Il loro grido è la mia voce. Poesie da Gaza – Fazi
Se devo morire
tu devi vivere
per raccontare la mia storia,
per vendere le mie cose,
per comprare un pezzo di stoffa
e qualche filo
(fallo bianco, con una lunga coda),
così che un bambino, da qualche parte a Gaza,
fissando il cielo negli occhi,
aspettando suo padre che è partito tra le fiamme –
senza dire addio a nessuno,
neanche alla sua carne,
neanche a se stesso –
veda l’aquilone, il mio aquilone che hai fatto tu, volare alto
e pensi, per un momento, che lassù ci sia un angelo
che riporta l’amore.
Se devo morire,
che porti speranza,
che sia una storia.
(Refaat Alareer)
Francesca Albanese – Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina – Rizzoli
Lo spirito di un luogo è fatto dalle persone che lo abitano, dalle storie che si intersecano nelle sue strade. E questo vale in modo particolare per la Palestina, custode di passaggi storici epocali e teatro di una delle più dolorose pagine di storia contemporanea. Francesca Albanese, la relatrice speciale ONU sul territorio palestinese occupato, una delle persone più competenti e autorevoli sullo status giuridico e sulla situazione dei palestinesi – amata (o odiata) in tutto il mondo per l’integrità e la passione con cui si batte in favore dei diritti di un popolo troppo a lungo vessato – qui ci offre storie che intrecciano informazioni, riflessioni, emozioni e vicende intime, un viaggio scandito da dieci persone che hanno accompagnato Francesca a comprendere storia, presente e futuro della Palestina. Hind Rajab, morta a sei anni sotto le bombe che hanno distrutto Gaza, ci apre gli occhi su cosa significhi essere bambini in un paese dove i bambini non hanno un nido che li protegga e che rispetti le loro radici. Abu Hassan ci guida tra i luoghi di fatica e sofferenza ai margini di Gerusalemme, e George, amico stretto, di Gerusalemme ci mostra meraviglia e insensatezze. Alon Confino, grande studioso dell’Olocausto, ci aiuta a comprendere i contrasti che possono albergare nel cuore di un ebreo che vede l’apartheid e ne vuole la fine. Ghassan Abu-Sittah, chirurgo arrivato da Londra per entrare nel vivo dell’orrore più inimmaginabile, ci racconta ciò che ha visto; Malak Mattar, giovane artista che ha fatto il percorso inverso, condivide la storia di chi ha dovuto lasciare gaza per potersi esprimere o sopravvivere. E poi Ingrid Jaradat Gassner, Eyal Weizman, Gabor Matè – fino a una delle persone più vicine a Francesca nella vita, così come nella ricerca di una consapevolezza capace di tradursi in azione. Dieci storie che si legano alle vite di molte altre, ponendoci le domande a cui è doveroso dare risposta.
Anna Foa – Il suicidio di Israele – Laterza
Israele stava già attraversando un periodo di crisi drammatica prima del criminale attacco del 7 ottobre 2023. Grandi manifestazioni chiedevano a gran voce le dimissioni di Netanyahu e del suo governo e il Paese era praticamente bloccato. La risposta al gesto terroristico di Hamas con la guerra di Gaza rischia però di essere un vero e proprio suicidio per Israele. Da un lato, infatti, abbiamo l’involuzione del sionismo o, meglio, dei sionismi: da quello originario della fine del XIX secolo, passando per quello liberale e favorevole alla pace con gli arabi, fino alla crescita del movimento oltranzista dei coloni e dell’assassinio di Rabin. Dall’altro, il resto del mondo ebraico – la diaspora americana e quella europea – si confronta oggi con un crescente antisemitismo che, contrariamente alla propaganda di Netanyahu, non è la stessa cosa dell’antisionismo, ma che certo dalle vicende della guerra di Gaza trae spunto e alimento. Per salvare Israele è necessario contrapporre al suprematismo ebraico, proprio dell’attuale governo Netanyahu, l’idea che lo stato di Israele deve esercitare l’uguaglianza dei diritti verso tutti i suoi cittadini e deve porre fine all’occupazione favorendo la creazione di uno stato palestinese. Qualunque sostegno ai diritti di Israele- esistenza, sicurezza – non può prescindere da quello dei diritti dei palestinesi. Senza una diversa politica verso i Palestinesi Hamas non potrà essere sconfitta ma continuerà a risorgere dalle sue ceneri. Non saranno le armi a sconfiggere Hamas, ma la politica.
David Grossman – La pace è l’unica strada – Mondadori
David Grossman, da sempre convinto sostenitore di una coesistenza tra Israele e Palestina, non si è mai sottratto dal commentare e analizzare la complessa relazione tra i due popoli. Questo libro raccoglie alcuni degli interventi più urgenti e militanti, in cui Grossman analizza la parabola politica di Israele, guardando con occhio critico alle azioni del governo e della classe dirigente del suo Paese: un Paese che gli appare oggi più vulnerabile che mai, per colpa delle correnti estremiste e della decadenza di quei valori democratici che lo rendevano uno stato davvero ebraico. Grossman riflette sulle dinamiche che alimentano il circolo vizioso della violenza, fino ai tragici eventi del 7 ottobre 23, nuova miccia di un conflitto mai sopito e che sembra destinato a non avere fine. Ma continua anche a professare la sua speranza per un futuro di pace, in cui tutti possano sentirsi protetti e rappresentati equamente, “e coltivare la storia e le tradizioni della propria comunità senza cancellare quelle degli altri”.
