PROJECTS & WORKSHOPS

La sezione raccoglie i risultati delle attività laboratoriali e dei progetti realizzati presso l’IIS via Roma 298 di Guidonia (RM) a partire dall’anno scolastico 2016-17 (le ville del 900 è stato svolto negli a.s. 14-15 e 15-16) nell'ambito del progetto st.Art |_over, ma anche quelli relativi ad altre iniziative messe in atto nello stesso periodo, suddivisi per categorie (Art, S3, Arch, Cross, Expo). 



ART Progetti metodologico/operativi per la didattica partecipata (2vl, sinapsi, duetti duelli e stalli, start blister), per la didattica outdoor integrata da supporti digitali (double desk trib[ut]e) e per la sperimentazione dei linguaggi contemporanei (verso retto).

Realizzata negli spazi esterni dell’IIS via Roma 298 di Guidonia, double desk trib[ut]e è un’installazione didattica effimera all’aperto ideata per svolgere lezioni sui banchi di scuola integrate da supporti digitali nelle quali i banchi sono lo strumento di un racconto che solleciti plurimi collegamenti trasversali. In risposta all’emergenza sanitaria, partendo dalle indicazioni fornite dal Ministero dell’Istruzione, lo scopo è far convergere azioni didattiche all’aperto, potenziamento delle didattiche digitali integrate, uso transitorio dei banchi doppi rimossi dalle aule. 

Il perdurare dell’emergenza nell’autunno 2020 ha portato a riflettere sulla possibilità di mettere in atto un progetto che potesse essere una possibile risposta alle necessità della lunga fase ibrida di transizione tra la didattica a distanza e il ritorno a quella in presenza e che, allo stesso tempo, fosse una sperimentazione spendibile nei prossimi anni.



2vl è una metodologia didattica messa a punto e sperimentata a partire dal 2014 (dall'a.s. 16-17 in forma strutturata) e finalizzata alla realizzazione di un supporto didattico digitale, un ipertesto autoprodotto ed upgradabile. Il programma di Storia dell’Arte, (es. opere, autori, movimenti), viene suddiviso in un numero di moduli pari a quello degli studenti. Ogni studente sceglie il proprio argomento approfondendolo attraverso webquest customizzato e predispone la relativa presentazione in ppt utilizzando un layout comune a tutte le classi. Il docente fornisce indicazioni generali (file pilota) e specifiche.

Il progetto consente agli studenti di attivare le competenze più alte (H.O.T.S.) come scegliere, decidere, interpretare, argomentare, giustificare, difendere, convincere, attraverso la produzione di un elaborato complesso e relativa presentazione, traguardo difficilmente ottenibile attraverso la lezione frontale o le verifiche orali e scritte. Il momento della presentazione si configura come sintesi tra azione didattica partecipata e verifica della performance.



L’idea nasce come spin off del metodo 2VL. Il docente, dopo aver illustrato il funzionamento del progetto, propone il primo tema attraverso la sua evoluzione nella storia dell’arte riportando degli esempi (repertorio iconografico), i possibili collegamenti trasversali con altri ambiti disciplinari e l’analisi  di 7 opere che affrontano il tema in modo esemplare. Uno degli studenti sceglie una delle opere, individua un nuovo tema da approfondire presente nella stessa, poi, la settimana successiva, racconta il suo lavoro, e così via come in una staffetta, fino a 53 temi (uno per ogni settimana dell’anno, un’opera al giorno). 

Pensato anche per fornire agli alunni uno strumento adeguato per muoversi con maggiore agilità ed originalità nell’orale dell’Esame di Stato, il progetto ha un carattere fortemente sfidante spingendo lo studente a mettersi alla prova nella realizzazione di un prodotto complesso la cui redazione necessita di una successione di scelte da compiere: individuazione delle fonti corrette, selezione delle immagini adeguate, redazione dei testi, stile di esposizione. 

I risultati del lavoro svolto sono stati sintetizzati in una successione lineare su tre piani nel corpo scala adiacente al corridoio espositivo Per ArtEM dell'IIS via Roma 298. L’allestimento propone così un’esperienza di storytelling tridimensionale a quanti transitano quotidianamente. La scelta è di raccontare la storia dell'arte seguendo un criterio tematico e non cronologico. 

Il progetto è stato replicato - opportunamente scalato per essere realizzato in un workshop di tre giorni (23,27,28/2/23) - coinvolgendo una cinquantina di studenti prevalentemente di classi quarte, suddivisi in cinque gruppi che hanno prodotto altrettante sinapsi trasversali.



Il sotto-progetto è il secondo spin off del 2VL, nato in corso d’opera di concerto con una classe particolarmente dinamica e attiva che ha accettato la sfida. Consiste nell’individuare confronti sincronici o diacronici tra autori, esplicitati sotto forma di duetti qualora gli stessi condividano tematiche e modalità espressive o di duelli se le scelte degli artisti risulteranno divergenti, mentre si ricorrerà allo stallo (alla messicana) nel caso in cui i tre affrontino lo stesso tema in contrapposizione reciproca. Andranno poi selezionate accuratamente le armi, cioè decidere su quale piano operare il confronto.

Effettuare confronti tra autori su un tema specifico utilizzando 2 o 3 opere è uno strumento utile per affinare capacità di analisi e sintesi. I confronti diacronici rivolti al passato consentono di integrare e ristrutturare conoscenze acquisite, rivolti al futuro di comprendere nessi e conseguenze; i confronti sincronici di contestualizzare l’operato dell’autore. Il tempo concesso per esporre ogni confronto è di 7 minuti, quello necessario, in media, per mangiare un cono gelato. 



