Progetto classi aperte 2020/21

Recensioni a cura degli studenti delle classi 3I, 5I, 3P e 5P

Adorazione 

di Alice Urciuolo

leggi le recensioni a cura degli studenti della  3P

Nessuno torna indietro

di Alba de Cespedes

leggi le recensioni delle studentesse di 5P

Persone normali

di Sally Rooney

Leggi qui sotto la recensione

Classici

Natalia Ginzburg, Lessico Familiare

Fëdor M. Dostoevskij, Le notti bianche 

Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi Contini 

Leggi QUI SOTTO le recensioni delle studentesse e degli studenti  

Persone normali  

di Sally Rooney


recensione di Flaminia Pandolfi, 3I

L’argomento centrale è la storia di un amore adolescenziale tra Marianne e Connel, una relazione difficile con alti e bassi, i due hanno un legame molto forte che resiste al tempo e ai tradimenti, infatti, nonostante le complicazioni si perdono e si ritrovano ogni volta.

“Persone normali” è un romanzo ambientato in Irlanda negli anni 2000, è scritto in  chiave moderna: infatti nel libro Sally Rooney non utilizza mai mezzi termini, è sempre molto diretta nelle descrizioni che fa e penso che questo sia uno dei motivi per cui riesce ad attirare l’attenzione del lettore; è una lettura diversa rispetto alle “notti bianche” di Dostoevskji, la concezione dell’amore  e le descrizioni dei momenti più intimi sono differenti e questo distacco è legato sicuramente al contesto storico in cui i racconti sono stati scritti.

I due protagonisti sono adolescenti e hanno entrambi un carattere molto particolare. Connel è il ragazzo popolare della scuola, ma con la costante paura di essere giudicato, offeso o escluso; è cresciuto con la madre, la quale faceva le pulizie a casa di Marianne. Marianne proviene da una famiglia benestante che però è fredda e assente e che durante la storia avrà comportamenti aggressivi  e pericolosi; è una ragazza scontrosa ed emarginata dai suoi coetanei. Marianne ha una mente contorta e particolare, non si considera degna di essere amata (pag 40),si domanda perché non sia come le persone normali e perché sia sbagliata, non si sente accettata  dalle persone, come se fosse un’estranea e non stesse vivendo realmente.

Il romanzo parla della relazione segreta tra Marianne e Connel. Marianne è emarginata e considerata strana da tutti, è per questo che Connel (il ragazzo popolare della scuola) ha paura di farsi vedere con lei e preferisce tenere la cosa nascosta. La loro storia è un continuo tira e molla, nessuno riesce a lasciare andare l’altro nonostante i litigi e le continue complicazioni perché fondamentalmente hanno bisogno l’uno dell altra. Entrambi avranno altre relazioni (anche con persone sbagliate) ma nei momenti bui si ritroveranno sempre insieme .Alla fine del romanzo si sono resi conto di essersi fatti del bene e che le persone possono realmente cambiarsi a vicenda.

Sally Rooney scrive in maniera semplice e diretta, dà molta importanza ai particolari e fa sì che il lettore rimanga attento alla narrazione.

Questo libro è quello che mi ha preso e mi è piaciuto di più tra quelli assegnati perché mi è sembrato più scorrevole e più vicino al concetto d’amore adolescenziale di quest’ epoca, è un romanzo moderno che a tratti rispecchia la realtà di ognuno di noi. Penso che il concetto di “persone normali” sia molto frainteso al giorno d’oggi, ad esempio Connel e Marianne nel racconto cercano nella loro diversità e stranezza di essere considerati normali.

Lessico famigliare di Natalia Ginzburg


recensione di Fernando Davida 5I


ARGOMENTO CENTRALE

Il romanzo “Lessico Famigliare” è il racconto autobiografico dell’autrice Natalia Ginzburg pubblicato da Einaudi nel 1963. La scrittrice mette in evidenza le vicende che animano e segnano la vita della Ginzburg e delle persone a lei vicine, la madre, il padre, i fratelli, la sorella, gli amici, il marito e insomma tutti quei personaggi che diventano i protagonisti delle pagine di questo romanzo che ripercorre cronologicamente, attraverso le memorie di Natalia, gli eventi della famiglia Levi: dall’ambiente della montagna, al quale era particolarmente legato il padre, Giuseppe Levi, detto Beppe, alle visite al cinematografo, amate dalla madre, Lidia, alle vicende legate all’affermazione del regime fascista e alle conseguenti leggi razziali che metteranno in difficoltà la famiglia di origine ebrea. Centrale è anche il “lessico famigliare” cioè l’insieme delle espressioni tipiche che contraddistinguono la famiglia Levi, modi di dire, incomprensibili per noi, ma attraverso i quali ognuno di loro riesce a mantenere il rapporto nonostante la distanza. 


