In ricordo di mia Madre
© by Vittorio Crapella - i2viu
MACCHINA PER MAGLIERIA DUBIET 1953
Nostra madre nel 1953 acquistò una macchina da maglieria DUBIET
Per ogni lavoro che eseguiva prendeva appunti su un quaderno, ecco un esempio di quando fece una maglia a Pio Lombardi di Caiolo
I FERRI DEL MESTIERE
Parole: Domenico Modugno-F. Migliacci
Musica: Domenico Modugno
Un certo Pasqualino pescatore,
viveva in assoluta povertà;
però sentiva sempre in fondo al cuore
qualcosa che diceva "un dì verrà!"
E un bel dì giunse a Sorrento
una principessa indiana
sopra un grosso bastimento
la bellissima Kalì.
Pasqualino la guardò
e Kalì s'innamorò
ed in India lo portò.
Pasqualino marajà
a cavallo all'elefante
con in testa un gran turbante
per la jungla se ne va,
Pasqualino marajà
non lavora e non fa niente:
fra i misteri dell'Oriente
fa il nababbo fra gli indù.
Cento casse di diamanti grossi grossi
mentre principi potenti gli s'inchinano davanti,
lui si fuma il narghilè.
Pasqualino marajà
ha insegnato a far la pizza
tutta l'India ne va pazza
solo pizza vuol mangiar!
Pasqualino marajà
ha imparato a far l'indiano
ma da buon napoletano
chiama tutti: "Uè, paesan!".
UN CALENDARIO DUBIET E LANA GATTO DEL 1961
DA UNA NOTIZIA DI CRONACA È NATA:
"PASQUALI NO MARAJÀ"
Le canzoni, é noto, colgono spesso ispirazione da fatti di cronaca, da avvenimenti che colpiscono la fantasia della gente e di cui il popolo se ne impossessa con una curiosità quasi morbosa. Non per niente la canzone, sotto ogni latitudine, è l'espressione dell'animo popolare e nelle sue fragili trame si intrecciano gioia e dolore, amore e - non di rado - morte. La fine dell'estate del '57 portò alla ribalta della cronaca giornalistica uno di quei fatti che sembrano costruiti apposta dal destino perché assumano agli occhi della gente i colori vivaci e irreali della favola. La notizia partiva da Napoli e per chi conosce questa città sa di quali coloriture ogni accadimento venga colà ammantato. Ma se ne interessò tutta l'Italia. Un giovane medico napoletano, di nome Gennarino, appartenente ad una nota famiglia della città del Vesuvio, aveva annunciato il proposito di sposare una stupenda e doviziosa principessa indiana, di nome Seeta, figlia del marajà di Palithana. I due si erano conosciuti l'estate precedente a Capri, e all'ombra del monte Tiberio, sotto il cielo più bello del mondo, si erano giurati eterno amore. Da quel giorno Gennarino aveva dovuto usare tutte le armi della persuasione per convincere genitori, parenti ed amici che in fondo non si trattava di andare sulla luna per sposare la figlia di un marajà. Alla fine, dopo un viaggio da lui compiuto in India per conoscere il futuro potentissimo suocero ed una emozionante caccia alla tigre per acquistarsi la sua benevolenza, Gennarino impalmava, ai primi di ottobre del '57, la sua principessa. I giornali naturalmente dedicarono ampi servizi alle straordinarie nozze e ci fu una gara per sfoderare i titoli più curiosi, le immagini più fantastiche e scintillanti.
