La festa democratica si è aperta il 26 luglio scorso con un dibattito su temi cruciali per un partito riformista come il Partito Democratico: lavoro e salario, sanità pubblica, politiche abitative. Ospite d’eccezione il consigliere regionale Pierfrancesco Majorino; al tavolo anche Debora Roversi, membro della Segreteria Confederale CGIL Lombardia, e Dario Orbelli Biroli, della Segreteria Provinciale delle Acli. Ha introdotto i lavori il segretario provinciale Simone Marchesi mentre il moderatore è stato Alessio Bertucci, consigliere comunale e provinciale.
In apertura Majorino ha dichiarato che, sul piano economico e finanziario, Regione Lombardia dovrebbe fare scelte molto diverse da quelle compiute dal centrodestra per sostenere le fasce più fragili della popolazione. Parlando di sanità, ha fatto presente che soltanto il 4% delle case di comunità funzionano secondo la legge, il restante 96% non rispetta la norma e addirittura nel 34% dei casi non esistono nemmeno. Il piano di medicina territoriale non è decollato. Infatti il Centro Unico Prenotazioni, che aveva lo scopo di condividere e controllare le agende della sanità pubblica e privata per abbreviare i tempi di attesa, non si realizzerà nemmeno entro fine legislatura. “Lo sappiamo con certezza, e questo per non mettere in discussione gli accordi con i grandi gruppi della sanità privata, che si arricchiscono dietro la sofferenza delle persone. Un ricatto odioso” – ha commentato il consigliere regionale -. Per ribaltare questo meccanismo 100 mila lombardi hanno sostenuto la legge di iniziativa popolare che andrà in Consiglio Regionale a settembre-ottobre. “La priorità – ha aggiunto - non può essere il business della sanità privata, ma dobbiamo mettere al centro l’interesse pubblico, la medicina territoriale, il sostegno a medici e infermieri, stabilizzando la spesa sanitaria nazionale al 7.5% del PIL”. La spesa sanitaria con Meloni è tornata a scendere come percentuale sul PIL. “È una cosa scandalosa: si sta andando verso l’americanizzazione della sanità con l’incentivo del sistema delle assicurazioni private. Noi non possiamo adeguarci a questo piano, che contraddice i principi che portarono nel 1978 all’approvazione della riforma varata dalla ministra Tina Anselmi con l’istituzione del SSN. Una straordinaria innovazione, oggi totalmente disattesa, dai cui principi dobbiamo ripartire”.
In occasione della discussione per l’assestamento di bilancio, le forze di opposizione hanno portato avanti anche una battaglia ostinata sul tema dell’emergenza abitativa: Regione Lombardia detiene un record straordinario a livello nazionale, ovvero il maggior numero – 23.000 - di case popolari vuote. “Uno scandalo rimosso” – l’ha definito Majorino -. La pressione delle minoranze ha convinto la giunta a mettere a bilancio un fondo regionale per il sostegno all’affitto per chi non riesce ad accedere né alle graduatorie delle case popolari né al mercato libero della casa. Il fondo di sostegno, che è stato cancellato dal governo Meloni, è stato reistituito prima dalla Regione Emilia Romagna e ora anche in Lombardia con uno stanziamento di 2,5 milioni di euro.
Anche sul tema del salario e lavoro Majorino è stato molto netto. “Non buttiamo via il referendum – ha detto -, che costituisce una tappa nella lotta alla precarizzazione. Il PD deve battersi ancora più di prima sul tema del salario dignitoso e per politiche di coesione e redistribuzione”. In un Paese che ha i salari più bassi d’Europa. La destra non se ne occupa e dà la colpa ai migrati, all’Europa, è sempre alla ricerca di un nemico, senza assunzione di responsabilità riguardo ai problemi che pesano sulle spalle di una fetta consistente della popolazione italiana. “Dobbiamo essere radicali – ha concluso Majorino - su sanità pubblica, diritto alla casa, questione salariale non per ottenere consensi ma per dare un senso alla nostra azione politica, altrimenti il PD perde la sua vocazione più autentica, stare dalla parte dei più vulnerabili della società”.
LE RISPOSTE DI MAJORINO A ISCRITTI E SIMPATIZZANTI
A conclusione della relazione il pubblico di iscritti e simpatizzanti ha posto delle domande a Majorino su varie questioni: dalle scarse o nulle prospettive di lavoro per i giovani all’inchiesta giudiziaria in corso a Milano sullo sviluppo urbanistico della città, dai salari bassi al ruolo del sindacato.
Una domanda è stata più pregnante di tutte: perché la sinistra, pur portando avanti battaglie per la giustizia e l’equità, nei nostri territori non viene votata? In poche parole, perché perdiamo le elezioni? La risposta del consigliere regionale è stata articolata. Il problema è come affrontiamo il contesto di insicurezza in cui viviamo; esso alimenta la paura, porta alla rinuncia a rivendicare i propri diritti, alla semplificazione di questioni complesse. Noi dobbiamo essere credibili e coerenti nel rivendicare i nostri valori. Invece, purtroppo, la sinistra non sempre ha dato prova di coerenza in passato, per esempio in tema di politiche sulla casa e di precarizzazione del lavoro. La sensazione di paura e incertezza sul futuro è diffusa e non si affronta negandola, ma vanno date soluzioni sul piano economico e sociale, incentivando la crescita e redistribuzione della ricchezza.