GENERE E CONTESTO

Il romanzo è di genere autobiografico, anche se la Ginzburg nel trattare le vicende biografiche si sofferma sul nucleo familiare raccontando i loro sentimenti, i loro pensieri, le loro caratteristiche ed il loro punto di vista senza far prevalere la sua posizione, in maniera completamente oggettiva affinché siano i suoi personaggi a raccontarsi; Natalia Ginzburg infatti dice: “Lessico Famigliare è un libro di memorie. Tuttavia io stessa vi sono poco presente: è piuttosto la storia della mia famiglia”. Il contesto nel quale il romanzo prende vita si sposta tra Palermo, dove nasce Natalia a Torino dove si trasferiscono durante il primo dopoguerra quando avevano pochi denari; qui importanti furono: il soggiorno presso la casa situata a Via Pastrengo, casa molto grande, ma buia, fredda e umida; il soggiorno presso la casa a via Pallamaglio; infine presso corso re Umberto. La vicenda poi, seguendo i vari spostamenti dei personaggi, si sposta tra Firenze, Belgio, Svizzera, Parigi, Roma per poi ritornare a Torino tutto tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento.


ANALISI DEI PERSONAGGI

I personaggi principali sono i membri della famiglia Levi: Giuseppe Levi, detto Beppe, il padre di famiglia, personaggio burbero, dal carattere irruento, testardo, molto tradizionalista, attaccato alla sua ripetitiva ruotine, amante dell’ambiente della montagna, luogo dove trascinava l’intera famiglia durante le vacanze estive, personaggio complesso e particolare che difficilmente dona la sua approvazione, a cui piacciono pochissime persone tra cui la moglie Lidia, nonostante la riprenda continuamente, la moglie dell’amico di famiglia Terni ,Mary, il primogenito della figlia Paola, Roberto, suo nipote che preferiva tra tutti i nipoti e il figlio prediletto Gino, amante come lui dell’ambiente della montagna, appassionato di insetti, eccellente studente, persona molto calma, equilibrata diversamente dagli altri due fratelli Alberto e Mario. Gino è il primo di cinque figli; a lui seguono Mario, Alberto, Paola e la più piccola tra tutti Natalia. Lidia, la mamma della famiglia, è un personaggio particolare anche lei; profonda amante del cinematografo, luogo dove trascina tutti i suoi figli, donna segnata dalla paura di “stufarsi” per scacciare la quale si dà ad attività come l’apprendimento di nuove lingue o lezioni di piano; personaggio segnata continuamente dalla nostalgia per una felicità ormai persa, che sia la città abbandonata, la passata casa o l’unità familiare che gradualmente si perde lei è afflitta da una costante insoddisfazione che anima anche due dei suoi figli Paola, detta la Paola e Mario: Paola nel romanzo è descritta come una ragazza ribelle che cerca di opporsi alle restrizioni imposte dal padre: infatti lei si fidanza con un ragazzetto dell’Università che rappresenta l’esatto opposto del padre e continua a vederlo di nascosto nonostante i divieti, si taglia i capelli corti nonostante il padre detestasse tale taglio. Paola stringe un rapporto molto forte con Mario che, come lei, prova insoddisfazione perché il padre lo aveva costretto a prendere la carriera economica mentre lui avrebbe voluto intraprendere la carriera giuridica. Mario diventa un cospiratore e viene quasi arrestato al confine svizzero ma riesce a sfuggire e si rifugia prima in Svizzera ma poi si sposta a Parigi dove fa amicizia con Cafi, Chiaromonte e Renzo Giuà. 


TRAMA

Ginzburg descrive le esperienze della sua famiglia prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale; usa i loro veri nomi così come i veri nomi di personaggi noti come Cesare Pavese e Adriano Olivetti, con i quali la sua famiglia conosceva intimamente. Ma la stessa Ginzburg appare solo a metà del libro. Fino a quel momento, descrive i suoi fratelli, i loro amici, la loro madre e il loro instabile padre. Come cornice per tutto questo, Ginzburg torna più e più volte a fare l'inventario del "lessico" della famiglia, le parole che hanno usato come una specie di abbreviazione, per richiamare ricordi condivisi o per indicare significati privati. Il padre di Ginzburg, ad esempio, si riferiva a quelli che trovava stupidi come "negri", le loro azioni "negrigure" o “sbrodeghezzi”. Ginzburg scrive: "Se io e i miei fratelli ci trovassimo in una grotta buia o tra milioni di persone, solo una di quelle frasi o parole ci permetterebbe immediatamente di riconoscerci." 


