E buongiorno a tutti, è mercoledì 15 Novembre e oggi parliamo della fine dell`impero Inca.
Verso la fine degli anni venti del 1800 Francisco Pizarro è un soldato di stanza nel nuovo mondo con la cariera ormai rovinata. Ha partecipato a due spedizioni disastrose per esplorare i territori dell`america centrale, la seconda delle quali si è conclusa con un recupero forzato di lui e di alcuni suoi commilitoni che non hanno voluto abbandonare la missione. Proprio durante il ritorno da questo enorme fallimento però Francisco viene a conoscenza, tramite alcuni indigeni che incontra sulla via di casa, dell'esistenza di una ricca città poco distante da dove hanno abbandonato la spedizione. Ma la sua fama è ormai rovinata e tutti prendono per pazzi lui ed i suoi compagni. L'ostinazione è però la caratteristica principale di Pizarro e dei suoi soci che decidono di chiedere direttamente aiuto alla corona spagnola. Il rozzo soldato trova a Corte un ambiente favorevole, grazie ai recenti successi di Hernán Cortés e riesce a convincere i regnanti del possibile successo dell'impresa che è venuto a offrirsi di guidare. È del resto una consuetudine della politica spagnola quella di incoraggiare ogni sorta di spedizione purché i suoi promotori provvedano a finanziarla personalmente. La Corona intervien con una ridotta partecipazione alle spese, per lo più alcuni cavalli e pochi cannoni e si riserva il quinto di ogni futuro provento. Nel gennaio del 1531, una audace brigata muove alla volta delle terre del Sud America. Si compone di poco meno di duecento uomini e dispone di sole tre navi, ma è animata da una forte determinazione. La prima città che visitano è Tumbez, quella di cui gli indigeni incontrati per caso alcuni anni prima gli hanno parlato. Ma la trovano distrutta. Nell'impero è in corso una guerra civile tra i fratelli Atahualpa campione di Quito e Huáscar, signore del Cusco e Pizarro pensa di approfittarne offrendo i suoi servigi ad uno dei contendenti per inserirsi nella lotta per il potere supremo. Non è facile, però, scegliere il partito giusto perché le notizie sono contrastanti e, nell'attesa di prendere una decisione, gli Spagnoli accolgono benevolmente le ambascerie di entrambi gli avversari. La guerra civile decide per loro, perché mentre sono ancora sul litorale Atahualpa ha ragione del fratello e diventa inevitabile confrontarsi con lui. Il nuovo sovrano ha la sua Corte a Cajamarca e gli Spagnoli sono costretti a scalare le Ande per giungere ad incontrarlo. Arrivano in vista della città il 15 novembre del 1532 e, dall'alto del colle che la sovrasta, hanno, per la prima volta, la visione dell'immensità delle forze che si dovrano affrontare: Atahualpa li attende con un esercito di più di trentamila uomini attendato nella pianura circostante. Pizarro decide di esplorare le intenzioni del sovrano e invia un'ambasceria composta da suo fratello Hernando e da Hernando de Soto. I due distinti cavalieri tornano impressionati dalla dimostrazione di forza e di disciplina delle armate peruviane, ma portano anche la notizia del prossimo arrivo di Atahualpa, previsto per l'indomani, nella città che, nel frattempo, gli spagnoli sono autorizzati ad occupare.
Memori delle esperienze di Cortés, gli avventurieri concepiscono un piano audace per prendere in ostaggio Atahualpa, consapevoli che il loro numero esiguo non gli permette di cimentarsi in una battaglia campale. La notte passa in preparativi e preghiere e il giorno successivo tutto è pronto per accogliere l'ignaro sovrano. Atahualpa entra nella piazza con un seguito ridotto composto da dignitari disarmati. È tanta la fiducia dell'Inca sulla superiorità delle sue truppe, numericamente soverchianti l'avversario, che non si aspetta di essere attaccato da un drappello di nemici. M il sovrano non ha fatto i conti con l'audacia degli Spagnoli.
