Nessuno torna indietro

Alba de Céspedes

Nessuno torna indietro di Alba de Céspedes

recensione di Valeria Vincenzi, 5P


Nel 1938, Alba de Céspedes, scrittrice ed intellettuale impegnata italiana con origini cubane, grazie all’aiuto dell’editore e suo amico Mondadori , riuscì a pubblicare il suo romanzo “Nessuno torna indietro”. L’aiuto che le fu dato da Mondadori fu fondamentale per la diffusione del romanzo, il quale proponeva una visione decisamente nuova della condizione femminile, che sarebbe sicuramente risultata scomoda per il regime fascista durante il quale lo pubblicò. Per questo, l’impresa dell’autrice di sfuggire alla censura non fu semplice, ma lei stessa fu felice di dichiarare che riuscì a pubblicare il romanzo senza alcuna modifica. “Nessuno torna indietro” racconta la storia di otto ragazze provenienti da diverse regioni d’Italia e d’Europa, con altrettanto diverse condizioni economiche e sociali, che si ritrovano nello stesso collegio romano gestito da suore, il Grimaldi, per riuscire a “portare a casa il pezzo di carta”. Infatti, per le ragazze, la frequentazione del collegio non ha come obiettivo quello di aprire le porte del mondo del lavoro, ma quello di conseguire la laurea per poi esibirla alla famiglia di provenienza.  La scrittrice, per far comprendere al lettore le motivazioni per le quali le ragazze pensano determinate cose o agiscono in una determinata maniera, decide di raccontare le loro storie personali in parallelo alla storia che si sta compiendo, donando informazioni significative sulla famiglia, sul luogo di provenienza e il contesto sociale in cui ognuna di loro è cresciuta. Le riflessioni più interessanti scaturiscono dal confronto serale delle ragazze, che si riuniscono in una sola stanza per studiare e dialogare fra loro. Gli argomenti più trattati sono sicuramente l’amore e il lavoro, due mondi che sembrano costituire un bivio per le ragazze, e non due realtà diverse ma che possono coesistere. Una delle ragazze, Vinca, che stava vivendo una storia d’amore con un aspirante architetto suo connazionale spagnolo, spesso doveva difendersi dalle altre ragazze che rigettavano l’idea di avere un uomo al proprio fianco. Durante una discussione avuta con una delle ragazze, Vinca afferma: “Il lavoro è per te un surrogato dell’amore”. Si evince, infatti, da quest’espressione, che le studentesse si sentono obbligate a scegliere, se fare carriera o fare le mogli. Augusta, la più grande fra tutte, impiega il suo tempo nella scrittura di romanzi. Durante un confronto con Emanuela, un’altra del gruppo, tenta un’opera di convincimento per dissuaderla dallo sposarsi, descrivendo il matrimonio con queste parole “Non avrai più un momento per te; più nulla di tuo, neppure il tuo nome, anche un figlio sarà suo, gli dovrai tutto […]”. Oltre a rappresentare un’opposizione alle affermazioni di Vinca, le parole di Augusta costituiscono una vera e propria rivoluzione, un pericolo per la tutela della stirpe, quegli ideali promulgati dal regime fascista che consideravano la donna il mezzo per procreare e la moglie (necessariamente) fedele. Inoltre, è interessante leggere in questo romanzo come le ragazze parlino del loro probabile rientro a casa. Il fatto che loro avessero acquisito  “il sapere” cosa  che era solitamente concesso solo agli uomini, che avessero vissuto un’indipendenza dalle famiglie all’interno del collegio, “le chiavi della propria stanza”, costituiva un pericolo per il loro possibile futuro da mogli. L’uomo all’epoca non desiderava avere al suo fianco una donna emancipata, ma qualcuno da controllare. Il romanzo presenta anche alcuni dettagli sul cambiamento della società, su come si stiano diffondendo le automobili, come i proprietari terrieri avessero il desiderio di seguire il progresso e spostarsi in città per cambiare affari; anche alcuni dettagli sulle azioni di Mussolini, ad esempio è possibile notare come il sapere umanistico sia considerato superiore rispetto agli altri (riforma Gentile 1923), e viene citata una città da poco fondata da lui, Littoria. In generale il libro è molto scorrevole e nonostante sia stato pubblicato nel 1938, tratta alcune tematiche che possono considerarsi attualissime. La De Céspedes, attraverso le parole delle otto studentesse, propone uno scardinamento del ruolo tradizionale della donna conferendo ad ognuna di loro la libertà di essere. Viene fatto un piccolo passo indietro alla fine del romanzo, perché alcune ragazze sceglieranno comunque di rifugiarsi nel ruolo di moglie o comunque di non rischiare, ma credo che ciò non vada a discapito di tutte le novità proposte. Oltre a ciò che è possibile sottolineare analizzando alcuni passi salienti, il libro risulta essere scritto in modo chiaro e diretto, con una storia, anzi, otto storie, che fanno appassionare il lettore e lo fanno affezionare alle studentesse rivoluzionarie del Grimaldi.

