La Radio del Nonno

© by Vittorio Crapella - i2viu

I miei primi passi.

Il tutto è cominciato nel lontano 1963 quando a 12 anni nella casa di mio nonno entrando dalla porta principale si poteva accendere la luce con l'interruttore ceramico rotante ma poi quando si andava in camera da letto no si poteva spegnere da li ma si doveva tornare all'unico interruttore.

Avevo visto in altre case che esisteva la possibilità di accendere e spegnere da più punti e allora mi arrovellai per capire come potevo fare e scoprii come realizzare l'impianto della deviata.

Rovistando tra le cose del nonno sul solaio trovai un campanello con l'elettrocalamita a 125V che attirava l'ancora per farla sbattere contro il cilindro di bronzo per generare il suono, il classico campanello delle stazioni dei treni degli anni 60/70.

Il vedere la meccanica e quel filo smaltato così ben avvolto mi affascinava. (Foto campanello)

Ricordo che poco dopo quello stesso campanello lo usai per realizzare il mio primo survoltore modificando l'avvolgimento dell'elettrocalamita per farlo funzionare con due pile in serie da 4,5V.

Utilizzavo la meccanica del campanello per dare e togliere tensione ad un trasformatore che trovai tra il materiale di un corso della Scuola Radio Elettra che un conoscente mi regalò.

In quel periodo la mia massima aspirazione era poter accendere le normali lampadine di casa (125V) partendo da due pile a 4,5V.

Non avevo ancora le idee ben chiare sulla potenza e la sua trasformazione.

Lo capii solo quando raccontai la cosa al prof. di scienze delle medie il quale mi disse "devi sapere che riuscirai anche ad innalzare la tensione a 125V ma poi quando attaccherai la lampada non si potrà accendere come vorresti perché la potenza sarà sempre quella delle pile anzi sarà minore per via delle perdite.".

E li il mio primo entusiasmo svanì.

Nel solaio trovai anche la radio a valvole del nonno mancante della 5Y3GT (raddrizzatrice a doppio diodo) e nel suo zoccolo era stato fissato un filo con il piombino dell'erario.

Quando non si voleva più pagare la tassa si doveva procedere a far piombare la radio.

Fra le valvole della Scuola Radio Elettra trovai questa 5Y3GT e la radio venne rimessa in funzione.

Radio a 5 bande O.L. (Onde Lunghe) O.M. (Onde medie) e 3 bande ad O.C. (Onde Corte).

Le lunghe poco attraenti, sulle medie si ascoltava solo il 2° programma RAI e le onde Corte affascinavano perché si ascoltavano le stazioni straniere. La cosa interessante fu ascoltare Radio Pechino in lingua italiana, poi Radio Mosca anni 60 pure in italiano; ben presto scoprii che le stazioni che trasmettevano in italiano, per brevi periodi della giornata, erano molte; fra queste Praga, Sofia, Budapest, Berlino e Tirana. Capii anche il motivo, erano tutte filo-comuniste e propagandavano l'anticapitalismo.

Gli si poteva scrivere e poi rispondevano con qualche "gagged" uno di questi è un bel foulard che tuttora possiedo con la scritta RADIO PRAGUE CSSR ma ricordo anche un giornale di Radio Pechino, pieno di parate e bandiere rosse, ho ancora vivo quel colore rosso intenso che spiccava dappertutto.

Tornando al solaio lo dovete immaginare come il sotto tetto delle case di allora, case datate inizio del 900, dove si usavano i tronchi d'albero messi per lungo a cavallo dei muri portanti per poi fissargli le assi sopra le quali venivano sistemate le tegole di sasso (qui da noi si usano e si chiamano "piodi").

Ebbene in quel solaio con le travi a vista e i muri senza intonaco ho fatto il mio piccolo regno dove dormivo di notte e giocavo di giorno con la radio e provai i primi esperimenti con il saldatore e le valvole che si illuminavano.

La radio con la 5Y3 quando la sentì il nonno se la riprese per lui, non aveva null'altro per sentire le notizie.

Non mi rimase che seguire le dispense di Radio Elettra e cominciare a farmi la prima radio autocostruita che usava come finale la 6V6. Di questa valvola ricordo ancora il suo colore azzurrino-violaceo interno dovuto al flusso di elettroni che cambiava intensità e colorazione al ritmo della musica o del parlato.

Se si ascoltava da vicino quel flusso di elettroni suonava e parlava.

Una dispensa dopo il ricevitore proponeva il trasmettitore AM che realizzai e collaudai con la radio del nonno.






IL NONNO (classe 1908)

Aneddoti raccontati da nonno

Mio Nonno Mario Penone era nato a Codera (Valchiavenna) nel 1908 e quando ancora bambino gli è morta la mamma suo padre gli portò in casa un'altra donna che come matrigna lo trattava male il che lo portò a prendere una drastica decisione alla tenera età di 14 anni; se ne andò via di casa.

Risalì la Valtellina fermandosi qua e la fino a stabilizzarsi in Albosaggia dove lavorò come calzolaio, si sposò ed ebbe una figlia nel 1933, mia madre Lidia.

Sia lui che mia madre morino alla stessa età di 70 anni.

Il nonno mi raccontava di quando, bambino su a Codera, assieme a dei suoi coetanei avevano l'incombenza di custodire le capre del Prete portandole a pascolare l'erba del bosco e i rametti con i germogli delle piante.

Per poter giocare liberi senza doversi preoccupare troppo di dove fossero le capre ebbero l'idea di legare con una corda la capra più vecchia così che anche le altre rimanessero nel circondario.

Non valutando tutti gli imprevisti si allontanarono liberi a giocare e quando tornarono per riportare le capre all'ovile trovarono l'amara sorpresa.

La capra girovagando attorno alla pianta a cui era legata saltò il muretto vicino ma per la corda troppo corta e forse mal legata al collo rimase praticamente strozzata morendo soffocata.

Ebbe i dovuti rimproveri per una amara esperienza di sicuro lezione di vita per il futuro.

Mi raccontò anche che da bambino quando iniziò ad andare a confessarsi, il prete, fra le varie domande, gli chiese se si "toccava"; ovviamente subito non comprese cosa intendesse il sacerdote, anche perché fino allora non sera mai posto il problema. Fu così che da allora ebbe una ulteriore lezione di vita.