FINALITA’ DELL’AUTRICE

La finalità dell’autrice è enfatizzare l’unicità della famiglia Levi data dalle loro espressioni tipiche e riconoscibili che diventano, per la Ginzburg, un patrimonio da salvare e che costituiscono l’unità familiare. La famiglia sfrutta un lessico unico, modi di dire come “sempi”, “babe”, “Non fate malagrazie!”, “Non fate sbrodeghezzi!”. La Ginzburg scrive: “Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando ci incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire: “Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna” o “De cosa spussa l’acido solfidrico”, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole…”


GIUDIZIO PERSONALE

Personalmente ho trovato il romanzo molto interessante, la lettura molto veloce e scorrevole, la vicenda avvincente ed appassionante e la scrittura comprensibile e semplice. I miei due personaggi preferiti sono Paola e Mario: inizialmente legati da un bellissimo rapporto di complicità insieme a Terni, l’amico di famiglia; i tre personaggi sono descritti come distinti da una malinconia che caratterizza le loro personalità (tranne Terni personaggio allegro) e insieme si raccoglievano sul divano e parlavano, bisbigliando, per ore ed ore. La malinconia di Paola derivava da una insoddisfazione riguardante la sua vita stessa: lei desiderava un tenore di vita diverso tra vestiti che non poteva permettersi e tagli di capelli vietati dal padre. Paola ha un rapporto conflittuale con il padre Beppe mentre con la madre Lidia, invece, nella fase iniziale della vicenda ha un rapporto confidenziale e stretto fatto da tempo passato insieme tra chiacchere e gite al cinematografo ma successivamente quando Paola cresce e smette di passare tanto tempo con la madre e poi si sposa con Adriano Olivetti la madre comincia ad ingelosirsi di Paola, delle sue amiche tanto che si rovina quel bellissimo rapporto raccontato nelle prime pagine del romanzo. Paola e Mario, prima tanto vicini, si distaccano quando Mario, stretta una fraterna amicizia con Cafi, regala il cappotto, donatogli da Paola a Cafi; momento che determina una frattura nel rapporto. 

Le Notti bianche di  Fedor Dostoevskij

recensione di Camilla Coscarella, 3I


“Le Notti Bianche”è un romanzo d’amore e di abbandono che tratta diverse tematiche.

L’abbandono, la sensazione provata dal giovane all’inizio del romanzo quando gli abitanti della città si spostano nelle case di campagna. Il protagonista del romanzo conosce tutti, ma nessuno in profondità e anche se non ha rapporti con queste persone, dipende comunque dalla loro presenza. Vive infatti il cambiamento delle loro abitudini come un abbandono.

Il sogno può essere considerato il tema principale del romanzo. Il giovane si definisce un sognatore. “Il sognatore, se occorre una definizione precisa, non è un uomo, ma sapete, una specie di essere neutro”. Nel sogno tutto si può realizzare.

L’amore, tematica consequenziale a quella del sogno: l’amore è uno dei sogni ricorrenti del giovane ragazzo,

La solitudine. “Il Mattino”, ultima sezione del romanzo, rappresenta il risveglio dall’ennesimo sogno, Dopo aver creduto nell’amore della donna, si ritrova nuovamente abbandonato.

La contrapposizione tra ragione e sentimento, utilizzata per mostrare la personalità del narratore e della sua amata Nasten’Ka. Da una parte il protagonista che rappresenta il sentimento, dall’altra la donna che rappresenta invece la ragione.

Sono due i personaggi principali del romanzo. Il Giovane, di cui non si conosce nemmeno il nome, protagonista, descritto attraverso le sue azioni e le sue parole. Di lui sappiamo che ha 26 anni, che possiede 1.200 rubli e che percepisce uno stipendio. Egli stesso si definisce un “tipo”, ma anche “un uomo ridicolo”, ma soprattutto è un sognatore. Il narratore interpreta il sentimento e dal racconto emerge il suo carattere introspettivo e romantico, cupo, che non riesce a vivere la vita reale. L’incontro con Nasten’ka è la sua prima vera emozione. L’autore utilizza quindi il narratore interno, un “io narrante” che esprime il punto di vista del giovane e che si rivolge direttamente al lettore, creando un grande coinvolgimento.

Nasten’ka è una ragazza di 17 anni descritta dal giovane bruna, dalle ciglia nere, con indosso “un cappellino giallo molto grazioso e una mantellina nera civettuola”. Orfana,  vive con la nonna che la tiene letteralmente “attaccata” alla sua gonna tramite uno spillo. E’ una ragazza semplice che sogna l’amore che le permetterà di sistemarsi per tutta la vita.

