I CONSIGLI BIBLIOGRAFICI DI SONIA BARILANI
I CONSIGLI BIBLIOGRAFICI DI SONIA BARILANI
“Il coraggio della memoria, scritti analisi e riflessioni” di Giovanni Impastato, dalla scomparsa di mamma Felicia ad oggi, rappresenta una ricostruzione storica che partendo dal 2005 arriva al 2020, anno segnato dalla pandemia con le relative preoccupazioni ma la voglia di non fermarsi. La scomparsa di mamma Felicia, il 7 dicembre del 2004, segnerà un grande vuoto, la scelta di Giovanni Impastato sarà mantenere fin da subito la promessa a lei fatta di “continuare a tenere aperta la casa” insieme ai suoi famigliari, ad alcuni compagni ed una nuova generazione che non ha conosciuto Peppino. Dopo sedici anni, nasce l’esigenza di raccontare questa storia attraverso una raccolta di testi, articoli e documenti; riaffiorano tanti episodi ed analisi riguardanti la vicenda politica e sociale del nostro Paese, rileggerli è una spinta a continuare a costruire il futuro di questa storia, ma anche l’occasione per alimentare una discussione all’interno di quella parte di società civile che crede ancora in un possibile cambiamento.
È la primavera del 1977 quando Peppino Impastato, insieme ad un gruppo di amici, inaugura Radio Aut, una radio libera nel vero senso della parola. Da Cinisi, feudo del boss Badalamenti, e dall’interno di una famiglia mafiosa, Peppino scuote la Sicilia denunciando i reati della mafia e l’omertà dei suoi compaesani. Una voce talmente potente che poco più di un anno dopo, la notte tra l’8 e il 9 maggio, viene fatta tacere per sempre. Ma pure questo è uno degli errori della mafia: pensare corto, perché, anche se non era scontato, la voce di Peppino da allora non ha mai smesso di parlare, di lottare per la dignità delle persone, di illuminare la strada. È una strada lunga se si pensa che ancora oggi chi ha depistato le indagini sull’omicidio di Peppino ha fatto carriera mentre chi invocava la verità non c’è più. Ma è una strada percorsa ormai da migliaia di persone. Giovanni, fratello di Peppino, che ne ha raccolto il testimone, fa il punto della situazione delle mafie – e delle antimafie – in Italia, dall’Osservatorio di Casa Memoria e dal Centro Impastato, da quarant’anni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata.
La figura di Peppino Impastato è certamente più complessa, ricca e articolata dell’icona cinematografica che spesso si è sovrapposta alla realtà. Vengono qui raccolte trentanove testimonianze che riguardano tutto l’arco della vita di Peppino fino alla sua uccisione per mano mafiosa. Episodi, ricordi, aneddoti raccontati dalla viva voce di chi gli è stato accanto, dai compagni di gioco dell’infanzia ai compagni di lotta degli ultimi anni passando attraverso le storie inedite delle ragazze del circolo Musica e Cultura. Ed è una voce che spesso si incrina per l’emozione perché, anche dopo più di quarant'anni da quei tragici avvenimenti, il ricordo è ancora vivo e doloroso. Da questi racconti emerge la figura di un leader che non voleva essere tale, una guida suo malgrado ma con una capacità straordinaria di raccogliere intorno a sé la meglio gioventù del suo Paese. Una storia collettiva, dunque, che tratteggia i contorni della figura di Peppino oltre lo stereotipo dell’eroe solitario. Una storia finalmente depurata dal protagonismo autoreferenziale dei pavoni dell’antimafia.
Il cambiamento climatico di origine antropica sta devastando il pianeta: un dato ormai impossibile da ignorare. Un professore di Arboricoltura, Francesco Ferrini, e uno scrittore di “green thriller”, Ludovico Del Vecchio, uniscono le forze per raccontare l’alleato più prezioso nella lotta per sopravvivere a noi stessi: l’albero, compagno silenzioso dell’umanità, la cui storia precede e affianca la nostra. “La Terra salvata dagli alberi” spazia dagli aspetti scientifici (l’evoluzione delle specie, la distribuzione sulla superficie terrestre, l’intrinseca capacità di arrestare la catastrofe climatica) a quelli sociali (il contributo dei parchi e dei giardini nel favorire una pacifica convivenza tra cittadini), psicologici (i benefici del verde sulla mente) e culturali (come continua fonte di ispirazione artistica), per arrivare alle azioni virtuose quanto improrogabili che dovremmo adottare come collettività e come individui. Una guida per la creazione di una governance sia locale che internazionale nella gestione del verde urbano, con un invito rivolto a ciascuno di noi a intraprendere da subito una gentile “resistenza verde”.
Dagli orti operai e familiari coltivati nelle regioni che per prime sperimentarono gli effetti perversi dell’industrializzazione alla fine dell’Ottocento, agli orti patriottici sorti in tutte le nazioni nei periodi delle due guerre mondiali; dai community gardens, alternativi e ambientalisti, della controcultura negli anni sessanta, alle coltivazioni pensili e alle serre verticali più recenti. L’agricoltura urbana, promossa da enti e associazioni collettive, è un tema di attualità e la sua diffusione sembra legata alla sensibilità ecologica degli ultimi anni. “Coltivare la città” mostra invece come la storia delle agricolture urbane sia ben più ampia: nei diversi periodi gli orti comunitari sono stati una risposta alle crisi economiche, un rimedio a problemi sociali e igienici, un sostegno alimentare durante le guerre o luoghi in cui ritrovare un rapporto con la terra. Il libro esamina la ricchezza delle pratiche di coltivazione urbana nell’ultimo secolo, storie collettive per il nostro futuro.
“Giungla urbana” indaga il rapporto e la convivenza tra uomo e natura a partire dalle nostre città, dagli spazi organizzati agli edifici in rovina. Un racconto insieme storico e sociale di come l’uno e l’altra possano favorirsi a vicenda per creare nuovi e più ricchi ecosistemi, con benefici per tutti. Immaginiamo un palazzo abbandonato dalle cui finestre diroccate spunta il ramo di un albero che reclama il suo spazio. Quella che ai nostri occhi può apparire un’invasione o una forma di degrado in realtà è un dialogo proficuo, simbolo di un intreccio tra uomo e natura che dura da millenni. Giungla urbana ci mette davanti a questo bizzarro equilibrio all’interno dei consessi cittadini in cui, proprio dove la mano umana latita, piante e animali sono abili ad inserirsi proliferando e generando aumento della biodiversità, riduzione dell’inquinamento atmosferico e miglioramento della salute mentale. Una nuova via di fronte ai mutamenti climatici che sembra suggerirci come proprio nell’inselvatichimento di strade e quartieri, nella deformazione delle perfette silhouette costruite dall’uomo possa trovarsi la chiave per la sopravvivenza della civiltà.