Le aggressioni a danno di cittadini inermi, sia giovani che adulti, sono aumentate sensibilmente negli ultimi tempi, tanto da spingere alcuni ad organizzarsi in “ronde” che girano per le strade, soprattutto del centro storico nel fine settimana, per vigilare sulla presenza di malintenzionati ed eventualmente avvertire le forze dell'ordine. Non entriamo nel merito della questione. È un altro l'aspetto che vogliamo dibattere. In più di una occasione gli artefici di queste azioni sono stati ragazzi stranieri di prima o seconda generazione, figli di immigrati che risiedono nella nostra città. Nessuno pensa che questi comportamenti non siano da sanzionare e condannare, ci mancherebbe, ma il problema è più profondo e complesso.
Se facciamo un passo indietro e la memoria non ci tradisce, tutte le amministrazioni di centrodestra che si sono succedute negli anni, soprattutto quelle targate Lega, hanno fatto della lotta all'immigrazione una bandiera e un cavallo di battaglia, che ha avuto sicuramente un peso rilevante nelle vittorie elettorali. Tutti ricordiamo Il gesto plateale che fece Andrea Ceffa, in qualità di vicesindaco, quando di fronte ai giornalisti comunicò la chiusura dello sportello stranieri che l'associazione Oltremare gestiva da 10 anni presso il Comune; in quella occasione cancellò fisicamente il numero dei residenti stranieri dalla lavagna che si trovava presso gli uffici dell'anagrafe, con tanto di foto dei giornalisti. Ceffa era convinto, cancellando il loro numero, di poter mettere un veto all'arrivo di stranieri a Vigevano e nel corso degli anni sia Sala che Ceffa hanno di fatto ignorato la questione.
L'unica concessione fatta alla comunità islamica è stato il permesso di costruire la moschea in Via Rovereto. Questo ha significato la totale rinuncia a qualsiasi politica di conoscenza, dialogo, integrazione, etichettando oltretutto gli stranieri come se fossero tutti uguali, mentre appartengono a decine di nazionalità diverse. Oggi, a distanza di 15 anni, la presenza degli stranieri a Vigevano è arrivata al 15,9% (al primo gennaio 2024), contro una percentuale provinciale del 12,1% e regionale del 12,0%. Si tratta molto spesso di persone che lavorano a Milano e che si sono trasferite a Vigevano a causa degli affitti molto più bassi. Sono persone che svolgono lavori poveri e che non portano ricchezza alla città. In queste sacche di marginalità accade purtroppo facilmente che, sia nei piccoli centri che nelle grandi città, nascano fenomeni di microcriminalità che vedono come protagonisti adolescenti e giovani. Sono ragazzi privi di una identità, che non si sentono più legati alle loro radici, al contrario dei genitori, e che non sono ben inseriti nel contesto scolastico e sociale. Non a caso - a livello nazionale - la dispersione scolastica è attorno al 30%, il triplo che tra gli studenti italiani.
In conclusione, finché la municipalità di Vigevano non prenderà atto di questa realtà e cercherà di porvi rimedio con politiche inclusive, che passano attraverso il supporto scolastico ed extra-scolastico nei luoghi di aggregazione giovanile, fenomeni di questo genere continueranno a manifestarsi, rendendo le strade vuote e insicure.
Elena Gorini