SI RICOMINCIA ....


LE SCUOLE RICOMINCIANO, I PROBLEMI PERMANGONO: MANCANO PRESIDI E INSEGNANTI I CUI STIPENDI SONO SEMPRE POCO REMUNERATIVI E POSSONO GENERARE DISAFFEZIONE; MOLTE STRUTTURE SCOLASTICHE SONO FATISCENTI; GLI ABBANDONI, CAUSATI DALLA SCARSA ATTRATTIVITA’ DEGLI INSEGNAMENTI E DA PROBLEMI SOCIALI SONO IN AUMENTO. SAREBBE UTILE LA RILETTURA DI UN TESTO CHE PROPONEVA UNA SCUOLA MOTIVANTE E INCLUSIVA.

 

“I CARE”, c’era scritto nell’aula della scuola di Barbiana: mi preme, mi interessa, me ne faccio carico, mi importa. Mi sento responsabile di restituire agli altri ciò che ho imparato. Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.
Questo si legge in “LETTERA A UNA PROFESSORESSA”, libro collettivo nato come risposta polemica e accusatoria nei confronti di una professoressa assurta a simbolo della scuola classista, un atto di accusa contro l’intero sistema scolastico.
Lo scottante fenomeno della selezione sociale diviene il tema del libro, il suo punto di forza. Dimostra la capacità di anticipazione e di messa a fuoco di uno dei problemi più grandi della scuola di ieri e di oggi: la rimozione delle disuguaglianze sociali per offrire pari opportunità di crescita e di formazione.
Si tratta di un problema enorme, rispetto al quale la scuola quotidianamente si sperimenta.
La denuncia dei ragazzi di Barbiana purtroppo conserva una drammatica attualità, infatti l’esclusione dei nuovi poveri, dei diversi, degli stranieri si perpetua ancora sotto vecchie e nuove forme.
Ma lo speciale compito di dare dignità a tutti attraverso la parità di strumenti culturali è l’infinita battaglia di civiltà che spetta alla scuola, in vista di una società multirazziale. La sfida è più che mai quella di impegnarsi per una scuola di massa di alto profilo, rigorosa, non selettiva e inclusiva. Degli obiettivi di Barbiana, in alcuni momenti bui, pare non rimanga traccia; eppure don Milani è ancora quel richiamo,quel pungolo insistente e continuo che riconvoca ciascuno alle proprie responsabilità.
Va, quindi, riconosciuto l’impegno di quegli insegnanti che lavorano per una scuola che non perda i ragazzi, ma li porti tutti alle soglie della maturità, con un bagaglio di conoscenza che ne faccia dei veri cittadini. 

Ancora saranno passione civile e tensione etica gli antidoti ai mali della scuola italiana.  

Luigi Chiesa