E buongiorno a tutti, è mercoledì 7 Dicembre e oggi parliamo dei martiri di Belfiore.
Siamo nel 1852 e Mantova fa parte del patrimonio della Casa d'Asburgo d'Austria dal 1707. Capitale di un piccolo ma assai ricco ducato, il cui territorio fu governato dai Gonzaga per quasi quattro secoli, la città presenta anche degli importanti vantaggi militari: tanto per la qualità delle fortificazioni, quanto per la posizione geografica, che consente di controllare il passaggio dal Veneto alla Lombardia, nonché un gran numero di passaggi sul Po. Mantova è infatti al centro della campagna napoleonica del 1797, di tutte le successive invasioni austriache sino alla resa di Eugenio di Beauharnais il 23 aprile 1814 a Heinrich Johann Bellegarde. Appare quindi logico che, a partire dal 1815, gli austriaci abbiano ridotto la città a una sorta di grande piazzaforte, forse la più grande del Regno Lombardo-Veneto. Con tanti militari in giro, essa si adatta a ospitare (nel castello di San Giorgio) un carcere di massima sicurezza per patrioti lombardi e veneti, incarcerati per la loro opposizione all'occupazione austriaca.
L'atteggiamento del governo austriaco subisce un forte indurimento dopo la sconfitta dell'esercito di Carlo Alberto, che comanda l'esercito sardo e truppe formate da innumerevoli volontari lombardi, veneti e di molte altre regioni italiane. In un solo anno, dall'agosto del 1848 all'agosto del 1849, vengono eseguite 961 impiccagioni e fucilazioni, inflitte oltre 4.000 condanne al carcere per cause politiche, effettuate numerose requisizioni dei beni degli espatriati, imposti pesanti tributi e imposte straordinarie alle popolazioni. La politica repressiva è operata direttamente dal feldmaresciallo Radetzky, governatore generale, ma fortemente sostenuta a Vienna dalla corte. Ciò non lascia spazio di ambiguità riguardo alle reali intenzioni della potenza occupante. Il clima è, se possibile, aggravato dalle due visite dell'Imperatore nel 1851 (21 settembre a Milano, Como e Monza, 3 ottobre a Venezia), che hanno mostrato come la politica del feldmaresciallo Radetzky non abbia ottenuto alcun successo nell'avvicinare le popolazioni e la nobiltà italiana al regime asburgico. In coincidenza con i falliti viaggi, il governatore generale plenipotenziario emette due proclami (21 febbraio e 19 luglio 1851) che decretano da uno a cinque anni di carcere duro per chi fosse venga trovato in possesso di scritti rivoluzionari, re-imponegono lo stato di assedio, e ritengono solidalmente responsabili le municipalità che ospitino, anche a loro insaputa, società segrete.
Come naturale, il malcontento, se possibile, cresce ulteriormente, e i patrioti riprendono a incontrarsi e organizzarsi segretamente. Si crea un movimento cospirativo articolato e policentrico, con la nascita di società segrete insurrezionali in tutto il Lombardo-Veneto. Una sezione si organizza a Mantova con una prima riunione del 2 novembre 1850 nella casa di proprietà dell'esule Livio Benintendi, ubicata nell'attuale via Chiassi al n. 10, amministrata in sua assenza dall'ingegnere Attilio Mori. A tale riunione costitutiva del comitato rivoluzionario partecipano venti patrioti, tra i quali, oltre al Mori, l'ingegnere Giovanni Chiassi, l'insegnante Carlo Marchi, Giovanni Acerbi, l'avvocato Luigi Castellazzo, Achille Sacchi, il medico mantovano Carlo Poma. L'ispiratore del gruppo è don Enrico Tazzoli, un prelato vicino al movimento mazziniano che ha contatti con figure notevoli dello stesso movimento quali Tito Speri (il protagonista delle dieci giornate di Brescia) e Angelo Scarsellini di Legnago di Verona. Il comitato insurrezionale mantovano stampa proclami, ha contatti con le cellule di Milano, Venezia, Brescia, Verona, Padova, Treviso e Vicenza, raccoglie denaro vendendo le cosiddette ‘cartelle del prestito interprovinciale’ organizzato da Giuseppe Mazzini per finanziare iniziative rivoluzionarie. Si tratta delle stesse cartelle che portano all'arresto del comasco Luigi Dottesio, impiccato a Venezia l'11 ottobre 1851. Alla sua esecuzione fa seguito, a fine 1851, l'esecuzione di don Giovanni Grioli, parroco di Cerese, arrestato il 28 ottobre per ordine del capitano auditore Carl Pichler von Deeben e condannato a morte il 5 novembre, per direttissima, per l'accusa di aver tentato di indurre alla diserzione due soldati ungheresi e di essere in possesso di scritti rivoluzionari.