Gli altri personaggi, vere e proprie comparse, che però svolgono un ruolo nella vicenda sono la nonna di Nasten’ka, un’anziana non vedente, severa e protettiva nei confronti della nipote che sorveglia attraverso uno spillo che la tiene legata alla sua gonna. Personaggio che potrebbe sembrare secondario, ma che invece, pur comparendo soltanto nei discorsi della nipote, rappresenta la molla che spinge la nipote nelle braccia del suo amato; il primo inquilino, un vecchio rinsecchito, muto, cieco e zoppo.

Il secondo inquilino, un giovane forestiero, di aspetto piacevole, che dimostra il suo interesse per la giovane portandole dei libri da leggere.

Credo però che protagonista assoluto del romanzo sia la città di Pietroburgo, rappresentata tra la realtà e il sogno. La realtà è quella delle vie, delle buie soffitte, degli antichi palazzi; il sogno è rappresentato dalle fantasie sentimentali del protagonista, che proietta nello spazio esterno le inquietudini interiori. La luce bianca delle notti estive della città diventa la metafora dell’esistenza del giovane, una realtà che si fonde con il mondo interiore.

Il romanzo è la storia di un uomo che vive una profonda inquietudine e tristezza. Passeggia per le vie della città del periodo ottocentesco.

Il racconto è diviso in quattro notti e una conclusione, ambientato nella città di Pietroburgo dove l’autore ha trascorso la sua giovinezza, scenario anche di “Delitto e castigo”. Siamo in primavera e il titolo allude al periodo dell’anno che in Russia è definito proprio “notti bianche”, in cui il sole tramonta dopo le 22. 

La narrazione si svolge attraverso il dialogo e le riflessioni di un uomo sognatore e solitario.

Il giovane una notte incontra una ragazza che piange appoggiata sul parapetto di un canale, Riesce a consolarla e nasce così una solida amicizia. Ogni sera, per quattro notti, i due si danno appuntamento sul lungofiume e si confidano, si consigliano. Il giovane si innamora di lei, ma la ragazza ha in mente un altro ragazzo che aspetta con ansia da un anno. Quando Nasten’ka perde le speranze per il suo amore, crede di essere innamorata del suo fidato amico e lo illude con il sogno del loro matrimonio. La quarta sera riappare l’uomo da lei tanto atteso. Il sogno del nostro protagonista è infranto e il mattino successivo gli rimane soltanto il ricordo.

L’autore usa un linguaggio ricercato ed aulico. Frasi brevi, registro formale e lessico molto ricco. L’autore usa frequentemente il termine “quasi”, avverbio che riesce a rendere la realtà non pienamente realistica ma vicina al sogno.

I due protagonisti utilizzano il voi, ma non per questo il testo perde il suo romanticismo, ma anzi il lettore viene trasportato in una dimensione lontana. 

Nonostante il linguaggio ricercato, rimangono attuali le tematiche trattate, che da sempre fanno parte dell’animo umano e che coinvolgono pienamente il lettore.

“Le Notti Bianche” è un romanzo da portare con sè e leggere in un angolo della strada, su una panchina in un parco, durante un pomeriggio primaverile, o anche nel cuore della notte.

Ho trovato il racconto travolgente sin dalle prime parole, soprattutto nella descrizione dei luoghi che descrivono lo stato d’animo del protagonista con cui il lettore si immedesima.

Anche se il linguaggio e lo stile sono da romanzo romantico, genere che solitamente non amo troppo, non l’ho trovato un libro destinato soltanto agli ultimi romantici. Si parla di sentimenti, argomento che in modi diversi riguarda tutti noi: la passione, il dolore e l’amore.

Che dire allora di questo libro? Passionale, triste, coinvolgente e “sognante”. Ed è proprio a chi ama sognare che consiglio questa lettura. 

Un romanzi di altri tempi, per tutti i tempi.

