Daniele Mencarelli

Tutto chiede salvezza

Recensione di Elena Rinnaudo e Alessia Secci (3L)



Tutto chiede salvezza, è questo il titolo del romanzo, pubblicato nel 2020 e ambientato nel 1994, di Daniele Mencarelli,  poeta e scrittore italiano, già autore di testi in prosa e in versi tra cui La casa degli sguardi e Il tempo circolare. 

Il libro è  vincitore del «Premio Strega» giovani.


Il racconto parla dell’esperienza di Daniele, un ventenne che a seguito di una crisi di rabbia è sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio di un settimana. In questa circostanza si trova a dover condividere la stanza di ospedale, ma soprattutto il tempo e le emozioni, con altre persone a lui fino a quel momento estranee, ma che dopo quella settimana saranno per sempre parte di lui.                      

È proprio questo il tema centrale che caratterizza il romanzo: non è solo la storia di un giovane la cui vita è segnata da una malattia psichiatrica alla quale nessuno, tranne lui stesso che nella sua ingenuità la definisce come un “desiderio salvezza”, sa dare un nome, è la dimostrazione che anche quella che potrebbe essere tra le più brutte e scoraggianti esperienze della vita, con le giuste persone può diventare uno dei passaggi di crescita più importanti.

Il libro si sviluppa sulla narrazione giornaliera di ciò che avviene all’interno del reparto di psichiatria in cui si trova il protagonista e porta il lettore a stretto contatto con la realtà di luoghi come quello e dei pensieri di chi si trova al suo interno. Come ci viene mostrato, spesso non ci si rende veramente conto che i ricoverati non sono solo dei “pazzi”, come spesso viene fatto credere, ma prima di tutto sono persone, anche se non vengono trattati come tali, ma con indifferenza e freddezza da parte di medici ed infermieri. Il giovane riesce però a trovare conforto e sostegno nei suoi compagni, coi quali parla liberamente di ogni argomento, dal più banale, come farsi trasportare dalla fantasia ed immaginarsi a bordo di una nave da crociera, a quello più importante, ovvero la causa della loro sofferenza ed il motivo per cui si trovano lì.

Il romanzo sembra contenere spunti autobiografici. Questo lo possiamo dedurre da diversi elementi: primo tra tutti è l’utilizzo della prima persona, poiché viene raccontato dal giovane Daniele stesso, il cui nome coincide con quello dell’autore; inoltre i pensieri del protagonista e il modo in cui ci descrive accuratamente ciò che succede nel reparto sono ricchi di particolari  e riportati da un  punto di vista personale e fanno così supporre ad un qualcosa di realmente accaduto.

Secondo noi è un libro che merita di essere letto perché permette di immedesimarsi nei pensieri e nelle emozioni del protagonista. Inoltre crediamo sia significativo il fatto che l’autore si focalizzi soprattutto sull’importanza che hanno per lui le persone conosciute durante l’esperienza, che lo hanno aiutato nel loro piccolo a vivere con un po’ di leggerezza in più la settimana trascorsa lì dentro.

In conclusione il libro assume un significato rilevante perché può sensibilizzare su una tematica importante come quello delle infermità mentali. Tendiamo spesso a sottovalutare situazioni simili o ancora più frequentemente ad etichettare come “matti” i soggetti che purtroppo soffrono di tali malattie senza considerarli come persone. Il libro ci insegna proprio questo: a non soffermarci sulle apparenze e a non creare barriere nei confronti delle altre persone perché non possiamo sapere quello che hanno passato e le sofferenze che ogni giorno si tengono dentro.

In relazione a questa tematica, nel romanzo viene affrontato il tema della ricerca dell’identità: nel protagonista, così come nei suoi compagni di stanza, la causa del malessere e della sofferenza che li affliggono è riconducibile alla crisi e alla lotta interiore che ogni giorno si trovano ad affrontare. In alcuni casi queste crisi sono influenzate da fattori esterni, come per esempio nel caso di Gianluca, uno dei ragazzi che condivide la stanza con Daniele. Queste continue lotte che i personaggi hanno con se stessi li portano a porsi delle domande su determinati aspetti della vita alle quali però non riescono a trovare una risposta; questi ragionamenti li conducono ad analizzare anche gli aspetti più cupi dell’esistenza dell’uomo e sono quindi la causa del loro malessere.

Anche il titolo stesso del libro assume un significato importante: tutto chiede salvezza. Ma salvezza da cosa? Per chi? Sono queste le domande che si pone Daniele e intorno alle quali gira la sua sofferenza; perché solo lui riflette su determinati aspetti e non riesce a vivere con leggerezza e spensieratezza come tutti i suoi coetanei? La salvezza in questo contesto è ciò che potrebbe alleggerire gli animi tristi e pieni di malessere delle persone che si trovano in stanza con lui, appesantiti dalle difficoltà che la vita li ha costretti ad affrontare e delle quali loro non riescono a liberarsi. La salvezza per loro è quindi quel qualcosa che potrebbe aiutarli ad uscire dal tunnel buio in cui si ritrovano.

Ma la salvezza è anche per tutte le persone che si trovano fuori, bambini, genitori e qualsiasi altro essere umano la cui felicità molto probabilmente sta per essere spezzata da un avvenimento, sia piccolo che grande, ma che comunque rompe il perfetto equilibrio che in quel momento sembrava essere entrato magicamente nelle loro vite.