Nel rinnovato clima repressivo, la polizia austriaca aumenta l'attività di vigilanza a Mantova e, il 1º gennaio 1852, il commissario Filippo Rossi trova una cartella di venticinque franchi del prestito mazziniano nel corso di una perquisizione in casa di Luigi Pesci, esattore comunale di Castiglione delle Stiviere. Pesci è, in effetti, sospettato di falsificazione di banconote austriache e, quindi, la scoperta giunge inaspettata. Eppure Pesci è membro di un folto centro cospirativo antiaustriaco operante nell'Alto Mantovano. Sottoposto a feroce interrogatorio, Pesci rivela che le cartelle provengono dal sacerdote don Ferdinando Bosio, amico di Tazzoli e professore di grammatica nel seminario vescovile di Mantova. Questi, arrestato a sua volta, dopo 24 giorni confessa e indica in don Enrico Tazzoli il coordinatore del movimento, ciò che ne consente l'arresto il 27 gennaio. A don Tazzoli sono sequestrati molti documenti, fra i quali un registro cifrato in cui ha annotato incassi e spese, con i nomi degli affiliati che hanno contribuito.
Tazzoli non cede agli interrogatori, condotti dall'auditore giudiziario Alfred von Kraus, ma la polizia austriaca riesce a decifrare il registro individuando la chiave del cifrario, che è il testo latino del Padre nostro. Questo consente alle autorità austriache di procedere all'arresto di Poma, Speri, Montanari e altri iscritti di Mantova, Verona, Brescia e Venezia. In totale vengono arrestati 110 patrioti, oltre a trentatré contumaci (fra i quali Benedetto Cairoli e Giovanni Acerbi). La polizia austriaca e il governo occupante sottopongono buona parte dei prigionieri a tortura. Molti confessano, altri muoiono prima di parlare. Pezzotto, ad esempio, sceglie di suicidarsi nella sua cella al Castello di Milano. Al termine furono 110 le persone rinviate a processo. Alfred von Kraus sostiene l'esistenza dell'associazione di Mantova e dei comitati delle altre province, i rapporti con Mazzini e gli espatriati in Svizzera, il tentativo di Montanari di mappare le fortificazioni di Mantova e Verona, un piano di Igino Sartena, patriota trentino, di attentare alla vita del feldmaresciallo Radetzky, un altro piano di catturare Francesco Giuseppe in occasione della sua visita a Venezia.
Il 13 novembre si riunisce un primo consiglio di guerra per giudicare don Tazzoli, Scarsellini, Poma, i tre veneziani Bernardo Canal, l'agente di commercio Paganoni e il ritrattista Zambelli, il negoziante milanese Mangili, il medico mantovano Giuseppe Quintavalle e don Giuseppe Ottonelli, parroco di San Silvestro, frazione del comune di Curtatone. E, infine, Giulio Faccioli, che pure ha collaborato. Sono tutti condannati a morte. La notizia, tuttavia, non viene subito resa pubblica, in modo da avere il tempo di eseguire la dismissione dallo stato clericale dei due preti condannati, Tazzoli e Ottonelli. Il problema non è semplicissimo, in quanto, in teoria, i sacerdoti possono essere giudicati unicamente dal foro ecclesiastico. E, infatti, quando, un anno prima, era stato condannato don Grioli, per rimarcare il proprio dissenso, il vescovo di Mantova, monsignor Giovanni Corti, aveva rifiutato il proprio assenso e il parroco di Cerese fu assassinato dal boia austriaco ancora in abito talare. In questo caso, tuttavia, gli austriaci fanno le cose con cura, ottenendo, per tempo, un ordine speciale di Pio IX, che sconfessa il vescovo. La dismissione dallo stato clericale avviene, quindi, il 24 novembre. Solo a quel punto, il 4 dicembre, gli austriaci danno ai dieci processati lettura della sentenza. L'intervento del vescovo potrebbe rappresentare una svolta della vicenda.
