Le odierne forme di comunicazione e aggregazione mettono gli adolescenti sempre più in contatto tra loro. Senti il bisogno di momenti solo tuoi per ritrovarti, per scoprire la tua interiorità e ascoltarne i suggerimenti?

LA VOCE DELLA SOLITUDINE

“Solitudine” è una parola che sentiamo spesso, quasi sempre accompagnata da una sensazione negativa, nel senso che sentirsi soli in una società come la nostra è visto come una cosa brutta, da evitare assolutamente. Leggendo la traccia da seguire per scrivere questo elaborato, ho riflettuto molto sul significato della parola “solitudine” e soprattutto su cosa possono dire a noi ragazzi del 2020 le parole scritte da un uomo vissuto tanti anni fa, come Giacomo Leopardi. Noi viviamo in un mondo in continuo movimento, e anche la comunicazione tra persone è veloce, non occorre aspettare, possiamo mandare e ricevere messaggi, foto, informazioni, tutto con un semplice click, eppure paradossalmente quanto più i social network o il telefono ci permettono una comunicazione immediata, tanto più si rischia di essere realmente soli e senza nessun amico. Questo riguarda soprattutto noi ragazzi, cresciuti tra telefonini e tablet, abituati a comunicare con messaggini, a parlare poco guardandosi negli occhi. Io sono un po’ diversa, o perlomeno mi sento un po’ diversa, nel senso che non faccio un uso smisurato di questi strumenti, infatti i messaggi sul gruppo scuola a volte li leggo molto tempo dopo, cioè non sto sempre con il cellulare in mano, ciò spesso mi ha dato la brutta sensazione di sentirmi diversa dai miei compagni, di essere quasi guardata come un essere strano, ho sofferto di questo, ma l’ho anche superato. Penso al giovane Leopardi, solitario e pensieroso, mentre guardava il passero volare da solo nel cielo,

la sua vita e il suo modo di fare gli sembrano molto simili a quelli dell’animale; anche Leopardi amava stare

solo, ma non è veramente una cosa così brutta stare soli, almeno ogni tanto. Mi piace pensare alla solitudine come un adesivo. Perché proprio un adesivo? La risposta è che gli adesivi si attaccano ovunque, anche nei posti più improbabili, proprio come la solitudine.

Essa si attacca alle persone più deboli o semplicemente sole e tristi o anche a persone forti, che vivono momenti particolari della loro vita.

Questa sensazione ci può travolgere in modo inaspettato, ma secondo me non è una malattia o una sventura, ci può dare, al contrario, l’opportunità di stare un po’ da soli, pensare a tutto ciò che abbiamo, alle persone che ci stanno accanto, a cosa possiamo costruire in futuro, ma soprattutto nel presente. Stare soli ci può permettere di coltivare i nostri sogni, di parlare con noi stessi; io credo che nessun ragazzo debba sentirsi costretto a scegliere tra voler stare un po’ solo e gli amici.

Invece purtroppo avviene proprio questo, se non ti comporti come gli altri, se non vuoi le stesse cose degli altri, allora sei fuori, sei diverso.

Io ritengo, però, che anche quello che pensava il giovane Leopardi è vero, cioè non è bello trascorrere da soli gli anni più belli della propria vita, o provare dei rimpianti guardando indietro nel passato, ma bisogna avere la possibilità di scegliere e di superare i momenti di solitudine per essere felici della propria vita.

Il poeta comunica il proprio rimpianto negli ultimi versi: “Ahi pentirommi e spesso, ma sconsolato, volgerommi indietro”.

Io parlo da adolescente e quindi ciò che penso quando sono sola, riguarda la mia infanzia: quando giocavo, quando ridevo insieme ai miei compagni o amici e soprattutto quando passavo dei momenti indimenticabili con la mia famiglia. Sarebbe brutto crescere, voltarsi indietro e ricordare quante volte si è stati soli, senza nessuno che ti abbia parlato, senza nessuno che ti sia stato accanto nei momenti tristi, soprattutto senza nessuno che ti abbia fatto ridere. Oggi le forme di comunicazioni sono tante, ma, nonostante ciò, spesso ci sentiamo soli in mezzo alla gente, perché tutto ciò che ci circonda non ci soddisfa o semplicemente perché non ci sentiamo parte della gente. Spesso la nostra diversità nasce dal fatto di non possedere l’ultimo paio di scarpe alla moda o semplicemente perché non ci comportiamo come gli altri. Io penso una cosa però, che non si può essere uguali, perché se fosse così non ci sarebbe il bello di essere diversi. Si può essere soli di fronte alla vita, perché essa non sempre ci fa vivere belle esperienze, allora ci rifugiamo in noi stessi per fuggire dalle difficoltà e saltare fuori dal nostro nascondiglio quando finalmente la bufera sarà passata. Mi è capitato qualche volta di provare questa sensazione, sentirmi incompresa, perché tutto ciò che dici sembra insensato agli altri, anche ai tuoi amici. E soprattutto si è soli quando vuoi cambiare tutto, ma nessuno sostiene le tue idee per creare un mondo senza diversità. Io credo che i momenti di solitudine ci vogliono nella vita, però l’importante è saperli superare, facendoli diventare per noi, come ho detto, un’opportunità, dandoci la possibilità di godere pienamente i momenti belli della vita, senza troppi rimpianti.

Qui, io penso, sta la grande tristezza di Giacomo Leopardi: essere solo, cercare la solitudine e sapere già che si pentirà di questo suo modo di vivere. Oggi il mondo ha sperimentato la solitudine, dovendo combattere un male sconosciuto e pericoloso. La gente ha dovuto chiudersi nelle proprie case, stare lontano dalle persone care e perdere la quotidianità. Noi ragazzi in questa circostanza ci siamo chiusi in noi stessi più che mai, cercando di superare la tristezza e il vuoto, che abbiamo sentito dentro rifugiandoci in un

mondo virtuale, che sempre più ci allontana dalla realtà e dai rapporti con gli altri. L'unico modo che abbiamo per uscire da questo isolamento è quello di trovare in noi stessi la forza per affrontare questa situazione e per comprendere che anche quando siamo soli, abbiamo la possibilità di cercare il contatto e l'affetto delle persone. Per questo ora più di prima, possiamo comprendere Leopardi e sperare di superare la sua visione della solitudine e guardare alla vita con ottimismo, superando la paura di rimanere soli.

Giulia Rocca