Un Paese in discesa nella classifica mondiale
L’Italia continua a perdere terreno nella classifica globale sulla libertà di stampa. Secondo gli ultimi dati di Reporters Sans Frontières, il nostro Paese si colloca tra quelli europei con il più alto numero di giornalisti minacciati. Le pressioni politiche, le querele temerarie e il controllo crescente sui media pubblici e privati stanno erodendo uno dei pilastri fondamentali della democrazia: il diritto all’informazione libera e indipendente.
Il recente attentato a Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione d’inchiesta Report, ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Un ordigno esploso sotto la sua auto, parcheggiata davanti casa, ha danneggiato anche il veicolo della figlia e parte della recinzione. Ranucci ha dichiarato: “Se pensavano di fermare Report, otterranno l’effetto opposto”. Il gesto intimidatorio è stato condannato da tutte le forze politiche, ma ha anche riacceso il dibattito sul clima ostile verso il giornalismo d’inchiesta.
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha espresso solidarietà a Ranucci e ha denunciato il clima di delegittimazione che colpisce chi fa informazione libera. “Non ho mai detto che il governo Meloni sia il mandante,” ha precisato, “ma è evidente che esiste un processo di isolamento e ridimensionamento delle voci critiche”. Il PD ha partecipato attivamente alla manifestazione in Piazza Santi Apostoli a Roma, insieme a M5S e AVS, per difendere la libertà di stampa.
Il Partito Democratico sottolinea che la libertà di stampa non è solo un diritto dei giornalisti, ma un bene comune. Dove l’informazione è controllata o intimidita, la democrazia si indebolisce. Il caso Ranucci è solo la punta dell’iceberg: in Italia, le inchieste giornalistiche sono spesso osteggiate da chi detiene il potere. Per questo il PD chiede una riforma urgente contro le querele bavaglio e maggiori tutele per i giornalisti.
L’attentato a Sigfrido Ranucci non è solo un attacco a un giornalista, ma un segnale inquietante per la salute della nostra democrazia. Il Partito Democratico invita tutte le forze politiche a difendere con fermezza la libertà di stampa, perché senza informazione libera non può esserci cittadinanza consapevole.
Ecco una panoramica storica sulla libertà di stampa in Italia, con dati e tappe fondamentali:
1848 – Statuto Albertino: Prima norma costituzionale italiana a difendere la libertà di stampa (art. 28: “La Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi”). Tuttavia, la definizione di “abuso” lasciava ampio margine ai governi per limitare la stampa.
1906 – Governo Giolitti: Abolizione del sequestro preventivo delle pubblicazioni, che poteva avvenire solo con l’avallo di un magistrato, rafforzando la tutela della stampa.
1925-1943 – Regime fascista: Le “leggi fascistissime” (1926) e il Codice Rocco (1930) cancellano la libertà di stampa, imponendo censura e soppressione delle testate non allineate al regime.
1948 – Costituzione Italiana: L’articolo 21 sancisce la libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Anni ‘50-‘60: Casi emblematici come quello della giornalista Tina Merlin (inchiesta sul Vajont) mostrano che la libertà di stampa può essere ostacolata anche in democrazia, tramite querele e pressioni.
Anni 2000-2020: La libertà di stampa in Italia è spesso minacciata da querele temerarie (SLAPP), pressioni politiche, concentrazione dei media e minacce mafiose, soprattutto nel Sud del Paese.
Classifiche internazionali: Secondo Reporter Sans Frontières (RSF), l’Italia ha oscillato tra il 41° e il 58° posto negli ultimi anni. Nel 2025 è scesa al 49° posto su 180 Paesi, il peggior risultato in Europa occidentale. Le principali minacce sono le intimidazioni mafiose, le pressioni politiche e le cosiddette “leggi bavaglio”.
Normativa attuale: Oltre all’art. 21 della Costituzione, la normativa si è evoluta per affrontare nuove sfide come la diffusione di fake news, la tutela della privacy e la concentrazione dei media. Tuttavia, permangono criticità legate a intimidazioni, querele e tentativi di controllo politico.
La libertà di stampa in Italia ha avuto una storia travagliata: da periodi di relativa apertura (fine ‘800, inizio ‘900) a fasi di dura repressione (fascismo), fino alla tutela costituzionale del dopoguerra. Tuttavia, anche oggi, la libertà di stampa è sotto pressione per motivi politici, economici e criminali, come dimostrano i dati internazionali e i recenti fatti di cronaca.
Il grafico che mostra l’andamento della posizione dell’Italia nella classifica mondiale della libertà di stampa (RSF) negli ultimi 20 anni:
2005-2010: L’Italia si colloca tra il 35° e il 42° posto, con una situazione relativamente stabile.
2012-2014: Peggioramento significativo, con picchi oltre il 60° posto.
2015-2020: Recupero parziale, ma oscillazioni dovute a crisi politiche e pressioni sui media.
2022: Discesa al 58° posto, uno dei peggiori risultati recenti.
2025: 49° posto, ancora il peggior risultato tra i Paesi dell’Europa occidentale.
L’Italia è il Paese con la posizione peggiore in Europa occidentale per libertà di stampa nel 2025, scendendo al 49° posto su 180 Paesi analizzati.
I Paesi nordici (Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca) dominano la classifica mondiale, con punteggi molto alti e una situazione considerata “buona”.
Germania, Regno Unito, Spagna e Francia si collocano tra il 10° e il 25° posto, con una situazione “soddisfacente” o “buona”.
Le principali minacce in Italia sono: intimidazioni mafiose, pressioni politiche, querele temerarie (SLAPP), concentrazione dei media e interferenze sul servizio pubblico. Le “querele temerarie” (in inglese SLAPP: Strategic Lawsuit Against Public Participation) sono azioni legali intentate con lo scopo di intimidire, zittire o scoraggiare giornalisti, attivisti, blogger o cittadini che denunciano fatti di interesse pubblico.