Nessuno torna indietro di Alba de Cespédes

recensione di Aurora Pompili, 5P

Alba de Cespédes nasce a Roma nel 1911 da una famiglia cubana e prende la cittadinanza italiana quando si sposa a soli quindici anni. Profondamente antifascista, partecipò come partigiana nella Seconda guerra mondiale con il nome di "Clorinda".

E’ l'autrice, tra gli altri, del famoso romanzo "Nessuno torna indietro", pubblicato nel 1938, proprio nel periodo in cui furono emanate le leggi razziali. Per via dei contenuti e dei temi affrontati nel libro, il regime fascista cercò in tutti i modi di censurarlo e ritirarlo dal mercato, in quanto faceva propaganda a degli ideali e ad un'emancipazione ben distante da come doveva essere la donna perfetta di quel periodo.


Fu Arnoldo Mondadori, caro amico della scrittrice che, tenendo al libro, glielo fece pubblicare senza variazioni.

Il romanzo in breve tempo divenne un successo e venne tradotto e distribuito in tutto il mondo.

La vicenda narrativa si apre a Roma nel 1936, poco prima dell'inizio della guerra civile spagnola. Ci troviamo in un collegio femminile nel centro della capitale, vicino villa borghese. Le protagoniste sono delle ragazze che sono state mandate lì dalle proprie famiglie per studiare e laurearsi, in quanto all'epoca era consuetudine che una ragazza per bene fosse istruita in una scuola prestigiosa.

Il libro si divide per seguire da vicino le vite di ognuna di loro, le loro biografie, le loro questioni e cosa accadrà loro una volta lasciato il collegio. Per questo motivo vi sono continui salti temporali avanti e indietro nella narrazione, anche l'ambientazione cambia spesso spostandosi tra Roma, Nizza, Sardegna, Calabria e Milano.


Il linguaggio e lo stile risultano molto semplici: infatti è un libro facile da leggere che scorre molto velocemente e riesce a catturare l'attenzione del lettore, cambiando spesso il soggetto di cui si sta parlando.


Sebbene siano analizzate tutte le ragazze, la scrittrice si sofferma maggiormente sui personaggi di Xenia ed Emanuela. La prima proviene da un'umile famiglia, e quando fallisce la tesi decide di scappare senza dire niente a nessuno e diventa l'amante di un uomo d'affari. La seconda, invece, appartiene ad una facoltosa famiglia di Firenze, rimane incinta fuori dal matrimonio poiché il suo promesso sposo muore in un incidente, e farà crescere sua figlia in un convento, cercando di avvicinarsi a lei.

Se dovessimo citare i temi affrontati, potremmo dire l’aspetto che le accomuna tutte quante è la voglia di emancipazione che hanno: ricercano una libertà che le porti ad essere fuori dagli schemi e ad essere padrone delle loro vite. Non vogliono una vita già scritta per loro dalla società; non vogliono interpretare i ruoli di madri e casalinghe già designati fin dalla nascita in quanto donne; bensì  desiderano realizzarsi, fare carriera ed essere autonome. L'esempio più lampante è Augusta, una donna di quaranta anni che vive da molto in collegio, ma che invece di studiare passa il tempo a scrivere dei romanzi in cui le protagoniste sono delle donne emancipate che rifiutano il matrimonio.

