Il Padre

Teatro Quirino dal 23 Gennaio al 4 Febbraio

Il Padre di August Strindberg

Regia di Gabriele Lavia

 

recensione di Emanuela Carlucci - Classe V B - Liceo Montale 

 

È il colore rosso il protagonista indiscusso della scena. Rosso come la passione, rosso come il sangue e come il dolore. Questo è il mondo del capitano Adolf, che si presenta in apparenza accogliente e nobile, ma in cui, come suggerisce lo sbilanciamento dei mobili, c’è qualcosa che non va. 

La questione, vertice dell’ intero dramma, viene introdotta al principio con tempi veloci e incalzanti  attraverso la  vicenda della presunta paternità di un giovane soldato al servizio del capitano. Successivamente con tempi sempre più (o troppo) lenti si evidenzia l'appartenenza del dramma al capitano stesso e quindi la causa della sua follia. Circondato da donne ignoranti (come la “tatina”) e manipolatrici (è il caso di Laura), il capitano spera nel futuro dell’unica amatissima figlia. Non potrà nulla in proposito, perché “ gli uomini non possono generare altri uomini”.

Rosso come la follia, rosso come l’ingiustizia, rosso come il potere, rosso come la maternità. 

L’unico potere del quale la donna potrà sempre avvalersi è la sua capacità di generare altra vita e di riconoscerla propria. La maternità, celata da una splendida scenografia come un’opera “soft” di Anish Kapoor, sottomette crudelmente la paternità fino ad annullarla. È questo che porta alla straziante ed inevitabile sconfitta del capitano.

Pilastro della drammaturgia moderna, l’opera teatrale di Strindberg viene approfondita da una ottima  interpretazione di Gabriele Lavia nei panni di Adolf e di Federica Di Martino (Laura) e stimolante è la messa in scena. Perfetta dal punto di vista estetico e tecnico, difetta di qualcosa che la renda più vicina al pubblico e meno metafisica, quel quid che lo emozioni e lo coinvolga.

Forse il testo, a seguito delle recenti scoperte scientifiche, non risulta così attuale ed immediato, forse la prolissità può annoiare lo spettatore, ma rimane comunque  uno spunto di riflessione sul divario sostanziale che distingue uomini e donne.