La “grotta dell’Orrore” restituisce frammenti di storia…

di Fortunato Elia Petronaggi 2D

Lo scorso mese di marzo le Autorità Israeliane per le Antichità hanno annunciato al mondo una scoperta storica: il ritrovamento, nel deserto della Guinea, di frammenti dei Rotoli del Mar Morto, pergamene su cui fu trascritta la traduzione greca della Bibbia ebraica circa 2mila anni fa. Il ritrovamento è avvenuto nella cosiddetta “Grotta dell’orrore” che deve il suo nome al rinvenimento al suo interno di 40 scheletri umani durante gli scavi del 1960.

I frammenti ritrovati sono circa 80 e contengono testi biblici il cui stile di scrittura li fa risalire al I secolo d. C. Secondo gli esperti i manoscritti sono tratti dal libro dei 12 profeti in particolare delle parti dei profeti Zaccaria e Naum. Si pensa che siano stati nascosti dai ribelli ebrei circa 1.900 anni fa, dopo il fallimento della rivolta contro Roma avvenuta fra l’anno 132 e 136 sotto l’impero di Adriano. Già nel 1961 la grotta dell’Orrore è stata al centro di importanti ritrovamenti archeologici: in quell’anno, infatti, l’archeologo Yohanan Aharoni e il suo team trovarono altri frammenti del libro dei 12 profeti in greco e anche un papiro greco. Da allora non furono più trovati altri testi, ma la successiva circolazione di alcuni reperti sul mercato nero, ha spinto l’Autorità israeliana per le Antichità ad avviare la maxi operazione di scavo del 2017. I lavori, oltre ai Rotoli di periodo romano, hanno portato alla luce anche il corpo mummificato di un bambino avvolto in una coperta di circa 6mila anni fa, delle monete risalenti al periodo della rivolta ebraica e un cestino intatto del Neolitico che si pensa risalga a 10.500 anni fa.

Proprio nei giorni in cui su tutti i giornali rimbalzava la notizia dell’importantissima scoperta archeologica, nella nostra scuola abbiamo partecipato al PROGETTO ARCHEOLOGIA grazie al quale, nel corso del 1° incontro, un team di esperti archeologi di Sicilia antica di cui fa parte anche il nostro assessore Ausilia Cardaci, ci ha spiegato che l’archeologia non è il ritrovamento del reperto in sé, bensì la ricostruzione della storia attraverso quel reperto. In un secondo incontro invece abbiamo approfondito la conoscenza del territorio di Agira e della ricchezza che esso conserva dal punto di vista archeologico e storico. Numerosi sono infatti gli scavi effettuati nel nostro paese che hanno fatto riemergere il passato di diverse epoche storiche che vanno dal Neolitico, passando per il periodo greco-romano e arrivano fino al Medioevo. Sempre nel corso di questo incontro, abbiamo avuto inoltre la possibilità di diventare “archeologi per un giorno”: nel cortile antistante la scuola, è stata allestita infatti, la simulazione di uno scavo archeologico a cui abbiamo lavorato sulla base del “metodo stratigrafico” in base a cui, attraverso l’analisi dei vari strati del terreno, si giunge alla datazione del reperto ritrovato e alla successiva ricostruzione storica.

È stata un’esperienza davvero interessante attraverso la quale “siamo entrati nella storia” dal portone principale e abbiamo provato l’emozione unica che gli studiosi vivono quando riportano alla luce il fascino della storia dell’umanità.