L'attacco è preceduto da alcuni preliminari. Il domenicano Vicente de Valverde si fa avanti da solo nella piazza, con un interprete indigeno e pretende di illustrare ad Atahualpa i dettami della fede cristiana. Spega pomposamente che il suo signore, il Re di Spagna è il legittimo proprietario di quelle terre, in quanto investito dal sommo Pontefice e chiede che il sovrano del regno degli Inca si riconosca suo vassallo. Atahualpa, tra il sorpreso e l'indignato, chiede da dove vengano queste pretese e il domenicano gli mostra la Bibbia. L'inca gliela prende di mano e la guarda con attenzione, poi l'accosta all'orecchio e, non sentendo alcun suono (la parola di Dio), stizzito la getta per terra. Il religioso devotamente la raccoglie e comincia a gridare "È l'Anticristo! È l'Anticristo!".
Inizia così l`attacco. L'azione è talmente rapida ed inaspettata che gli Incas, tra l'altro disarmati, non sono in grado di opporre alcuna resistenza e cadono, schiere su schiere, sotto i colpi micidiali dei "conquistadores". Atahualpa viene catturato personalmente da Pizarro e trascinato all'interno di una costruzione, mentre la carneficina continua implacabile senza che l'esercito inca, privo di ordini, acenni ad intervenire. Quando scende l'imbrunire la tragedia è compiuta e migliaia di corpi giaciono nella piazza. Atahualpa nella speranza di salvarsi la vita offre un favoloso riscatto, in oggetti del prezioso metallo, pari a quanto possa essere contenuto nella stanza in cui è rinchiuso. Per ottenere questo risultato Atahualpa fa spogliare i templi del suo regno da ogni oggetto prezioso, ma ciò nonostante i suoi carcerieri, rinnegando la parola data, si rifiutano di lasciarlo in libertà ed a seguito a un processo sommario per tradimento decidono di giustiziarlo. Pensano infatti che stia riorganizzando le truppe per uccidere tutti gli spagnoli.
Il 26 luglio 1533 Atahualpa viene pertanto giustiziato nella piazza principale di Cajamarca con lo strumento della garrota. Dovrebbe, secondo la sentenza di morte, essere bruciato sul rogo, ma le modalità dell'esecuzione vengono mutate in seguito alla sua conversione in extremis e conseguente battesimo.
La conquista proseguirà con la presa del Cusco, la capitale inca strenuamente difesa da Quizquiz, il generale in capo delle armate di Atahualpa, che non potrà evitare la perdita della città. In questa fase saranno determinanti le defezioni alla causa degli incas di buona parte delle tribù soggette ai signori del Cuzco, che si schiereranno con l'invasore. Gli Spagnoli opereranno accortamente per alimentare queste rivalità e nomineranno dei sovrani fantoccio da dirigere per i loro fini, contando sulla fedeltà del popolo alle istituzioni incaiche.
E adesso qualche fatto accaduto oggi che non riusciamo ad approfondire ma che è giusto che sappiate.
Nel 1356 Simone Boccanegra viene eletto doge di Genova per la seconda volta. Morirà ancora in carica, probabilmente avvelenato, nel 1363
Nel 1869 l'armatore genovese Raffaele Rubattino, d'accordo con il governo italiano, acquista la baia di Assab nel Corno d'Africa. È il primo possedimento coloniale italiano.
Nel 1884 si apre a Berlino la Conferenza sul Congo che sancirà le regole internazionali per il commercio nell'Africa subequatoriale.
Nel 1955 viene inaugurata la Metropolitana di San Pietroburgo
E passiamo alla rubrica Frate Indovino.
Se siete nati oggi AUGURI! condividete il compleanno con:
Il direttore d`orchestra Daniel Barenboim (1942)
Lo stilista italiano Roberto Cavalli (1940)
L'imperatrice madre cinese Cixi (1908)
Se morirete oggi, sappiate che siete in buona compagnia, con voi ci sono:
Il matematico tedesco Giovanni Keplero (1630)
L`artista circense italiana Moira Orfei (2015)
L`attivista afroamericano Kwame Ture, nato Stokely Carmichael (1998)
E per oggi è tutto, se volete potete ascoltarci su tutte le piattaforme di podcast, i link li trovate nella pagine dei contatti. Vi lasciamo con qualche immagine dei fatti di oggi. Noi ci sentiamo domani, fate i bravi e stupite il mondo.