Le notti bianche di Fedor Dostoevskij

recensione di Cecilia Capanna  3I

Quest’opera è stata composta da Fedor Dostoevskij prima della sua condanna a morte ed è stata pubblicata per la prima volta nel 1848. Prende il nome dal periodo dell’anno noto col nome di notti bianche, in cui nella Russia del nord, il sole tramonta dopo le 22. L’opera è ambientata nella cittadina di San Pietroburgo. Le vicende si svolgono  in 4 notti e una mattina. È un libro che ci parla di sentimenti tramite solo due personaggi  che sono molto veri e reali nel loro modo di esprimersi. Il protagonista è un sognatore , un uomo  introverso , timido e sensibile. È un uomo assalito da un profondo senso di solitudine, ha l’impressione che tutti l’abbiano lasciato solo e che vogliano allontanarsi da lui. Vive da solo nei suoi pensieri, nei suoi sogni, dove può rifugiarsi e sentirsi bene. Ha una visione della realtà tutta sua, definisce la sua vita reale insignificante, senza una storia. Ama rifugiarsi nei ricordi, ricordare i luoghi dove è stato bene. Si descrive come un uomo che abita  in degli angolini strani della città, dove tutto è illuminato di una luce speciale , in quegli angoli vivono proprio i sognatori. Vaga spesso  per le strade di San Pietroburgo della quale conosce alla perfezione ogni sfumatura, ogni persona, ogni singola casa. E’ un  ottimo osservatore, ma, nonostante veda sempre molta gente, resta una persona sola. Un giorno durante il suo rientro  a casa incontra sul parapetto di un canale una ragazza di diciassette anni in lacrime, sente  il desiderio di parlarle.  Colpito dal pianto della ragazza, decide di fermarsi  come sospinto verso di lei.  Non sa come comportarsi, come rapportarsi con lei in quell’angolo di solitudine, ma alla fine ci riesce. Questo incontro  cambierà le sue nottate e anche la sua vita. La ragazza si chiama Nasten’ka,  conosce molte cose ma allo stesso tempo è anch’essa una sognatrice, si fa trasportare dalle fantasie. Vive con la nonna cieca che un giorno con uno spillo legò il proprio abito a quello della nipote, così che lei non potesse scappare. Un anno prima il suo primo amore andò via da San Pietroburgo, promettendo che entro un anno sarebbe tornato. I due appena incontrati, durante lo scorrere della notte, iniziano a confidarsi, a condividere le proprie storie, i propri pensieri, i propri mali, i momenti di malinconia e di tristezza, ma anche di  risate . L’incontro con Nasten’ka provoca in lui forti emozioni fino ad innamorarsene, perché  lei è stata l’unica a fargli vivere un momento felice . Ricorderà sempre il luogo del loro incontro per riprovare quella sensazione.

Lo stile comprende  periodi molto lunghi con  una narrazione in prima persona, i dialoghi sono la forma maggiormente presente all’interno del romanzo e possiamo trovare molte riflessioni da parte del protagonista che ci fanno comprendere a pieno la sua personalità.

I temi centrali sono proprio l’amore e i sogni. Con Nasten’ka il sognatore per la prima volta inizia ad approcciarsi a questo sentimento, il sentimento dell’amore, che era proprio uno dei suoi desideri. Un amore per cui proverà anche gelosia e invidia, ma allo stesso tempo una grande gratitudine.Dice che  l’amore quando bussa alle porte della nostra vita bisogna soltanto accoglierlo assumendosi anche i rischi di una disillusione. Sognare è un requisito fondamentale della vita umana . Il potere del sognatore è proprio questo: saper arricchirsi tramite ogni esperienza di vita anche di quelle più tragiche, risvoltandone il senso nel suo lato positivo.  Spesso l’amore ha delle facciate inaspettate, però resta sempre amore. Nonostante il tradimento della vita benedice l’attimo di felicità che gli e stato donato, perciò non lo vede come evento negativo, bensì come un’opportunità,come la realizzazione di un suo desiderio. Qui si nota il coraggio e la forza del sognatore con cui nonostante tutto accetta una felicità, anche se diversa da quella che si aspettava.

Mi ha colpito molto la frase finale dove l’autore ci pone una domanda:

“Un intero attimo di beatitudine è forse poco , anche se resta il solo in tutta la vita di un uomo?”

Io la penso come il sognatore di questo romanzo , penso che ogni attimo , ogni esperienza della nostra vita, sia bello che brutto, sia fondamentale. Ci aiuta a crescere , a cambiare il modo di vedere il mondo e le cose. Ogni esperienza della nostra vita va custodita anche se si tratta di un solo attimo di beatitudine, quell’attimo ci ha fatto sentire vivi e bisogna esserne grati.

Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani

recensione di Alyssa Di Maggio 5I


Il giardino dei Finzi-Contini è un romanzo di Giorgio Bassani che vede come tematica centrale il singolare rapporto tra Micol Finzi-Contini e l’io narrante. Questo legame è sostanzialmente una storia d’amore che non si coronerà mai.

Il protagonista è perdutamente innamorato di questa giovane donna, mentre lei resta sempre convinta del fatto di non voler rovinare la loro amicizia duratura, ciononostante non si sottrae mai con fermezza ai tentativi di baciarla del protagonista.