Il tema del matrimonio è visto con occhi diversi dalle ragazze: "se ti ama, ti sposa" è la frase che Valentina dice a Vinca, in quanto lei è convinta che solo attraverso il matrimonio potrà scappare da una famiglia molto patriarcale. In generale sposarsi è visto come "passare su un'altra sponda" e non essere più considerate come delle bambine, anche se, ad esempio, Silvia rifiuta totalmente il matrimonio, si innamora del suo professore sposato ed essendo brillante lo aiuterà molto nei convegni, per cui scriverà preziose relazioni, rimanendo sempre in ombra.  Alla fine sceglierà però la professione, dovendosi comunque accontentare del ruolo di professoressa di una scuola superiore, poiché, essendo una donna, non avrebbe avuto spazio nella carriera universitaria. Il pezzo che però fa più rabbrividire è quando Augusta dice a Emanuela "Ti sposi. Ma hai riflettuto che da quel giorno non sarai più padrona di te stessa?". Per lei con il matrimonio la donna diventa una proprietà dell'uomo, che avrà potere su di lei e la dominerà, le leverà il nome, prenderà i suoi figli e vorrà conoscere tutti i suoi segreti.

Tutti dovrebbero leggere questo romanzo rivoluzionario proprio per le protagoniste e i temi affrontati, che anticipano le aspirazioni che la donna avrà solo dopo la Seconda guerra mondiale o addirittura negli anni 60/70. Questo libro ci insegna come, anche in un periodo così buio come quello del fascismo, c'è qualcuno che ha una scintilla interiore, la forza per pensare diversamente dagli schemi della società e rimanere fedele a se stesso.

Nessuno torna indietro di Alba De Céspedes

recensione di Claudia Ranieri, 5P


Nessuno torna indietro” è il romanzo di Alba De Céspedes, autrice molto importante del ventesimo secolo. Figlia di un ex ambasciatore della repubblica cubana acquisisce la cittadinanza italiana grazie al matrimonio. Nata e cresciuta a Roma durante il periodo fascista, decide di scrivere e pubblicare questo romanzo nel 1938 nel quale espone idee rivoluzionarie e contro il pensiero fascista.

Più volte infatti dovrà “sfuggire” dalla censura e cambiare degli elementi interni. Nonostante ciò il romanzo viene pubblicato grazie alla sua amicizia con Mondadori e le procurerà grande riconoscimento e un successo internazionale.

L’autrice decide di raccontare le vicende di otto studentesse: Emanuela, Xenia, Vinca, Silvia, Molly, Augusta, Anna e Valentina. Le loro storie si sviluppano nel corso del libro, intrecciandosi l’un l’altra: la De Cespedes sceglie difatti di narrare delle microstorie che si muovono parallelamente. Le ragazze si trovano a Roma, al collegio Grimaldi, ognuna per motivazioni diverse e personali.

Ciò che le accomuna e caratterizza il romanzo è un grande desiderio di emancipazione rispetto alla società dell’epoca e di affermazione personale.

Possiamo dire che il personaggio principale e la figura che emerge maggiormente è quella di Emanuela: ragazza madre che si trova al Grimaldi per avvicinarsi alla vita della figlia Stefania. Questo segreto la accompagnerà durante tutto il racconto, fino a quando prima di sposarsi con Andrea, ragazzo conosciuto a Roma, glielo rivelerà. Sarà, tra l’altro, l’elemento che segnerà una rottura nella forte amicizia instaurata con le sue compagne.

Il romanzo, a differenza di molti dello stesso periodo, è scritto in modo semplice e dinamico: è infatti facile alla comprensione e piacevole alla lettura. È inoltre molto interessante per il punto di vista nuovo con cui alcune tematiche vengono affrontate

Al centro della composizione abbiamo infatti, da parte di alcune di loro, la critica all’istituzione del matrimonio, visto come sottomissione della donna all’uomo e annullamento del proprio valore. Questo tema è introdotto principalmente dalla figura di Augusta, donna matura ed emancipata, che ha il sogno di pubblicare i libri che scrive la notte, allo spegnersi delle luci del collegio. Spesso rimprovera le compagne che desiderano sposarsi e legarsi a un uomo, come per esempio nel caso di Emanuela.

Augusta è inoltre sicura che al fuori del collegio nessun uomo le vorrà in quanto esse hanno acquisito delle conoscenze, hanno studiato e si sono formate, sono quindi “intelligenti come gli uomini”: questo è un “punto a loro svantaggio” afferma, poiché impedisce alla figura maschile di sottometterle e dominarle.

Facendo una riflessione sul romanzo bisogna dire che è molto interessante proprio perché si avvicina ad affrontare temi forti ed importanti.

Va riconosciuto il coraggio e la determinazione della De Cespedes nell’andare contro le credenze e il pensiero dominante nella sua società. 

L’autrice è riuscita inoltre a rendere il racconto appassionante, affascinante e a suscitare la voglia e il desiderio di andare avanti e leggere sempre di più. Questo grazie al suo modo di narrare semplice e lineare e, come stato detto prima, all’alternarsi delle varie vicende. 

