Dal Circolo Articolo 3, PD Gropello Cairoli
LA COSTITUZIONE E IL
PREMIERATO MELONIANO
Dal Circolo Articolo 3, PD Gropello Cairoli
LA COSTITUZIONE E IL
PREMIERATO MELONIANO
Con le leggi che questa destra al governo sta cercando di far passare (riforma del premierato e autonomia differenziata), vale la pena riprendere in mano la storia delle istituzioni della Repubblica italiana, in particolare la Costituzione, così come nata dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Più si studia e si approfondisce come è nata e come si è formata la nostra Costituzione e più ci si rende conto del rischio che queste due “riforme” fanno correre alle istituzioni democratiche del nostro Paese.
Cerchiamo quindi di trovare un punto di equilibrio che si chiama discernimento, cioè capacità di recuperare un pensiero critico che sappia contestualizzare e mettere le questioni in una prospettiva storica.
Per fare questo ricorriamo ad un articolo scritto da Norberto Bobbio nel 1976 dal titolo “Origine e caratteri della Costituzione”. Bobbio sostiene che la Costituzione repubblicana del nostro Paese è stata un’operazione collettiva, cui posero mano tutte le forze politiche dove fu necessaria una continua opera di mediazione, conciliazione, smussatura degli angoli, e compromesso, che, secondo la definizione positiva che ne diede Palmiro Togliatti, era necessario attivare per arrivare ad un’unità su un solido terreno comune, in cui far confluire correnti ideologiche e politiche diverse per arrivare alla Costituzione di tutta la Nazione. Le forze politiche che componevano la coalizione del Comitato di liberazione nazionale (CLN) si collocavano in quattro aree differenziate:
1) il vecchio liberalismo, erede della classe politica risorgimentale
2) il partito socialista nato nel 1892, che aveva partecipato allo sviluppo dello stato liberale
3) il popolarismo partito dei cattolici, nato nel 1919 e morto nel 1925, che si poneva tra
liberali e socialisti come terza forza, quale partito interclassista e centrista
4) il partito comunista che, pur essendo rivoluzionario negli scopi, era diventato gradualista
nei mezzi.
Da questo coacervo di forze, il testo unitario della Costituzione è potuto nascere perché quegli uomini e quelle donne avevano in comune l’idea di DEMOCRAZIA come insieme di principi, regole, istituti che permettono la più ampia partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica, e conseguentemente il più ampio controllo dei poteri dello Stato.
Gli ideali democratici furono il cemento che tenne insieme gli uomini e le donne della classe politica che aveva diretto la guerra di liberazione ed era giunta, pur attraverso profondi conflitti, al compromesso costituzionale.
Nella prima parte della Costituzione le influenze più evidenti sono tre:
1) proviene dalla tradizione liberale dove vengono affermati i tradizionali diritti di libertà personale, civile e politica;
2) deriva dalla tradizione socialista dove vengono affermati i diritti sociali, il diritto di sciopero e soprattutto nell’art. 3 che prevede la rimozione degli ostacoli che si frappongono all’eguaglianza dei cittadini;
3) è costituita dagli ideali del cristianesimo sociale di cui all’art. 2 che introduce il concetto delle “formazioni sociali” e della famiglia come “società naturale” (art. 29).
Nella seconda parte della Costituzione vengono introdotti due istituti fondamentali, nuovi rispetto alla tradizione europea, cioè le Regioni e la Corte Costituzionale, ed alcuni istituti di democrazia diretta come il referendum e l’iniziativa popolare per le proposte di legge.
I costituenti, che erano guidati dalla memoria storica e collettiva, non vollero trascurare nessuno di quei rimedi utili per impedire e rendere più difficili gli abusi di potere: pluralismo sociale, garanzia dei diritti individuali, promozione di diritti sociali che assicurino la pace sociale oltre a una maggiore uguaglianza, separazione dei poteri (potere legislativo al Parlamento, potere esecutivo al Governo, Magistratura indipendente da entrambi), partecipazione diretta ed indiretta dei cittadini.
Il disegno generale della Costituzione repubblicana ha una forma di governo più democratica di quella prefascista con l’allargamento del voto anche alle donne e l’inserimento di democrazia diretta come il referendum e l’iniziativa popolare, nell’autonomia regionale e nel riconoscimento dei partiti come libere associazioni (art. 49) che concorrono a formare la politica nazionale con “metodo democratico”.
Questo, in sintesi, il pensiero di un importante intellettuale italiano sulla nascita della Costituzione repubblicana.
Anche rispetto al rinnovato allarme espresso recentemente dalla senatrice Liliana Segre, ribadiamo che la riforma del premierato, oltre a fare cartastraccia della storia e della vita costituzionale italiana, provoca una lesione della rappresentatività del Parlamento, viene ridimensionato il ruolo del Presidente della Repubblica e contribuisce a realizzare di fatto un’autocrazia (potere assoluto) elettiva.