Passando alla spinosa questione dell’inchiesta sull’urbanistica, Majorino ha affermato che la crescita edilizia va orientata nel senso che va bene riqualificare il patrimonio ma la percentuale di edilizia convenzionata non può essere continuamente negoziata; gli oneri di urbanizzazione non vanno tenuti ai minimi per attrarre capitale, perché servono per restituire servizi alla città. L’inchiesta non produrrà nulla sul piano delle responsabilità penali del sindaco ma dobbiamo andare avanti sul piano del cambiamento delle politiche, non solo nella difesa dell’esistente.
Tutto ciò richiede combattività ma non regaliamo alla destra la sensazione di avere il vento in poppa perché gli elettori di Meloni non sono la maggioranza degli Italiani. Se noi, ostinatamente unitari, costruiamo un’alleanza ampia, possiamo battere la destra. Ce lo dicono le elezioni del 2022 in cui eravamo divisi in tre fazioni e abbiamo perso. Ora basta. In conclusione, due raccomandazioni: unità e nettezza sui contenuti.
DEBORA ROVERSI: DALLA CGIL UN DOCUMENTO PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO
Molte analogie con il discorso di Pierfrancesco Majorino presenta l’intervento di Debora Roversi, della segreteria regionale della CGIL, soprattutto per quanto concerne il tema del lavoro e del salario. Tema che l’ha portata a menzionare la campagna referendaria che, pur nel mancato raggiungimento del quorum, “è stata un bel momento di condivisione di obiettivi per il centrosinistra e per le forze sociali coinvolte. Da qui la necessità di ragionare su cosa si possa salvare di quell'esperienza, sia nel merito che nel metodo”. Quindi Roversi ha fatto un passaggio sulla precarietà della condizione lavorativa in cui versano milioni di lavoratori a causa di salari troppo bassi per poter condurre una vita dignitosa. Questo è strettamente connesso con l'assenza di investimenti pubblici e di una idea di sviluppo economico, sia nazionale che territoriale. “Fare sinergia tra forze politiche e sociali – ha aggiunto - può produrre un'idea percorribile di sviluppo del territorio”. E poi la proposta: la CGIL ha elaborato un documento sullo sviluppo della provincia di Pavia con una parte specifica per Vigevano e la Lomellina. Potrebbe essere “un punto di partenza per mettere insieme prospettive e progetti per il rilancio delle attività produttive e la creazione di posti di lavoro di qualità”. Infine la sindacalista ha citato il collegamento fra Vigevano e Milano, a partire dai benefici per l'area vigevanese e non in subordine agli interessi della città metropolitana.
Dario Orbelli Biroli, delle Acli provinciali, ha delineato il profilo di un territorio marginalizzato
LOMELLINA, TUTTI I PROBLEMI DELLE AREE INTERNE
La condizione della Lomellina, riconosciuta dalle istituzioni “area interna”, è stata descritta da Dario Orbelli Biroli, presidente del circolo Acli di Pieve del Cairo. “Il territorio lomellino – ha affermato - è caratterizzato da marginalizzazione e da fenomeni di declino demografico, a cui si aggiungono gravi carenze infrastrutturali (strade, scuole, collegamenti, ospedali, uffici pubblici); mancano anche investimenti produttivi che possano creare occasioni di lavoro”. Un’attività ancora significativa è quella agricola che però, con l’avvento della tecnologia, non richiede più mano d’opera e, in compenso, crea problemi di inquinamento per l’uso di diserbanti e pesticidi e largo consumo di acqua che depaupera le falde. Inoltre, sul territorio è presente la più grande discarica di amianto europea e impianti di lavorazione di fanghi industriali che vengono utilizzati in agricoltura come fertilizzanti ma che spesso rilasciano concentrazioni di metalli pesanti che col tempo penetrano nelle falde acquifere.
Riguardo alla popolazione si osservano alcuni fenomeni preoccupanti: “La platea dei giovani si è rarefatta – ha commentato Orbelli Biroli - sia per lo spopolamento che per la scarsa propensione alla genitorialità delle giovani coppie, soprattutto a causa di mancanza di lavoro o per lavoro povero”. Aggiungiamo una elevata percentuale di “neet”, che in provincia raggiunge il 14% dei giovani tra i 15 e i 29 anni mentre nel resto della regione è del 10%. La conseguenza è che molti giovani non hanno una preparazione adeguata per affrontare il mondo del lavoro e che gli over 60 sono una larga componente della popolazione.
In che modo le Acli danno un contributo per alleggerire una situazione così critica? Intanto negli anni hanno aperto “sportelli lavoro” in 14 Comuni (ma non nel Comune di Vigevano per il rifiuto della giunta Ceffa n.d.r.), riuscendo a raggiungere buoni risultati in termini di assunzioni, tenendo presente la scarsa offerta di lavoro nel territorio e il livello di istruzione medio basso degli utenti, spesso immigrati con carenze comunicative.
Inoltre. le Acli, in collaborazione con altri enti del terzo settore (Caritas, Parrocchie, Auser) intervengono con varie iniziative, come gli “sportelli salute”, gli “sportelli consumatori”, il Patronato e il Caf, il supporto materiale alla povertà (borse alimentari, vestiario, piccole erogazioni, ascolto, ecc.), la qualificazione e riqualificazione tramite l’Istituto professionale ENAIP.
Infine, ha concluso l’esponente Acli, “proviamo a dare il nostro contributo come sentinelle di democrazia, cercando di formare cittadini consapevoli e responsabili. Proprio questa mancanza di responsabilità civica, causata da incultura, disinformazione e menefreghismo, è una fragilità sociale che impatta sulle decisioni politiche e quindi sulla gestione del bene comune”.
Elena Gorini