Il treno dei bambini

di Viola Ardone

Recensione di Asia Campolucci (5R)

Il treno dei bambini

di Viola Ardone (Einaudi 2019)


So-li-da-rie-tà, lacerazione e amore, i tre aspetti più significativi dell’opera. 

  

Attraverso gli occhi di un bambino abbiamo modo di vedere tutta la magia e lo stupore di un viaggio di speranza verso la felicità e l’agiatezza e la rabbia e la rassegnazione del dopo, dell’essere tornati alla vita di prima. 

Amerigo è un bambino che ha avuto un'opportunità, una bellissima opportunità che portava con sé alcuni rischi: è riuscito a godersi la sua infanzia con una nuova famiglia, avere tutto ciò che un bambino di 7 anni sognava, ma a che prezzo? Egli ha dovuto rinunciare e abbandonare  una parte di sé, sua madre, solo per diventare una persona nuova. 

È la sua madre biologica, Antonietta Speranza, una figura molto importante in questo libro: la sua presenza, la sua essenza è caratteristica di una madre che fa di tutto per il proprio figlio, anche a rischio di perderlo. “A volte dobbiamo rinunciare a tutto, persino all’amore di una madre, per scoprire il nostro destino”; e così Amerigo ha fatto: dopo essere stato riportato a Napoli, nella sua città natale, sale di nuovo su quel treno, portatore di innumerevoli emozioni contrastanti; in quel momento, stanco dei suoi ricordi, del suo presente, scappa e parte improvvisamente, decide di allontanarsi dalla mamma perché “lei non mi vuole più bene” e torna dalla sua famiglia al Nord. Al suo ritorno, diventato adulto e dopo la morte della madre, scoprirà cose che lo lasceranno con il cuore in mano; la madre lo amava, lo pensava, decise di comprare una televisione per seguire il figlio durante i suoi concerti, conservava giornali col suo nome: “Amerigo Benvenuti, il violinista”. 

        “Amerì, a volte ti ama di più chi ti lascia andare che chi ti trattiene”.

L’autrice, Viola Ardone, è riuscita a raccontare con delicatezza e con una grande sensibilità una situazione storica grave, alla quale forse non si è data l’importanza giusta.  Nel dopoguerra molte famiglie si trovarono a vivere situazioni di estrema povertà, specie nel Mezzogiorno. Il partito Comunista ideò un progetto per aiutare queste famiglie,  venivano organizzati dei treni che portavano i bambini al nord, in Emilia, dove venivano ospitati da famiglie per lo più agiate che li trattavano come se fossero figli loro. Che ne è dell’onore, dell’amore?Le famiglie povere del sud vivevano costantemente sotto tiro, rischiavano la loro vita per una medesima parte di felicità e le madri, in particolare, rischiavano tutti giorni per amore verso i propri figli. Amerigo si trovò nella stessa stanza con la madre quella sera ma vi era un oceano tra i due, si era rotto qualcosa… ma non era l’amore. 

Attraverso l’uso del dialetto napoletano Ardone ci aiuta ad immergerci nel mondo del piccolo Amerigo,  protagonista e voce narrante del libro; in questo modo, oltre a collegarci cuore a cuore con i personaggi, ci fa riflettere: come se la scrittrice avesse vissuto quella situazione, quelle emozioni e sentimenti e che volesse, in questo libro, farci entrare nella sua memoria, nei suoi ricordi.   

Consiglio assolutamente questo libro, soprattutto ai ragazzi in fase adolescenziale, in modo che possano capire il valore della vita, dell’amore e della perdita di una persona a te cara; che possano capire che nulla è dovuto, ma che l’amore di una madre, o in generale di una persona a noi cara, è essenziale nel corso della nostra vita.