Tiziano Terzani – Lettere contro la guerra – TEA
Il volume raccoglie una serie di lettere inedite e alcune comparse su Il Corriere della Sera. Con queste corrispondenze – da Kabul, Peshawar, Quetta, ma anche da Orsigna, Firenze, Delhi e dal suo rifugio sull’Himalaya – Tiziano terzani comincia un pellegrinaggio di pace tra Oriente e Occidente. Secondo l’autore infatti “non basta comprendere il dramma del mondo musulmano nel suo confronto con la modernità, il ruolo dell’Islam come ideologia antiglobalizzazione, la necessità da parte dell’Occidente di evitare una guerra di religione”, bisogna soprattutto capire, convincersi, credere che l’unica via d’uscita possibile dall’odio, dalla discriminazione, dal dolore, è la non-violenza.
Frederic Gros – Perché la guerra? – Nottetempo
La guerra sarebbe morta a Hiroshima quasi ottant’anni fa, per usare l’espressione di un generale francese. Nel senso che non la si poteva più concepire, dopo la colossale distruzione della Seconda Guerra mondiale. Sembrava il punto terminale, sancito dall’equilibrio perverso della Guerra Freddai n bilico sull’apocalisse nucleare e dalla creazione dell’ONU nel 1945, il cui scopo principale era impedire nuovi, catastrofici conflitti internazionali. Eppure, come Frederic Gros osserva esplorando sia il concetto di guerra, sia la sua origine, i suoi stili, le sue pratiche storiche e l’immaginario che li attraversa, la guerra non si è mai fermata, né accenna a farlo. Come mostrano, con un’evidenza tragica e lampante, l’attuale conflitto in Ucraina e la massiccia offensiva israeliana nella striscia di Gaza dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. La guerra classica, guerra “regolata” o deregolamentata, “giusta da entrambe le parti” o per “giusta causa”, guerra totale, globale, di “caotizzazione” o per procura: mentre le forme dei conflitti si trasformano e le distinzioni tipologiche si susseguono, resta ineludibile una domanda di fronte alla quale la filosofia indietreggia: perché la guerra? Chiamando a raccolta grandi filosofi politici, da Platone a Machiavelli, da Hobbes a Marx, senza dimenticare le intuizioni di Freud e le analisi di Schmitt, Gros cerca di rispondere a questo interrogativo, legato ad altre questioni decisive: cos’è una guerra giusta? Quali sono le forze morali coinvolte in un conflitto e qual è l’ingiuria che rende lecita la violenza armata? È lo Stato che fa la guerra o è la guerra che fa lo Stato? Fino alla domanda ultima, e insieme più stringente: per quale pace, la guerra?
Alessandro Raveggi – Continuate in ciò che è giusto. Storia di Alexander Langer - Bompiani
A trent’anni dalla sua scomparsa, Alessandro Raveggi ripercorre la storia di un profeta disperato e pieno di speranza, che ha creduto nella possibilità di un’umanità multilingue e capace di valicare muri e frontiere. “Liberarsi dalla guerra, dal militarismo, dalla distruzione ecologica, dall’incombere dell’apocalisse civile o militare che sia – non è solo un imperativo per chi vuole che i nostri figli, nipoti possano ancora vivere o per chi ama i popoli lontani. Non è solo questione dei generosi, per capirci meglio”: no, è questione che ci riguarda tutti, oggi come nel 1988 quando Alexander Langer pronuncia queste parole: nato a Vipiteno, in Alto Adige, nel 1946 e morto suicida a Firenze quarantanove anni dopo, nella sua breve vita, Langer ne ha vissute moltissime. Di origini ebraiche ma di formazione cattolica, in fervido ascolto di tutte le esperienze più radicali del suo tempo – dalla fede di Don Milani alla militanza per Lotta Continua – instancabile promotore del dialogo tra i popoli altoatesini, pacifista, ecologista, Langer è stato uno dei fondatori del Partito dei Verdi Italiani, europeista ed eurodeputato. Le pagine di Alessandro Raveggi sono un caleidoscopio che ce ne restituisce la chiarezza inquieta, la profonda modernità, l’energia visionaria sempre accompagnata dalla immane fatica di commisurare il sogno alla realtà. Prima di andarsene, come molti profeti, troppo presto, Alex Langer ci ha lasciato un messaggio: “Non siate tristi. Continuate in ciò che era giusto”. E allora attraversiamo queste pagine che da biografia si fanno narrazione per ritrovare intatto lo spirito con cui lui stesso ha creduto nella possibilità di abbattere muri, costruire ponti, fare pace tra gli uomini, e tra gli uomini e la natura.