Ma le nozze tra Napoli e l'India dovevano avere la loro celebrazione più popolare, da parte di uno dei più spigliati e divertenti cantastorie della nostra scena canzonettistica: Domenico Modugno. Colpito dall'aspetto pittoresco della vicenda, Modugno ne parlò col suo fido paroliere Miglíaccí e lì per lì nacque la spassosa canzoncina che tutta Italia cantò. Naturalmente fu resa necessaria qualche sostituzione di luoghi e persone onde evitare il riferimento diretto. Gennarino divenne così Pasqualino, non più il figlio di un ricco industriale, ma " un certo Pasqualino pescatore " che " viveva in assoluta povertà "; il luogo dell'azione fu portato da Napoli a Sorrento, e la principessa indiana prese il nome di Kalì. Il risultato fu una delle creazioni più frizzanti del genere allegro di Modugno, quello per intenderci de La sveglietta, '0 caffè, Mariti in città e Marinai donne e guai. E soprattutto i versi finali sono ricchi di un appropriato " humor ": Pasqualino si fa grande onore in India, tra principi potenti, casse di diamanti, elefanti e narghilè, insegnando a tutti l'arte di confezionare la piùsucculenta delle pizze. Tant'è vero che in breve " tutta l'India ne va pazza, solo pizza vuol mangiar! "
España è la seconda canzone che il popolare autore milanese Giovanni D'Anzi ha composto di notte. La prima è stata la Madunina che sbocciò quasi per ripicca ai motivi napoletani e romani che nel 1935 spadroneggiavano a Milano. Infatti nei teatri milanesi si tenevano spesso dei veri spettacoli imperniati sulle canzoni: erano delle Piedigrotte napoletane e anche romane.
Una sera a D'Anzi, mentre ascoltava Riento, Linda Pini, Zara Prima, Rubino, Gabrè e Ada Bruges che snocciolavano motivi napoletani, venne l'idea di fare una canzone in pretto meneghino e su una base un po' strafottente. Rincasato che era ormai l'una di notte si sedette al pianoforte e mise insieme
0 mia bela Madunina.
España, invece, è nata di notte per colpa di Mario Riva che con una delle sue diaboliche trovate chiamò al telefono una domenica sera dell'autunno del 1959 Giovanni D'Anzi e gli disse: " Giovannino per domani sera devi comporre espressamente una canzone spagnola che verrà offerta ad un gruppo di ospiti madrileni della trasmissione radiofonica Ventiquattresima Ora; la interpreterà per prima Nilla Pizzi ".
D'Anzi dapprincipio rifiutò, ma poi cedette alle insistenze del presentatore romano. Non era la prima volta che il musicista milanese si cimentava nel genere spagnolo, in quanto aveva già prodotto musiche da rivista per alcuni teatri di Barcellona. Di fronte all'impegno di fare la canzone a tempo di record si mise subito al pianoforte; dopo qualche perplessità D'Anzi riuscì ad imbroccare la strada migliore ed España cominciò a prendere consistenza. Erano le quattro del mattino quando il sempre sorridente musicista meneghino si precipitò a casa di Alfredo Bracchi, popolare poeta e scrittore milanese, e lo invitò a scrivere subito il testo. Bracchi, che era fresco reduce da un viaggio in Spagna dove si era recato per scritturare un balletto cominciò assonnato a balbettare:
España
Un delirio di sole
un incanto di cielo
dai mille color sei tu
fascinosa España
sonnacchiosa...
In quella notte era nata la trecentesima canzone firmata dal binomio Bracchi-D'Anzi, uno dei più vecchi e solidi che la storia della canzone italiana ricordi. Due milanesi di vecchio stampo cresciuti nel mondo dello spettacolo dal quale non si sono mai separati. Giovanni D'Anzi e Alfredo Bracchi cominciarono a scrivere canzoni nel 1930 con Vicino a te, Nasce così l'amore, Bambina innamorata, e tra una canzone e l'altra in lingua italiana, ne hanno composte diverse in dialetto milanese.
España, dopo il fulmineo battesimo di Nilla Pizzi avvenuto durante il secondo tempo della trasmissione di " Ventiquattresima Ora " che allora era in programma ogni lunedì sera, è stata incisa da parecchi cantanti. Le incisioni che vanno per la maggiore rimangono, però, quelle di Luciano Virgili e Tonina Torrielli. Questo motivo pittoresco ed esotico nato in fretta e furia e per le esigenze di una delle più popolari e ben riuscite rubriche radiofoniche, è diventato ben presto un " best-sellers " per la Spagna, dove le sue esecuzioni si contano a migliaia.