GREEN BOOK

Di Francesca Busceti e Sabrina Attademo | 21 marzo 2021








Data di produzione: 2018

Regia: Peter Farrelly

Paese di produzione: Stati Uniti

Genere: biografico, commedia, drammatico, musicale

Lo trovate su: RaiPlay

“So If I'm Not Black Enough And If I'm Not White Enough, Then Tell Me, Tony, What Am I?”

Siamo nella New York degli anni ‘60, all'italo-americano Tony Vallelonga viene proposto un lavoro come autista e guardia del corpo per il famoso pianista afroamericano Dr Don Shirley. Con gli altri due componenti del trio musicale intraprende una tournée scendendo nel profondo Sud degli Stati Uniti. Già dal primo loro incontro emergeranno forti differenze tra i due: la finezza di Shirley si scontrerà con la rozzezza, la semplicità e l’ignoranza di Tony.

Tony è un ex buttafuori del Copacabana, nel quale fa numerosi incontri con esponenti mafiosi che cercano di coinvolgerlo in loschi giri. Emigrato italiano di seconda generazione, ricalca lo stereotipo dell’italiano molto legato alla sua famiglia, alle sue origini e al buon cibo. Poiché il suo cognome viene spesso storpiato dagli americani, i suoi amici utilizzano il soprannome - di cui va estremamente fiero - Tony Lip, per via della sua capacità persuasiva.

Nel quartiere in cui è cresciuto ha imparato che ogni occasione per far soldi e arricchirsi è buona: “quando hai da lavorare lavora, quando hai da mangiare mangia tutto”. Prova un’ enorme soddisfazione quando riesce a guadagnare qualche soldo giocando a carte, a dadi e partecipando a gare clandestine; per lui rubare significa farsi furbi e cogliere l’occasione che si presenta. Anche quando Shirley gli mette a disposizione tutti i suoi soldi per gli acquisti extra, preferisce rubare un’inutile giara solo per poter provare quell’ appagamento momentaneo.

Il suo personaggio affronta un cambiamento radicale dall’inizio del film: dal profondo razzismo che quasi lo trattiene dall’accettare il lavoro, affronta una fase di consapevolezza delle ingiustizie che le persone nere devono sopportare quotidianamente, fino a schierarsi dalla parte del Don e aiutarlo a farsi rispettare.

All’inizio del film è apertamente razzista: quando la moglie assume due idraulici neri per riparare la cucina, butta i due bicchieri da cui hanno bevuto. Ha enormi pregiudizi sulla comunità nera: pensa che i ragazzi che ha conosciuto durante la guerra ne rappresentino la totalità, il suo capo compreso. Per lui, i neri amano la musica jazz, mangiano solo porridge, cavolo nero e pollo fritto. Ha una considerazione molto bassa della loro cultura personale, eccetto di Shirley, che considera un genio. Pensa che gli altri autisti non sappiano nemmeno cosa significhi la parola “virtuoso”.

Lavorando per Shirley, si rende conto di tutte le discriminazioni che subiscono gli afroamericani e capisce che essere etichettato come “italiano, pizza, pasta” e sentire il suo nome storpiato non sono minimamente comparabili alle umiliazioni del suo compagno di viaggio. Dopo aver compreso ciò, si sente quasi in colpa e sottolinea spesso che gli dispiace, ma non è lui a fare le regole. Man mano che scendono a Sud, le discriminazioni diventano insostenibili anche per Tony, che decide di usare il suo privilegio di bianco per difendere, in ogni occasione, il suo amico.

Superiore sia culturalmente che intellettualmente a Tony, Shirley, invece, cerca di emulare la perfezione erroneamente rappresentata dall’uomo bianco e borghese. Non rispecchia lo stereotipo che Tony aveva tanto idealizzato di nero rozzo, sporco e rumoroso: odia mangiare con le mani, suona solo musica classica, indossa completi eleganti ed è molto ricco. In aggiunta alle discriminazioni razziali Shirley ne subisce anche per il suo orientamento sessuale. Distaccatosi dal prototipo di nero e dal prototipo di gay, ma essendo impossibilitato fisicamente dall’essere considerato bianco, Don si sente emarginato e solo in un mondo in cui sembra non trovare il proprio posto. Per colmare questo vuoto interiore trova conforto nell’alcool, che consuma ogni sera per alleviare il suo dolore.

È ferito profondamente dalle discriminazioni che subisce, ma le accetta passivamente reagendo in modo educato e sorridente, dimostrando di essere superiore sia moralmente che eticamente. Con l’idea che si possa vincere anche senza ricorrere all’uso della violenza, decide di intraprendere un tour musicale in un Sud ancora tanto razzista, per dimostrare ai ricchi spettatori che il suo talento prescinde dal colore della sua pelle.

“Il dottor Shirley è venuto qui perché il talento non basta, per cambiare il cuore della gente ci vuole coraggio“. Questo è quello che Tony, che agisce di istinto ed è notoriamente una testa calda, ammirerà maggiormente di lui.

Shirley infatti, lo sprona a migliorare da un punto di vista culturale: è lui che lo aiuta a scrivere correttamente le lettere d’amore alla moglie, che gli insegna a usare una dizione corretta e a non parlare in modo scurrile in occasioni formali. In cambio, Tony è la sua guida in un percorso di accettazione di sé grazie a cui capirà che mangiare il pollo fritto con le mani e apprezzare i piatti semplici non lo rende meno elegante, e suonare il jazz con un bicchierino di whiskey sul pianoforte non lo rende un pianista peggiore.

“Green Book” è il ritratto della società americana di quegli anni, una realtà razzista e omofoba in cui i ruoli sono prestabiliti: è la normalità che tutti i ricchi bianchi hanno un autista nero. In questo contesto, l’insolita coppia spicca tra la folla, e per assurdo il pianista di fama mondiale viene rispettato meno di un suo dipendente. Se gli altri autisti non possono entrare nelle sale ad assistere al concerto, ma devono rimanere fuori a giocare a dadi, Tony può scegliere perché bianco: “Loro non possono decidere se entrare o restare fuori, lei sì”.

Per tutti è normale usare la n-word, che compare addirittura nei testi ufficiali e nel “Green Book”, guida dei locali e resort accessibili ai neri. Spesso si tratta di posti squallidi e malfamati, in cui Shirley non viene visto di buon occhio per i suoi vestiti costosi.

Più il tempo scorre, più ci si sposta, e più le discriminazioni aumentano: così a Don viene vietato di usare lo stesso bagno dei bianchi, viene negata la richiesta di provare nel camerino di un negozio un completo che è intenzionato a comprare. Viene arrestato due volte dalla polizia: la prima è stato sorpreso in una sauna insieme a un altro uomo e Tony è costretto a intervenire per salvargli la carriera; la seconda viene portato in caserma perché in giro oltre l’ora del coprifuoco per i neri. Stavolta sarà obbligato a chiamare il senatore Robert Kennedy in persona, per non perdere il concerto. La pazienza di Don giunge al limite quando gli viene vietato di cenare nella stessa sala da pranzo del pubblico e dei colleghi bianchi.

Il film ci mostra un universo lontano e ormai superato, ma il razzismo sistemico è presente ancora oggi negli Stati Uniti e non solo. Fare i conti con il nostro passato è poco comodo, perché non ribellarsi contro un mondo che da sempre opprime le minoranze è ciò che siamo abituati a fare. Aprire gli occhi è il primo passo per allontanarci il più possibile dal mondo rappresentato in “Green Book”, e oggi, il 21 Marzo, è proprio il giorno per farlo.

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