(Breve) storia del comunismo
(Breve) storia del comunismo
L'idea di una società egualitaria in cui i beni sono condivisi esiste fin dalle prime società classiste. Le prime idee “comuniste”, che prevedono una condivisione egualitaria dei beni materiali, si trovano in Platone. Nel suo libro La Repubblica, egli immagina una società divisa in tre classi, i cui leader metterebbero in comune i loro beni.
Queste idee furono promosse anche da movimenti religiosi, in particolare dai dissidenti del cristianesimo. Uno di questi movimenti, il “Müntzerismo”, guidò la rivolta dei contadini del 1524. Allo stesso tempo, il pensiero utopico veniva alimentato da varie opere, tra cui l'Utopia di Thomas More, pubblicata nel 1516, e la Città del Sole di Tommaso Campanella (1602). L'idea che la proprietà privata sia fonte di ingiustizia si ritrova anche in scrittori illuministi come Jean Meslier, Étienne-Gabriel Morelly, Léger Marie Deschamps e William Godwin.
In Francia, sotto il Direttorio, Gracchus Babeuf guidò la Congiura degli uguali nel 1796. Sebbene si trattasse di un tentativo utopico (non esisteva ancora una classe sociale su cui basare una nuova società comunista), Babeuf avrebbe ispirato il movimento socialista sorto qualche decennio dopo, in particolare il blanquismo.
Ma il movimento comunista, che ha raggiunto storicamente dimensioni di massa, è legato al moderno movimento operaio, a partire dal XIX secolo. Fu la nascita del movimento operaio a spogliare le idee comuniste di ogni spirito utopico e a trasformarle in un programma di lotta.
I "padri fondatori" del marxismo, Karl Marx e Friedrich Engels, si sono battuti affinché la classe operaia avesse strumenti di emancipazione indipendenti dalla borghesia, come l'Associazione Internazionale dei Lavoratori - la Prima Internazionale - fondata nel 1864, il cui motto era: “l'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi”.
Dopo la scomparsa della Prima Internazionale nel 1871, i comunisti (all'epoca socialisti o socialdemocratici) si riunirono in una seconda Internazionale (l'Internazionale dei lavoratori), sviluppando partiti politici, associazioni operaie e sindacati affinché il proletariato avesse i mezzi per confrontarsi con la borghesia, mettendo a confronto i valori dei lavoratori e quelli dei capitalisti. In particolare, l'internazionalismo proletario e il nazionalismo borghese, riprendendo lo slogan del Manifesto comunista: “Proletari di tutti i Paesi, unitevi”.
Ma alla vigilia della Prima guerra mondiale, questi partiti socialisti si schierarono a favore della borghesia e della sua Union Sacrée, diventando fedeli servitori del grande capitale. Fu in Russia nel 1917 che la bandiera della rivoluzione sociale e dell'internazionalismo proletario fu innalzata dal proletariato russo guidato dal partito bolscevico fondato da Lenin, creando il primo stato dei lavoratori della storia. Con il regime minacciato dalla guerra civile, nel 1919 fu creata una terza internazionale (l'Internazionale Comunista) per riunire tutti gli entusiasti della rivoluzione russa, rompendo con la corrente socialdemocratica.
Poi, dopo il fallimento delle rivoluzioni tentate in altri importanti paesi europei, dopo la morte di Lenin, e anche a causa di alcuni gravi errori di direzione, lo stato operaio sovietico cadde nelle mani di uno strato burocratico composto da funzionari di partito e da amministratori statali sempre più distaccati idealmente e socialmente dalle classi operaie e popolari. Fu l'epoca delle stalinismo e del "socialismo in un paese solo", dello sterminio di tutti i vecchi bolscevichi e in particolare di quelli che con più determinazione si opponevano al regime burocratico e totalitario.
I comunisti rivoluzionari antistalinisti rivendicano l'appartenenza a quella rivoluzione operaia, nonostante la degenerazione burocratica del suo stato. I militanti rimasti fedeli alle idee della Rivoluzione d'Ottobre si sono stretti attorno a Leone Trotsky e agli altri oppositori di Stalin nella loro lotta contro lo stalinismo, che non è stato solo il becchino della Rivoluzione russa, ma anche del movimento operaio, con il conseguente declino della coscienza di classe.
Ma l'aspirazione ad una rivoluzione comunista continua a vivere.