Un altro filo conduttore del romanzo è senza dubbio quello del tennis, in quanto i Finzi-Contini, a seguito delle leggi razziali del 1938, avevano aperto le porte del loro campo da tennis. 

Possiamo inoltre vedere come il tennis venga paragonato all’amore: “L’amore (così almeno se lo figurava lei) era roba per gente decisa a sopraffarsi a vicenda, uno sport crudele, feroce, ben più crudele e feroce del tennis!, da praticarsi senza esclusione di colpi (…) e noi? Stupidamente onesti entrambi, uguali in tutto e per tutto come due gocce d’acqua, avremmo mai potuto sopraffarci l’un l’altro?” 


Dunque possiamo sentirci liberi di affermare una caratteristica molto singolare del romanzo: le due tematiche principali, seppur apparentemente distanti anni luce, sono messe in relazione.

Inoltre è anche interessante osservare come la famiglia dei Finzi-Contini sia tendenzialmente snob e isolata, eppure quando si tratta di questo sport, la sua “superiorità” si annulla: il tennis livella ogni differenza sociale.

Sarebbe però riduttivo dire che è solo il tennis ad aprire questa famiglia al mondo esterno.

La molla di tutto ciò sono le leggi razziali, poiché è proprio dopo che vengono promulgate che i Finzi-Contini invitano gli altri ebrei della città, cacciati dai circoli sportivi, a giocare con loro.

Di conseguenza possiamo osservare i paradossi di questa famiglia che ha passato una vita ad isolarsi dietro le mura della propria casa, ma che nel momento del bisogno si apre alle altre vittime.

Possiamo da subito notare che il contesto storico del romanzo è molto ampio (va all’incirca dal 1929 al 1943) e soprattutto molto particolare (in quanto ci proietta nel periodo Nazifascista): infatti questo romanzo oltre che un romanzo d’amore è un romanzo storico.

I vari personaggi sono spesso in viaggio (per esempio a Venezia, a Grenoble), ma il luogo che li lega tutti è Ferrara, la quale viene vissuta quasi come una prigione.

Il passo in cui emerge di più quest’atmosfera di discriminazione è quello in cui l’io narrante viene cacciato dalla biblioteca in quanto ebreo. Ciò che più stupisce il lettore è il fatto che il protagonista giudichi quanto accaduto normale, senza nemmeno arrabbiarsi o incolpare chi lo aveva mandato via.

Un altro avvenimento di questo tipo, molto significativo, vede invece come vittima Micol, la quale in sede di discussione di laurea, non riesce ad ottenere la lode solo perché ebrea.

In quanto ai personaggi, il più affascinante è sicuramente quello di Micol. Quest’ultima viene presentata come una ragazza bellissima, sportiva, moderna, dall’aria libera, libera in tutto. Micol è un ossimoro vivente, in molte parti del romanzo si mostra come una donna indipendente che non ha paura di viaggiare, studiare e passare giornate intere a leggere. D’altra parte però, Micol è una ragazza che manifesta tutti i timori e le inquietudini di quel periodo storico, non ha infatti il coraggio di lanciarsi nella storia d’amore con il protagonista. Questa sua scelta di non volersi fidanzare con l’io narrante era dovuta a due motivi: il non essere interessata a diventare la tipica donna di quell’epoca, intenzionata solo a sposarsi, ma ancor di più alla mancanza di fiducia nel futuro, e come possiamo intraprendere una storia d’amore, se non immaginando un futuro?

Dobbiamo infatti analizzare come questo suo amore per il passato, nonché terrore verso il futuro, rifletta la consapevolezza di un momento storico che non porterà nulla di buono.

Un’ altra figura molto emblematica è chiaramente quella dell’io narrante: un ragazzo impulsivo, sensibile e stregato dall’amore verso Micol.

E’ come se fosse una vittima di questo legame, in quanto da una parte fa di tutto per trasformarlo in un rapporto d’amore vero e proprio, mentre dall’altra prova sempre a staccarsi da Micol, fallendo.

Tra i personaggi principali troviamo anche Alberto (il fratello di Micol), Malnate (amico di Alberto e Micol) e il professor Ermanno (padre di Alberto e Micol).

Alberto è un ragazzo molto riservato, ubbidiente e tranquillo, Malnate è invece più estroverso e tra lui e l’io narrante c’è per quasi tutto il romanzo una sorta di competizione, mentre il professor Ermanno è un uomo di lettere che stima profondamente il protagonista, aiutandolo nel momento del bisogno.

