Nel Guscio

QUANDO IL DILEMMA SI FA GRANDE

Giorgia Paglialunga, IV B

Un flusso di pensieri, denso, come il liquido amniotico che li contiene. Una mente feconda, come l’utero materno che la protegge. “Come è possibile che io, neppure giovane, neppure nato ieri, sappia già quanto basta per sbagliarmi su tante cose? Beh, ho le mie fonti, io ascolto.” Chi è stato a parlare? Un bambino, o meglio un feto, una creatura che ancora non ha respirato l’inquinato ossigeno di questa terra. Ma ad essere inquinato è anche il grembo dove in questo momento fluttua  protetto, tra un sorso di buon vino e cibo d’asporto. Lui ascolta tutto e giudica, intransigente, anche la sua stessa madre. Un triangolo amoroso, un omicidio, una probabile adozione sono ciò che lo aspetta fuori dal suo piccolo posto sicuro. Lui è lì inerme che assiste a questo spettacolo raccapricciante di sua mamma che insieme al futuro zio, nonché amante,  progetta l’omicidio dell’uomo che le sta per donare un figlio. Inerme fino ad un certo punto, lui sa, lui conosce quale portata abbia la sua nascita, quale potere sia nelle sue piccolissime mani. Nascere o non nascere? Essere o non essere? Questo è il dilemma…

Una scrittura impegnativa, piena di spunti di riflessione sui più svariati argomenti. Famiglia? Stato? Europa? Cosa sono e cosa significano queste parole? A risponderci, o meglio a farci pensare, sono le parole di questo nascituro che ascolta il mondo con orecchie esperte, ma che ancora non sa se vuole vederlo o no questo mondo. Tale è la potenza di questo punto di vista completamente nuovo che il lettore non può ignorare una sola parola di questo romanzo. Parole scelte con cura e pesate una ad una per raccontare quelli che sono i rapporti umani, la psicologia delle persone, ma anche le dinamiche dei fatti stessi. Cosa anima l’essere umano nel compiere tali azioni? Posso io sentirmi al sicuro? Una trama ricca di domande, esistenziali e non,  molto spesso senza risposta. Ma forse non c’è bisogno di risposte, molto spesso basta interrogarsi sul perché di certe cose per rendersi conto della portata degli avvenimenti che ci circondano. McEwan ha scelto di interrogare per primo se stesso, poi noi, e per farci sentire  la pesantezza di questi interrogativi ha deciso che sarebbe stata una nuova vita a porceli con tanto di drammatica ironia di sottofondo. Perché molto spesso l’ironia cela qualcosa di profondamente tragico.