Qualche giorno fa parlando con un amico (uno di quelli che crede ancora ad una politica vera, tra la gente e per la gente), dicevo che, a mio avviso, Vigevano non è una città per giovani, ma neppure una città per anziani, non è una città per le donne ma neanche per gli uomini, che non è una citta dei “diritti” tanto meno dei “doveri”.
Da 25 anni, un’epoca lunga generazioni, siamo amministrati sempre dalle stesse forze politiche, dagli stessi personaggi o da loro “cloni” sempre più imbarazzanti e incapaci di affrontare la complessità del governo di una città che è mutata profondamente, che è disaggregata a livello umano e sociale, sempre più priva di identità e in cui le persone che vogliono impegnarsi con il “cuore”, sia nel volontariato, l’associazionismo e la stessa politica, sono spesso lasciati soli dall’istituzione comunale e non certamente motivati.
Senza mitizzare il passato (governare troppo a lungo logora chiunque), va comunque detto a chiare lettere che tutto il positivo che era stato creato fino al 2000 a livello educativo, culturale e sociale, è stato smantellato o lasciato languire. Il caso del “Fateci Spazio” è emblematico e rappresenta un colpevole e stupido spreco di risorse, energie e sapere che era stato costruito e stava dando frutti importanti.
Senza recriminare voglio però dire che oggi è necessario parlare in positivo a questa città rassegnata e quasi ipnotizzata dal “tanto peggio tanto meglio” e dal “tanto non cambia niente”.
Bisogna mettere in fila proposte credibili e realizzabili, anche piccole cose che diano il senso del cambiamento, della volontà di ascoltare i cittadini e di occuparsi dei loro problemi materiali. È vero che non può bastare pulire meglio le strade e la Piazza, rattoppare le buche e garantire più sicurezza ai cittadini con la presenza di una Polizia Locale che non si limiti a dare multe per sosta vietata, però sarebbe già un passo avanti. Se poi ci aggiungessimo una maggiore cura del verde pubblico, qualche iniziativa di valorizzazione dell’ambiente e del Fiume, qualche spazio in più ai giovani che fanno musica, arte e cultura, un po’ di attenzione ai servizi socio sanitari, a quelli educativi ed allo stato dell’Ospedale Civile, saremmo, non dico a cavallo, ma vicini a salirci in groppa.
Poi, ovviamente, bisogna anche pensare ai grandi Progetti, a ridare una identità ad una città con beni culturali ed architettonici importanti, con una vocazione turistica mal gestita, al centro di un vasto territorio, di qua e di là del Ticino, cui offrire spazi e occasioni formative, culturali e nei servizi.
L’importante è che chi si oppone al triste degrado attuale sia unito, non ragioni in termini egoistici e di gruppo, ma sia generoso, sappia ascoltare e costruire in modo condiviso.
Ciò che è accaduto recentemente con gli incontri e le intese “a sinistra”, conforta ed appare come la strada da sviluppare e sulla quale continuare.
Ferruccio Quaroni