Basta al degrado e alla desertificazione
LA VIGEVANO CHE IMMAGINIAMO
Il Pensatoio come laboratorio di idee e proposte per il programma elettorale
Basta al degrado e alla desertificazione
LA VIGEVANO CHE IMMAGINIAMO
Il Pensatoio come laboratorio di idee e proposte per il programma elettorale
Ogni anno il Sole 24 ore conduce un’indagine sulla qualità della vita nelle province italiane attraverso 90 indicatori da fonti certificate, divisi in sei categorie tematiche. Gli indicatori sono ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia, società e salute, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero. Pavia si colloca al 43° posto, quasi a metà classifica. I dati non sono disaggregati, quindi non siamo in grado di conoscere nel dettaglio la situazione di Vigevano. Però che la qualità della vita negli ultimi anni sia andata scadendo è sotto gli occhi di tutti.
Solo qualche esempio. Uno dei parametri è la "qualità della vita di bambini, giovani e anziani", ovvero la capacità della pubblica amministrazione di creare servizi che soddisfino i bisogni della popolazione nelle fasce d’età che richiedono maggiore attenzione. Ebbene, tutti sappiamo che Vigevano divenne tristemente famosa in tutta Italia per la questione delle mense e, ad oggi, il problema sussiste. Un altro indice che possiamo considerare è "ambiente e servizi" e anche in questo caso è arcinoto che la politica delle amministrazioni degli ultimi 25 anni è stata prima quella della cementificazione selvaggia, con la conseguenza di una offerta sproporzionata rispetto alla domanda e il crollo del valore degli immobili, e poi della proliferazione di supermercati, per ottenere oneri di urbanizzazione che sono stati l’unico faro delle scelte delle giunte Sala e Ceffa, con il risultato di un consumo di suolo del tutto immotivato e della pressoché totale distruzione dei negozi di vicinato. E con la piazza e le vie del centro tappezzati di vetrine abbandonate e cartelli affittasi.
Non è questa la città che vogliamo!
Sulla base del Pensatoio del febbraio 2024, dei tavoli di lavoro che ne erano scaturiti e del recente Pensatoio 2.0 sono state raccolte idee e proposte che potranno costituire l’ossatura del programma elettorale. Ne esce l’immagine di una città rigenerata, che mette al centro la persona con i suoi bisogni nelle varie fasce d’età; che punta sulla cultura per creare senso di appartenenza del cittadino alla propria comunità e sul turismo come leva di sviluppo economico; che tiene alla sostenibilità ambientale e fa scelte conseguenti per ridurre inquinamento, spreco, rifiuti; che cerca soluzioni di rigenerazione urbana per recuperare a scopi culturali e sociali i grandi contenitori presenti in città e in totale stato di abbandono (ex macello, ex tribunale, ex carceri, Colombarone e via discorrendo); che prova a invertire la tendenza di una città che negli ultimi anni ha visto chiudere le fabbriche, anche i marchi storici, e non ha trovato un’alternativa a gravitare su Milano, con un aumento esponenziale dei pendolari e diventando catalizzatore per una popolazione straniera, povera, attratta dagli affitti bassi, che crea insicurezza sociale.
Un’impresa ardua, non possiamo nascondercelo.
A titolo esemplificativo e non esaustivo, illustriamo dunque alcune delle idee emerse, su cui bisognerà lavorare ancora per verificarne la fattibilità e metterle a punto. Mettere al centro le persone, soprattutto quelle più esposte a condizioni di fragilità o difficoltà, significa per esempio garantire la gratuità dei servizi educativi della prima infanzia per le famiglie a ISEE basso; contrastare la dispersione supportando gli istituti scolastici con progetti che diano spazio e voce agli adolescenti e ai giovani; in collaborazione con diocesi, associazioni e terzo settore, creare ambiti ricreativi e sportivi a cui possano accedere anche i bambini e ragazzi più esposti al rischio di povertà educativa; prevedere servizi per l’inclusione dei cittadini disabili e per l’integrazione delle comunità immigrate, ascoltando i loro bisogni e coinvolgendoli nelle decisioni che li riguardano; applicare affitti calmierati e agevolazioni alle giovani famiglie per ringiovanire una popolazione che tende sempre di più all’invecchiamento e progettare un piano di ripristino delle case popolari.
In un’ottica policentrica, in cui i quartieri, anche quelli periferici, hanno diritto di cittadinanza, occorre favorire una mobilità sostenibile, che si basi sull’uso di mezzi non inquinanti per raggiungere i servizi essenziali; realizzare spazi verdi, sociali e culturali adeguati alle esigenze del quartiere e favorire il dialogo e la partecipazione dei cittadini alla vita sociale. Città a misura di persona, non di macchina, significa anche fare Investimenti per migliorare il servizio di mobilità pubblica e la rete delle piste ciclabili, promuovendo la “città dei 15 minuti”. Sappiamo poi che l’isolamento a cui è stata condannata Vigevano dalle destre che governano a qualunque livello, dal Comune alla Regione, è dovuto in buona parte al mancato raddoppio ferroviario; noi sosteniamo il raddoppio selettivo dei binari, secondo la proposta avanzata dall’associazione MiMoAl, che appare meno onerosa e più realizzabile. Infine il lavoro. Anche questo è un capitolo molto complesso, in cui si intrecciano fattori storici, strutturali, culturali, economici e sociali, che nel tempo hanno portato a una crisi che pare irreversibile. Si possono ipotizzare delle piste di lavoro: sviluppo di infrastrutture digitali, agevolazioni fiscali per le nuove attività, creazione di uno sportello per l’occupazione femminile, anche di tipo imprenditoriale e per la microimpresa a favore di donne socialmente svantaggiate, potenziamento dello sportello per le attività produttive a maggior supporto alle aziende, corsi di formazione per la riqualificazione professionale. Inoltre, fondamentale, l’ampliamento dell’ufficio che si occupa di bandi e del reperimento di finanziamenti europei.
C’è molto altro, ma questa non è la sede per trattare ogni aspetto. Work in progress. Ci saranno ulteriori, futuri, aggiornamenti.
Elena Gorini