Silvia Roggiani, segretaria regionale dem
Silvia Roggiani, segretaria regionale dem
articoli di Elena Gorini
La deputata, nonché segretaria regionale dem, Silvia Roggiani ha presentato un'interrogazione parlamentare per chiedere al Ministero della Giustizia se la casa di reclusione dei Piccolini sarà riconvertita al regime 41-bis. “Secondo voci sempre più insistenti” sarebbe imminente il trasferimento delle detenute in altri istituti di massima sicurezza e parallelamente l'attivazione a Vigevano di una sezione di detenuti sottoposti al regime di 41 bis.
Che cos'è il regime 41- bis, detto anche “carcere duro”?
L’espressione “41-bis” si riferisce ad un regime detentivo speciale disciplinato, appunto, dall’art. 41 bis, co. 2, della legge sull’ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 26 luglio 1975): «Il regime detentivo speciale comporta le restrizioni necessarie per il soddisfacimento delle esigenze di ordine e di sicurezza e per impedire i collegamenti con le associazioni di appartenenza». Le restrizioni consistono nel limitare le comunicazioni tra i detenuti e l’esterno. Si tratta, ad esempio di limitazioni nei colloqui, nelle telefonate e nella corrispondenza e nei rapporti con gli altri detenuti. L’art. 41-bis prevede che i ristretti siano collocati in apposite sezioni, con specifiche «misure di elevata sicurezza interna ed esterna» e controllati «da reparti specializzati della polizia penitenziaria».
Si tratta di un regime detentivo riservato alle persone condannate per reati di criminalità organizzata, nei confronti dei quali sia accertata la permanenza dei collegamenti con le associazioni di appartenenza. Per l’applicazione dell’art. 41-bis occorrono, dunque, due condizioni:
Una condizione oggettiva: il tipo di reato, ovvero delitti commessi per finalità di terrorismo, anche internazionale, di eversione dell'ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza o, in ogni caso, per un crimine che sia stato commesso al fine di favorire l’associazione di tipo mafioso e che sia collegabile con un’associazione criminale, eversiva o terroristica. Destinatari del regime detentivo speciale possono essere sia soggetti condannati con sentenza definitiva, sia soggetti in attesa di giudizio.
Una condizione soggettiva: occorre la presenza di «elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con un’associazione criminale, terroristica ed eversiva».
L’invenzione del regime speciale disciplinato dall’art. 41-bis è opera del d.l. 8.6.1992, n. 306, conv. in l. 7.8.1992, n. 356, ed è avvenuta nel pieno dell’emergenza delle stragi di mafia di Capaci e di via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e gli uomini delle loro scorte. La misura ha dunque un’origine emergenziale legata all’incapacità della detenzione ordinaria di neutralizzare la pericolosità di detenuti che continuavano ad esercitare il loro comando, in virtù dei legami con le associazioni criminali di appartenenza. Inizialmente, infatti, il 41-bis era stato introdotto con effetti temporanei (per tre anni dalla data di entrata in vigore del d.l. 8.6.1992. L’invenzione però funzionò e il Parlamento decise di renderlo permanente con la l. n. 270 del 22 dicembre 2002.
La durezza del regime penitenziario previsto dall’art. 41-bis ha presentato alla Corte Costituzionale molte problematicità, in riferimento all’art. 27 della Costituzione, che prevede che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Attenzione: la Corte non ha mai censurato la legittimità del 41-bis, eppure si è impegnata nell’aggiustamento di alcuni dei profili più problematici della disciplina, fissando alcuni “paletti”.
IL XX RAPPORTO SULLE CONDIZIONI DI DETENZIONE DELL'ASSOCIAZIONE ANTIGONE
Secondo il XX Rapporto sulle condizioni di detenzione, stilato nel 2024 dall'associazione Antigone, le norme mirano a “regolare ossessivamente” tutti gli aspetti della vita quotidiana, provocando quella che potremmo definire una “burocratizzazione dei diritti” delle persone recluse nelle sezioni dedicate al 41-bis. In virtù del principio di separazione, volto a garantire le finalità di ordine e sicurezza, a ciascun detenuto viene assegnata una cella singola, nella quale trascorre circa 21 o 22 ore al giorno. Inoltre, viene inserito in un gruppo di socialità composto da un totale di quattro detenuti, che saranno gli unici detenuti con cui potrà interagire, all’interno delle cosiddette “sale della socialità”. Secondo Antigone, la regolamentazione della vita all’interno delle sezioni 41-bis raggiunge “livelli di esasperazione difficili da comprendere”: oltre ad esplicitare il diametro massimo delle pentole e dei pentolini che possono essere tenuti in cella, la circolare 3676/6126 del 2017 prevede anche la consegna dei prodotti per l’igiene personale al mattino ed il loro ritiro alla sera, la possibilità di tenere non più di quattro libri e di consultare solamente i giornali considerati “di ampia diffusione nazionale”. Ancora “più incomprensibile” appare il divieto di affissione ai muri della cella di qualsiasi cosa, ad eccezione di una singola fotografia di famigliare.
Ma quanti sono i detenuti al 41-bis? Si tratta di un numero alto, che si è mantenuto stabile nell’ultimo decennio. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Giustizia, aggiornati all’11 dicembre 2023, il numero dei detenuti presenti era di 733 – di cui 12 donne e 7 internati – dislocati nelle 12 sezioni presenti nel territorio nazionale.
Le strutture più vicine a Vigevano che ospitano sezioni di 41-bis sono la Casa Circondariale di Novara, con 68 ristretti, e la Casa di Reclusione di Opera con 96 persone. Per quanto riguarda l’affiliazione alle organizzazioni criminali, 203 reclusi appartenevano alla Camorra, 209 alla ‘Ndrangheta, 205 a Cosa nostra, 25 alla mafia pugliese, 22 alla mafia siciliana, 19 alla Sacra corona unita, 5 alla Stidda, 4 alla mafia lucana, 3 ad altre mafie e 4 al terrorismo (interno e internazionale).
I NUMERI DEL CARCERE DI VIGEVANO
Secondo i dati del Ministero della Giustizia, aggiornati al 2025, nella Casa di Reclusione di Vigevano i posti regolamentari sono 242 mentre i detenuti effettivi sono 354; gli effettivi di polizia penitenziaria sono 201 contro i 221 previsti in organico, gli amministrativi 16 contro i 22 previsti, gli educatori sono 7 come da organico.
Per quanto riguarda la formazione, sono stati attivati due corsi professionali di cucina e ristorazione della durata di due mesi alla fine del 2024, che hanno interessato complessivamente 18 detenute. L'attività scolastica è costituita da tre classi del corso Amministrazione Finanza e Marketing tenuto dai docenti dell'istituto Luigi Casale. Per quanto riguarda le attività lavorative, è attiva una sartoria presso il reparto femminile, un call center e data entry presso il reparto maschile, che impiegano complessivamente 28 persone; a questi si aggiungono 125 detenuti impiegati in cucina, nella pulizia, come magazzinieri, giardinieri, porta vitto ecc. Da anni nel carcere dei Piccolini si tengono laboratori teatrali sia al femminile che al maschile che danno luogo alla produzione di spettacoli aperti alla cittadinanza. Le attività culturali e sportive presenti sulla pagina del ministero risalgono al 2019 e sono pertanto poco significative, così come non tengono conto delle iniziative culturali e ricreative messe in atto nel corso degli anni da alcune instancabili volontarie e dalla Caritas. È presente infine il patronato Cgil, che svolge consulenza per documenti ASPI e pratiche di permesso di soggiorno.