Purtroppo anche questa volta ha vinto il partito dell'astensione. Se complessivamente a livello nazionale l'affluenza è stata del 30%, in provincia di Pavia solo il capoluogo ha superato questa soglia, arrivando al 35,87%; a Voghera la percentuale è stata del 27,62% mentre Vigevano, fanalino di coda, si è fermata al 26,35%. Il mancato raggiungimento del quorum fa sì che tutto resti inalterato ma inalterata resta anche la validità delle questioni poste dai quesiti referendari. I temi relativi al lavoro, alla precarietà, alla sicurezza, al reintegro in caso di licenziamento illegittimo, riguardano tutti. Chi non ha in casa un figlio o un nipote che cerca di uscire dall'insicurezza di un posto di lavoro a tempo determinato? Chi non si indigna quando sente in televisione la notizia dell'ennesima morte sul lavoro? Questi quesiti hanno raggiunto l’87% di Sì a livello nazionale mentre a Vigevano oscillano tra l’ 82 e l'84%. Se, dunque, la stragrande maggioranza degli elettori che si è recata alle urne si è espressa a favore dell'abrogazione di leggi che tutelano meno il lavoratore, ci si deve interrogare sull'opportunità di indire il referendum, stanti le attuali regole. Considerando che l'ultima volta in cui si è raggiunto il quorum è stato il 2011 (visto che da anni è in atto un processo di disaffezione degli elettori alla partecipazione alla vita democratica), che spesso i quesiti referendari sono eccessivamente tecnici, fanno riferimento a leggi che solo gli addetti ai lavori sono in grado di decifrare, e utilizzano un linguaggio altamente specialistico, ci si deve rendere conto che sono uno strumento “rischioso”, che può ritorcersi contro chi li ha indetti come un boomerang, perché la mancata validità è uno strumento in mano a chi li ha osteggiati per sostenere la loro inconsistenza. Senza nulla togliere al referendum come istituto concepito nell’ ordinamento italiano, ovvero come forma di democrazia diretta, è necessaria una riflessione sul suo utilizzo e sulla eventuale opportunità di cambiare le regole, alzando magari il numero di firme occorrenti per promuoverlo e abbassando il quorum per la sua validità. Il dibattito è aperto.
Diverso è il discorso per il quesito sul dimezzamento degli anni per ottenere la cittadinanza da parte di immigrati extracomunitari regolari. Il dato nazionale dei Sì supera di poco il 60%; a Vigevano ha votato in questo senso il 55% dei votanti, risultato inferiore alle altre principali città della provincia, con Pavia al 72% e Voghera al 61%. Il tema è sicuramente “sensibile”, tant'è che anche una parte dell'elettorato Pd non ha seguito le indicazioni della segretaria e il Movimento 5 Stelle ha lasciato libertà di voto. Per capire le ragioni è significativa la dichiarazione rilasciata da Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale ed europarlamentare del PD: “Il quesito sulla cittadinanza è stato tra i meno votati. È un segnale che ci deve far riflettere. Quando tieni centinaia di migliaia di persone ai margini, senza diritti, senza voce, condannate dalla legge Bossi-Fini a una precarietà esistenziale, è inevitabile che crescano esclusione e fragilità sociale. E a quel punto la destra ha gioco facile: costruisce la sua propaganda sull’odio, trasformando gli invisibili nei nuovi nemici, contrapponendo i poveri ai poveri. Ma è proprio da qui che bisogna ripartire: dalla giustizia sociale, dall’inclusione, dal diritto di cittadinanza per chi nasce, cresce, vive e lavora in Italia”. È quello che da oltre vent'anni succede anche a Vigevano, dove le amministrazioni di centrodestra, soprattutto a partire da Sala, hanno di fatto ignorato la presenza massiccia in città di residenti stranieri, rendendoli “invisibili”, non mettendoli al centro di nessuna politica di integrazione e sperando che i problemi si risolvessero da sé, oppure sperando al contrario che non si risolvano mai per avere sempre un capro espiatorio su cui far ricadere le colpe di una città impoverita e incattivita dalla crisi economica e dalla mancanza di prospettive.
In conclusione, possiamo dire che il raggiungimento del quorum era un miraggio e gli stessi organizzatori ne erano consapevoli. Resta valida la scelta di aver riportato al centro del dibattito temi rilevanti per la vita di ciascuno di noi.
Elena Gorini