Radio dello Zio
© by Vittorio Crapella - i2viu
LA RADIO DELLO ZIO Altri racconti
Anno 1967
Dopo i mie primi passi con la radio del Nonno e dintorni, finito la terza media, scelsi di proseguire gli studi frequentando l'ITI (Perito Elettronico Industriale) presso l'Istituto Salesiano Don Bosco di Brescia e così passai molti mesi dei cinque anni lontano da casa. Potevo tornare solo quando le vacanze duravano due o più giorni, altrimenti sempre dentro il collegio dove però non mancava nulla per chi volesse dedicarsi allo studio.
Per rimanere nell'ambito dell'elettronica eravamo studenti fortunati, non solo per l'educazione Salesiana che ci veniva impartita, ma anche dal punto di vista tecnico avevamo a disposizione laboratori attrezzati con strumenti che per quei tempi erano davvero all'avanguardia.
Oscilloscopi e generatori di segnale della Telequipment e Tetronix in particolare ricordo un contatore (cronometro-frequenzimetro) con le NIXI e clock di riferimento con cella al cesio.
Anche gli Insegnanti erano molto preparati e gli appunti delle lezioni (allora obbligatori) davano come risultato dei quaderni manoscritti ma che a tutti gli effetti avevano il contenuto di un buon libro di testo. Li posseggo tutt'ora e quando li riguardo mi compiaccio di averli scritti; calligrafia decente e tratto ben marcato dell'allora famosa stilografica.
La nostra calcolatrice era il regolo con il quale si riusciva, dopo aver acquisito la giusta manualità e conoscenza del funzionamento, ad ottenere risultati con duo o tre decimali paragonabili tranquillamente a quelli della calcolatrice scientifica dei tempi nostri. Altra Foto
Ebbene è durante questi miei studi che ebbi modo di realizzare un trasmettitore FM a transistori con i famosi germanio AF116 e con diodo varicap BA102 modulato con un segnale di BF proveniente da un preamplificatore con AC126.
Lo terminai sul finire della scuola nel 1967, lo sistemai in una scatola di bachelite nera della Scuola Radio Elettra dove avevo pure fissato un'antenna a stilo e dentro assieme al circuito avevo messo due pile piatte in serie da 4,5V per avere i necessari 9V di alimentazione.
In estate, fin da bambino dopo i sei anni, finite le scuole partivo sull'alpeggio con mio padre e anch'io contribuivo nelle attività agro-pastorali, custodivo le mucche poi a nove anni mi insegnò a mungerle con il secchio tra le gambe seduto su una specie di sgabello di legno ad una sola gamba (in dialetto si chiama "scagn"), divenni a tutti gli effetti pastore d'estate e studente nel resto dell'anno. La valle del Livrio
In quell'anno assieme alla mia radio FM portatile a pile che portavo sempre a tracolla (lavori permettendo) un po' come oggi i giovani portano l'IPOD, mi portai sui monti in alpeggio anche il mio trasmettitore che non avevo mai provato su lunghe distanze.
In certi momenti quando il lavoro aumentava, per via dello sfalcio dei prati, saliva in alpeggio in aiuto anche lo zio Mario che di professione coltivava piante da frutto.
Quando arrivava aveva dentro lo zaino, oltre le poche cose personali, molta della sua frutta, pesche pere e mele. Non vi dico quanto erano, profumate, buone e gustose.
Bastava una pesca per rendere meno monotona la dieta del pastore contadino fatta di latticini, formaggio e qualche volta pasta o riso, altrimenti tanta polenta con il latte come si usava da noi.
Ma lo zio oltre questo si portava pure la sua radio, una Mivar molto più grande della mia portatile, davvero una bella radio per quei tempi, si sentiva bene e forte.
Quale miglior occasione per provare il mio trasmettitore.
La baita dove abitavamo era ubicata in un punto strategico dove, salendo sul tetto, si poteva scorgere l'unica mulattiera che solcava la valle, circa due chilometro in linea d'aria più in basso, unico punto in cui avrei potuto osservare il passaggio dello zio che mi avrebbe potuto segnalare a gesti se mi stava ascoltando nella sua radio.
Ebbi la certezza che la mia voce giungeva chiara sul suo ricevitore quando lui si spostava su mie precise indicazioni trasmesse con il mio primo trasmettitore FM.