Per quanto riguarda invece la trama possiamo affermare che nasce da un flashback dell’io narrante, il quale visitando le tombe etrusche, si imbatte in quella dei Finzi-Contini, ripercorrendo la sua esperienza con questa famiglia.

Il protagonista ha conosciuto Micol da ragazzo, in quanto, essendo stato rimandato in matematica, aveva paura di tornare a casa e annunciarlo ai genitori, di conseguenza inizia a pedalare con la sua bicicletta, fino a costeggiare le mura di casa Finzi-Contini.

Micol si accorge di lui e da lì inizia un legame molto profondo, tanto che definirlo amore o amicizia, sarebbe in ogni caso riduttivo.

L’io narrante anche col passare degli anni ama trascorrere le giornate a casa di Alberto e Micol, sia perché può giocare a tennis, ma anche perché è irrimediabilmente innamorato di Micol.

In seguito Micol partirà per Venezia per proseguire gli studi e risponderà sempre di meno alle chiamate dell’amico.

Il loro rapporto si mostra estremamente frastagliato: Micol torna a Ferrara, tra i due ci sarà solo qualche bacio ma non di più, fin quando Micol, stufa dell’insistenza con cui il protagonista provava a trasformare la loro amicizia in amore, gli intima di farle visita meno spesso.

Il romanzo si conclude con un esito drammatico: Alberto muore di linfogranuloma, il protagonista vivrà l’esperienza del carcere per poi venire liberato, mentre i restanti Finzi-Contini vennero deportati nei campi di concentramento di Fossoli e in seguito in Germania.

L’io narrante conclude esaltando ancora una volta il passato: ha raccontato quel poco che il cuore poteva ricordare.

Credo che l’autore tramite questo romanzo volesse raccontare un rapporto non convenzionale, che non può essere classificato, il quale supera le coordinate spazio-temporali.

Se quella tra l’io narrante e Micol fosse stata una classica storia d’amore, l’effetto che avrebbe fatto sul lettore non sarebbe stato lo stesso. Per tutto il libro non facciamo altro che sperare che i due si fidanzino, ma ciò non accade mai e in fin dei conti è questo il punto di forza del loro amore: non è mai cominciato, ma è proprio per questo che non potrà mai finire.

Trovo inoltre estremamente interessante il fatto che quest’amore rifletta da un lato, la competizione sportiva, mentre dall’altro il periodo storico nel quale ha luogo.

Riguardo invece allo stile, quest’ultimo può apparire lento e descrittivo (per esempio durante le descrizioni dei passaggi o delle situazioni) così come incisivo e coinvolgente (per esempio quando entrano in gioco i dialoghi più significativi o vi sono situazioni romantiche tra i protagonisti)

Tirando le somme, ho trovato questo romanzo estremamente originale e coinvolgente, uno dei meriti più grandi dell’autore è stato sicuramente quello di aver costruito personaggi estremamente credibili e con un ampio spettro di emozioni.

Per concludere vorrei citare una frase dell’autore che pronuncia l’io narrante riferendosi a Micol: “Mi guardava negli occhi, e il suo sguardo entrava in me dritto, sicuro, duro: con la limpida inesorabilità di una spada”.

Ho scelto di riportare questa frase perché l’effetto che lo sguardo di Micol fa sul protagonista è come l’effetto del romanzo sul lettore: la storia ci arriva in maniera chiara, ci coinvolge, ma soprattutto smuove i nostri sentimenti.

Il Giardino Dei Finzi Contini  di Giorgio Bassani


recensione di Marco Bacheca 5I


Il giardino dei Finzi Contini è un romanzo di Giorgio Bassani, pubblicato nel 1962.

L’opera narra delle vicende di un gruppo di giovani, vissute all’interno di una Villa, nel periodo del regime fascista.

Ciò che possiamo evidenziare è quanto in questa Villa le influenze negative della supremazia fascista si sentano di meno, poiché il giardino dei Finzi Contini è una vera e propria “dimensione” a parte, all’intero della quale il male della guerra non riesce ad entrare; un luogo dove questa condizione è alleggerita rispetto al contesto storico in generale.

Il romanzo consiste in una descrizione delle giornate passate in questa realtà, ancora non distorta, nella quale la malignità del mondo esterno deve ancora giungere.

Vediamo infatti il racconto di giornate vissute all’insegna della spensieratezza e della gioia. 

I nostri protagonisti si dedicano a passeggiate in compagnia e alla graduale creazione di rapporti d’amicizia, che per qualcuno si spera diventino un qualcosa di più. 

Questo mondo è dunque caratterizzato dall’uguaglianza e dalla spensieratezza; nessuno viene discriminato e a nessuno viene tolta la possibilità di pensare che, un giorno, potrà raggiungere gli obiettivi di vita prefissatisi.

