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L’idea prende le mosse da una ricerca sull'antico Egitto svolta da una classe del primo anno scientifico, con la supervisione del docente di lettere, in vista di un contest interno all'istituto.
storia degli obelischi
Gli antichi egizi utilizzavano le stele generalmente a coppie per segnalare, con maggiore evidenza, il vano d’ingresso ai templi, di solito ricavato al centro del primo pilone, divenendo così parte di un complesso sistema a cannocchiale. Successivamente, In epoca romana, trasportati nella capitale o in altre città, molti obelischi sono stati riutilizzati in forma isolata. Nel Medioevo molti crollarono a causa di incuria e saccheggi o vennero abbattuti perché ritenuti simboli pagani. A partire dal Cinquecento sono stati recuperati e inseriti nel tessuto urbano. In particolare Domenico Fontana li ha adoperati come cardini su cui imperniare il sistema di collegamento visivo tra le principali Basiliche previsto dal Piano Sistino. Il lavoro si è concluso con l’elaborazione di una tavola sintetica sugli obelischi a Roma.
4 mosse
Il progetto proposto è risolto in quattro mosse: individuazione delle 13 stel(l)e-obelisco di Roma (in rosso); tracciamento dei principali sventramenti previsti dal Piano Sistino di Domenico Fontana e dai successivi incardinati sugli obelischi (in nero); collegamento sottotraccia degli obelischi isolati protagonisti degli invasi urbani (in bianco); sovra/sotto-scrittura della nuova costellazione urbana ai 12 fogli della Nuova Topografia di Roma di Giovanni Battista Nolli (176x208 cm, 1748) ove la separazione tra le tavole appare come una ulteriore griglia cartesiana. Molteplici i riferimenti: dalla Costellazione di Orione estrapolata dalla planimetria delle piramidi di Giza alla serie delle Costellazioni di Mirò (1940-1941), dalle categorie de Le città Invisibili di Calvino (1972) a La Città e le stelle di Arthur C. Clarke (1956).