre, vivono e crescono insieme a noi. Per il mondo invece le lancette dell'orologio vanno avanti più lentamente ma ad ogni minimo spostamento corrispondono cambiamenti difficili da correggere. 

Siamo circondati da bellezza, luce, vita e preferiamo far finta che tutto questo sia un contorno scontato, banale. Ricerchiamo la felicità, ma crearci problemi sembra venirci più facile. Viviamo connessi e intrappoliamo anche il mondo in questa rete che uccide il cielo, invaso da ripetitori ciclopici e ciminiere che disegnano scie nere sulle nuvole che spuntano timide, ospiti a casa loro. Amiamo la moda, il cibo, il divertimento e la velocità: vogliamo tutto e subito. Siamo esseri umani, commettiamo i nostri errori e facciamo fatica ad ammetterlo. Ma perché lamentarci quando poi la natura si prende la libertà di ribellarsi a ritmi per lei anomali?

Tu hai avuto il coraggio e la forza di urlare al mondo che è necessario provare a fare qualcosa per evitare la distruzione del pianeta sul quale viviamo. Il tuo gesto ha scatenato dibattiti, ha promosso manifestazioni e ha agitato i pensieri di moltissime persone. Perciò ti ringrazio, io stessa ho capito che non vedo l'ora di crescere e costruire il mio futuro, ma che per farlo devo coltivare il rispetto e la cura nei confronti di un luogo che è stato ignorato per troppo tempo e che adesso merita attenzione, quella che un figlio rivolge a una madre malata o a un padre anziano. Non c'è più tempo per rinviare il problema. Bisogna amare, ascoltare e agire.