25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE

PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

di Maria Chiara Contino 3D

Il 25 novembre si celebra in tutto il mondo la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ricorrenza istituita dall’ Assemblea generale delle Nazioni Unite. Quest’ultima ha stabilito quale data ufficiale il 25 novembre e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività di sensibilizzazione. L’idea di dedicare una giornata all’importante argomento è maturata dopo il brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leònidas Trujillo, a Santo Domingo. Purtroppo, ciononostante, continuano a persistere le disuguaglianze tra uomo e donna, le quali, rappresentano un ostacolo da superare, alla pari di tanti altri rilevanti traguardi sociali, come l’eliminazione della povertà, la lotta all’HIV/AIDS e il rafforzamento della pace e della sicurezza. Questa giornata, inoltre, rappresenta l’inizio dei sedici giorni di attivismo contro la violenza basata sul genere che si estende fino al 10 di dicembre. Tutto questo assume ancora più significato, in un periodo storico come quello che l’intera comunità mondiale sta vivendo a causa del covid-19. Allo stato attuale, le donne uccise dagli uomini sono triplicate, molte hanno trovato in casa il nemico, mentre tutti lo combattiamo all’esterno, la loro morte è avvenuta per follia e non per pandemia. Nonostante tutte le manifestazioni e le leggi che proibiscono, educano e parlano di abusi sulle donne, quest’ultima viene ancora vista da qualcuno come un oggetto, la debolezza fisica viene strumentalizzata allo scopo di concedersi qualsiasi libertà, si tratti di violenze corporali o psicologiche. Pensare che ancora al giorno d’oggi esistono “persone”, appartenenti a qualsiasi genere, razza, orientamento o religione che adottano la violenza quale mezzo di affermazione mi fa credere che ci sia tantissimo bisogno di una vera e propria “rieducazione”, siamo catalogati come specie umana perché ci contraddistinguiamo per l’uso della ragione, quindi l’invito che ci sentiamo di rivolgere è rivolto a tutti, allo scopo di divulgare una cultura del dialogo del confronto, ma soprattutto di apertura e affermazione dell’uguaglianza e dei pari diritti. Noi donne stesse, oltre che essere fidanzate, compagne, mogli, siamo o potremmo essere madri e rivestiamo una responsabilità sostanziale nell’educazione dei nostri figli, verso le donne perché crescano libere, autonome e indipendenti, verso gli uomini perché aboliscano il concetto, ancora radicato, dei ruoli definiti, della superiorità fisica che si tramuta in diversità di genere e quindi presunta superiorità o possesso.

“La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di causa alcuna, ma soltanto distruggerla.” (Benedetto Croce)