Per questo motivo ne è assolutamente consigliabile la lettura, dopo la quale si sentirà come di avere un viaggio in più sulle spalle.

 Nessuno torna indietro di Alba De Céspedes

recensione di Chiara Stazio, 5P


“Nessuno torna indietro” è il titolo del libro di Alba De Céspedes pubblicato nel 1938, durante il regime fascista. È un romanzo molto rivoluzionario per l’epoca in cui venne scritto, tanto che rischiò di essere censurato, ma Mondadori riuscì ad impedirlo. 

L’’autrice è stata un’importantissima scrittrice del Novecento. Nacque da una famiglia benestante e sviluppò da subito un atteggiamento antifascista ed infatti partecipò alla Resistenza durante la seconda guerra mondiale.

Il romanzo si svolge all’inizi del 1936, proprio quando in Spagna sta per scoppiare la guerra civile tra nazionalisti e repubblicani; mentre in Italia, come abbiamo già detto prima, ci troviamo sotto il governo dittatoriale di Mussolini. Le protagoniste sono tutte, all’incirca, giovani ragazze che si ritrovano nello stesso collegio di suore a Roma, vicino Villa Borghese. Ognuna di loro ha una propria storia da raccontare e un proprio percorso da seguire. Il collegio, chiamato “Grimaldi“, è infatti definito come un ponte, dopo il quale ciascuna ragazza deciderà che cammino intraprendere. Provengono tutte da famiglie benestanti o comunque in grado di indebitarsi per far avere la migliore educazione possibile alle proprie figlie. 

Sono ragazze che costruiscono all’interno di questo collegio un’amicizia passeggera e sono accomunate dal loro desiderio di libertà ed emancipazione. Alba De Céspedes costruisce la narrazione raccontando le diverse vicende delle protagoniste in maniera parallela, ossia passando da una storia all’altra. Possiamo dire che la protagonista centrale del libro è la giovane Emanuela, in quanto l’autrice si concentra principalmente nella descrizione della sua situazione. Per quanto riguarda lo stile, invece, possiamo notare l’utilizzo di un linguaggio semplice che rende il romanzo molto scorrevole. 

Uno dei temi fondamentali che emerge da questo libro è sicuramente L’emancipazione femminile.             “A casa ormai, non si può più tornare. Chi può dimenticare di essere stata padrona di se stessa?”                     Le protagoniste del Grimaldi vogliono tutte conquistare una propria indipendenza e, a differenza delle ragazze che restano nei loro paesi paesini, le quali passano dall’autorità del padre a quella del marito, esse acquistano una propria autonomia vivendo da sole a Roma e non saranno più disposte a rinunciarvi. 

“…perché oggi intuisco quanto sia temerario andare incontro all’avvenire difesa soltanto da un pezzo di carta”: un altro tema è l’aspirazione a prendere la laurea, ma come dice anche Silvia in questa frase, questa è soltanto un “pezzo di carta” che non rappresenta un futuro assicurato e stabile a queste ragazze; soltanto una di loro (la stessa Silvia) riuscirà, infatti, a trovare una professione grazie alla sua laurea. 

Questo libro è considerato rivoluzionario e rischiò la censura proprio per come tratta il tema del matrimonio.

“Ma hai riflettuto, che, da quel giorno, non sarai più padrona di te?”

Alba De Céspedes rifiuta la concezione della donna-casalinga tipica del regime fascista. Questa donna, una volta sposata, apparteneva completamente al marito e non possedeva nessun tipo di libertà; il suo dovere era quello di occuparsi della casa e procreare. L’autrice, invece, in questo libro introduce una nuova figura femminile: libera ed emancipata. “Gli uomini non ci perdonano di saperne quanto loro”: la donna viene posta al pari dell’uomo, non dipende più da lui, ma è in grado di crearsi una propria carriera che le permetta di vivere in maniera indipendente. 

Il libro, in generale, è piacevole in quanto scorre velocemente alla lettura. Si può consigliare ai ragazzi della scuola superiore poiché permette di svolgere una serie di approfondimenti sul fascismo e sul tema della donna, che sono argomenti che si trattano in maniera ricorrente durante gli anni delle superiori. È interessante, poi, perché tratta questi temi in maniera completamente rivoluzionaria in confronto alla concezione che regnava all’epoca.