C'era una volta anche a Vigevano il Consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi. Adesso i consiglieri Spissu, Vassori, Bertucci e Corsico Piccolini chiedono alla maggioranza di ricostituirlo. Con una mozione presentata il 27 maggio scorso, i consiglieri Pd definiscono la loro richiesta di istituire il Consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi “come organismo consultivo e propositivo composto da studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado della città”, insistendo affinché venga assunto un educatore in modo permanente per dare continuità all’intervento educativo. Questo organismo era stato creato sotto la giunta Bonecchi nell'ambito delle politiche giovanili, volute soprattutto dall'allora assessore Davide Salluzzo, all’interno del progetto “Giunteria”. Come si può notare dagli articoli pubblicati da “l’informatore” del 4 febbraio 1999, l'elezione del consiglio comunale-junior aveva creato un grande fermento nelle scuole in quanto si era tenuta una vera e propria campagna elettorale all'interno dei singoli plessi, che aveva portato all'individuazione dei candidati al consiglio e di 5 candidati sindaco. Nelle settimane successive si sarebbe svolta la propaganda, con tanto di comizi, per l'elezione del “primo cittadino”. Che senso aveva tutto ciò? Lo spiega l'articolista: “Al sindaco e ai consiglieri comunali verranno affidati compiti precisi per riprogettare la città secondo le necessità e i bisogni dei più piccoli”. Un compito propositivo, dunque, e di controllo per accertare che le decisioni prese venissero attuate dall'amministrazione senior. Un modo per ripensare la città a misura di bambino e ragazzo, favorendo il dialogo tra generazioni e avvicinando le istituzioni ai cittadini già in tenera età. L'ultimo sindaco nel 2015 fu Edoardo Casati, attuale promessa della politica vigevanese, che milita nelle fila di Rifondazione comunista. La soppressione del Consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi la dobbiamo al sindaco Andrea Sala, non è dato a sapere per quali ragioni. È forse superato tutto questo? Assolutamente no. Anzi, forse proprio oggi è di estrema attualità il bisogno di creare strumenti per avvicinare i cittadini, soprattutto i giovani, alla politica. Sono soprattutto loro a sentirsi lontani da questo mondo, che li rappresenta poco e non sa ascoltarli. In un Paese in cui l'astensionismo è diventato una sorta di cancro che avvelena la democrazia, è essenziale fare in modo che i giovani possano appassionarsi di nuovo alla politica intesa come gestione della cosa pubblica per il bene comune. Il consiglio comunale-junior potrebbe essere una palestra di democrazia fin dall’età della scuola primaria, per porre le basi di un esercizio della cittadinanza più consapevole e maturo in età adulta.
Elena Gorini