Egli, infatti, in cattedra dal 1847 al 1868, ha guadagnato grandi benemerenze presso gli austriaci, dopo che, nel marzo 1848, si è distinto nell'impedire che la sollevazione popolare pervenisse a cacciare gli austriaci dalla città, restando circoscritta all'organizzazione di una piccola guardia cittadina.
Il vescovo di Mantova tenta quindi un intervento, sostenuto anche da altri vescovi e dalla generale commozione che si è diffusa in tutto il Lombardo-Veneto. Il governatore generale Radetzky accetta unicamente di commutare la pena in otto-dodici anni di ferri in fortezza per alcuni patrioti condannati, ma conferma la pena per Tazzoli, Scarsellini, Poma, Canal e Zambelli. I governanti austriaci sono convinti di aver dato prova di una magnanimità cesarea. In realtà commettono un grande errore di valutazione politica, che segna la fine di ogni prospettiva di pacificazione delle province italiane. A rimetterci di più è l'immagine di Francesco Giuseppe, che comincia, appena ventiduenne, a essere indicato come "l'impiccatore": un marchio del quale non si libererà mai.
La mattina del 7 dicembre 1852 i cinque condannati sono condotti nella valletta di Belfiore, situata fuori Porta Pradella all'ingresso ovest della città, dove vengono impiccati.
Nel marzo 1853 saranno irrogate le ultime condanne contro i restanti ventitré cospiratori. Prima Tito Speri, Carlo Montanari e don Bartolomeo Grazioli, arciprete di Revere, verranno condannati a morte e impiccati a Belfiore il 3 marzo 1853. Ai restanti venti imputati la condanna a morte sarà commutata in vent'anni di reclusione. Più tardi verrà condannato Pietro Frattini, impiccato il 19 marzo. L'ultima delle esecuzioni avverà due anni dopo, il 4 luglio 1855, con l'impiccagione di Pietro Fortunato Calvi. Per somma ingiuria, e con gran dispetto alla pietà cristiana, il governo austriaco vieterà il seppellimento degli impiccati in terra consacrata.
E adesso qualche fatto accaduto oggi che non riusciamo ad approfondire ma che è giusto che sappiate.
Nel 1732 apertura della Royal Opera House al Covent Garden di Londra
Nel 1895 durante la campagna d'Africa Orientale: all'Amba Alagi 2.500 uomini, in gran parte Àscari, comandati dal maggiore italiano Pietro Toselli vengono annientati da 30.000 abissini comandati da Ras Maconnen
Nel 1982 negli USA viene eseguita la prima condanna a morte tramite iniezione letale
Nel 2000 a Nizza viene solennemente proclamata la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea
E passiamo alla rubrica Frate Indovino.
Se siete nati oggi AUGURI! condividete il compleanno con:
Lo scultuore e architetto italiano Gian Lorenzo Bernini (1598)
Il cantautore statunitense Tom Waits (1949)
Il cestista statunitense Larry Bird (1956)
Se morirete oggi, sappiate che siete in buona compagnia, con voi ci sono:
L`oratore romano Marco Tullio Cicerone (43 a. C.)
Il papa Innocenzo IV (1254)
Il poeta inglese Robert Graves (1985)
E per oggi è tutto, se volete potete ascoltarci su tutte le piattaforme di podcast, i link li trovate nella pagine dei contatti. Vi lasciamo con qualche immagine dei fatti di oggi. Noi ci sentiamo domani, fate i bravi e stupite il mondo.