L’opera presenta svariati personaggi, ma quelli che il nostro Giorgio Bassani fa distinguere tra la massa sono principalmente tre: Micol, Alberto e l’io narrante, del quale mai scopriremo il nome.

Micol è decisamente una figura femminile degna di nota; è quest’ultima che genera la maggior parte delle vicende dell’opera e che dà vita alle sofferenze, anche se involontariamente, del nostro protagonista.

É una donna decontestualizzata dal periodo storico, è infatti un personaggio mosso dalla curiosità e dal coraggio, dotata di una forza costruitasi per rispondere alle innumerevoli cattiverei che erano riservate purtroppo alle donne in quel periodo.

Questa sua intraprendenza verso la strada della libertà fa sì che Ella diventi l’oggetto d’amore del nostro protagonista.

Ironia della sorte, ad una ragazza diretta versa la strada che le permetterà di diventare una donna che non ha mai commesso errori, o fatto qualcosa di negativo a nessun altro, verrà riservata una fine del tutto ingiusta che toccherà sia lei che tutta la sua famiglia. Micol non è altro che una vittima del contesto storico, nel quale nessuno di noi si sarebbe mai voluto trovare.

La realtà che per molti in quel periodo poteva essere ritenuta “idilliaca”, grazie all’esistenza del giardino dei Finzi Contini, non riesce a sfuggire alla crudeltà del regime fascista che catapulta tutti dal sogno alla dura ed ingiusta realtà.

Alberto, fratello maggiore di Micol, sembra non avere influenza sul rapporto tra sua sorella e l’io narrante, ma non è così. Sorge spontaneo il parallelo con la vitalità e la intraprendenza di Micol che non sono caratteristiche  che sembrano appartenergli. Ha una temperanza più cauta rispetto a Micol, è meno impulsivo e impetuoso. Sembra il personaggio che più di tutti sa che fare del suo futuro, nel quale però si fa sempre più sentire un sentimento di incertezza che lo porta a vivere una situazione di malessere nel confronto del suo prossimo futuro. Assume un ruolo fondamentale, quello di consigliere e di amico fidato del nostro protagonista, una spalla ben salda e sicura sulla quale nel momento del bisogno si può sempre contare.

Anche la fine dedicata a questo personaggio non è delle migliori, ma forse, se pur una considerazione soggettiva, migliore rispetto a quella degli altri.

Se in vita era un individuo solitario, che comunque necessitava dei suoi momenti appartati dal mondo e dalla società , allo stesso modo poco prima di morire gli sarà riservata una dimensione di solitudine.

Come tutti, Alberto avrebbe desiderato di continuare a vivere la quotidianità con la sua famiglia, ma a tutti i lettori sorge spontanea la domanda. “… se Alberto avesse saputo della fine che lo attendeva, avrebbe scelto di andare avanti?”. Nessuno di noi può dare una risposta a questa domanda.

Il protagonista di quest’opera non ha nome, è una vera e propria voce narrante e da qui infatti deriva il nome “Io narrante”.

Anch’esso, come molti altri, ha la possibilità e la fortuna  di vivere all’insegna della spensieratezza che lo riporta però sempre con la mente all’oggetto del suo desiderio, cioè Micol.

Questo sottolinea quando il contesto della Villa sia slegato rispetto a quello storico, poiché sono contrapposte due realtà; una in cui bisogna lottare per sopravvive e un’altra in cui ci si può dedicare addirittura alla coltivazione di un amore giovanile che si spera fiorirà.

In questa realtà ciò che di più negativo può esserci è un rifiuto della dolce Micol che, se paragonato alle sofferenze del mondo esterno, non è nulla.

Il nostro protagonista si dedica a ciò che di più bello quel mondo può dargli, ovvero studio, sport ed amicizia. Risulta quindi comportarsi come un giovane qualunque in tempo di pace.

Interessante l’attualità del racconto, così come la tecnica. Chiunque di noi, durante gli anni vissuti da giovane, sarebbe potuto essere il protagonista. 

Anche qui, la scelta di non assegnare un nome al protagonista lascia spazio ad ogni lettore di poterei proiettare negli eventi affrontati da quest’ultimo.

Personalmente ho apprezzato la tecnica mostrata dall’autore. 

Gli aspetti precedentemente citati, ovvero la possibilità che ogni lettore ha di immergersi nell’opera come fosse il protagonista e la costruzione di questa realtà a parte , sono caratteristiche che aggiungono innovazione all’ opera , anche in epoca moderna. 

In definitiva, ritengo personalmente la lettura piacevole.