II racconto delle storie nell'arte, suddiviso in 5 parti, dalle origini al contemporaneo, è contenuto in blister didattici: pagine strutturate per svolgere lezioni in classe e approfondimenti a casa sulle tematiche affrontate, anche con modalità interattiva. Ogni blister (pagina) include compresse formate da testo e immagine che approfondiscono uno specifico argomento. Nelle classi che partecipano al progetto ogni studente sceglie un’artista, lo approfondisce e poi carica i risultati sintetici del lavoro svolto in un sito predisposto, accessibile ai soli studenti, da utilizzare durante la lezione da svolgere insieme al docente. 

Il sito è stato strutturato in modo tale da consentire di compiere un percorso completo attraverso le diverse tematiche artistiche, delle quali evidenziare con chiarezza i nuclei fondanti, rendendo espandibili, all’occorrenza, gli approfondimenti. Alcuni argomenti sono proposti sotto forma di interazioni (task) esplicitate da discussioni in classe (talk) e autoverifiche a casa (check). La strutturazione è stata perfezionata di concerto con gli studenti che hanno fornito preziose indicazioni.  



Verso retto ha richiesto agli studenti di realizzare un oggetto artistico partendo da quanto appreso nel corso di Storia dell’Arte del Novecento. Il titolo fa riferimento al retto e al verso di un dipinto. Esclusi alcuni rari casi, il verso di un’opera non è mai accessibile alla vista. In questo caso, invece, è possibile vedere sia il retto che il verso poiché le opere sono contenute in 8 teche disposte di taglio. Un testo montato al di sotto di ogni teca, idealmente la sua ombra, offre una chiave di lettura che completa la relazione tra le due immagini: appunto il verso retto, cioè un testo disposto in verticale. 

Svolto prima singolarmente da ciascuno studente e poi portato avanti in 8 gruppi (4 per ogni classe) il progetto ha avuto una evidente connotazione intra-disciplinare, ma anche trans-disciplinare, affrontando il tema centrale del linguaggio dall’arte sì è arrivati alla letteratura, alla storia, alla psicologia, all’attualità, alla multisensorialità (anche con il supporto esterno di un ex-studente ipovedente per la realizzazione di un testo dattiloscritto in Braille).


s3

S3 Progetti, per lo più di gruppo, dalla marcata impostazione processuale, che indagano le possibili modalità operative di manipolazione della forma. Il sottotitolo è costituito, sempre, da tre parole che iniziano per S e che alludono ai contenuti pregnanti del progetto o alle azioni in esso messe in campo. 



L’idea è mediata da uno gioco letterario, Poesia travestita, ideato da Montale: far tradurre Nuove stanze in diverse lingue, per complessivi 10 passaggi, per tornare all'italiano, mutata e arricchita. Ai 3 gruppi sono stati proposti 3 temi: reticolare, orizzontale e verticale, uniformati dallo stesso tracciato. 4 le fasi dell’iter. Assoli: ognuno ha realizzato una composizione; duetti: ogni gruppo ha lavorato, in coppie, su un tema differente dal precedente; quartetti: 2 sottogruppi hanno operato sul terzo tema non ancora affrontato; ottetti: ogni gruppo è tornato sul tema iniziale modificato dai passaggi precedenti.

Il progetto è caratterizzato da un elevato grado di complessità gestita attraverso una strutturazione serrata che però non ha limitato la libertà espressiva. Agli studenti sono state fornite le informazioni necessarie allo svolgimento del singolo step, mentre il quadro generale è stato loro chiaro solo procedendo nell’iter progettuale che ha consentito ad ogni studente di contribuire ai tre risultati finali e, allo stesso tempo, di accettare le modifiche apportate al proprio lavoro.



Partendo dalla definizione di Michelangelo della scultura e cioè che si fa per forza di levare, è stato proposto un tema plastico-compositivo basato su operazioni sottrattive, dallo scavo alla scultura, partendo per tutti dallo stesso volume iniziale: un parallelepipedo con i lati l’uno doppio dell’altro come accade per il mattone standard, posizionato in modo differente per le 4 classi coinvolte. L’ottantina di composizioni sono state unificate in un solo elaborato: una zolla urbana dove ogni mattone si è trasformato in edificio. In questo modo gli studenti hanno operativamente preso contatto con l’arte astratta.

Il vincolo dimensionale e procedurale inizialmente imposto ha consentito di rendere confrontabili i risultati raggiunti e di sintetizzarli in un prodotto unico. Nessuna informazione è stata preventivamente fornita agli studenti su quest’ultimo passaggio perché le implicazioni architettoniche avrebbero condizionato e banalizzato gli esiti. Ciò ha garantito ai partecipanti massima libertà d’azione e la possibilità di vivere un gratificante svelamento conclusivo. 



Per la terza edizione di S3 alle tre esse corrispondono tre modalità di manipolazione della forma: somma, sottrazione, suddivisione. Gli 80 studenti hanno lavorato su un unico volume: un semi-cubo suddiviso in moduli. Ognuno ha scelto uno dei 27 moduli disponibili per realizzare la propria composizione, sapendo già di dover poi lavorare in gruppo. Il risultato finale sottolinea il valore di dettaglio architettonico dell’oggetto nel quale i differenti progetti si configurano come moderni fregi e bassorilievi o sculture in nicchie. Il titolo è desunto da una raccolta di poesie di Nanni Balestrini, da poco scomparso.

Il progetto ha spinto gli studenti a compiere una significativa esperienza di lavoro in condivisione dovendo confrontare ed integrare la propria proposta con quella degli altri componenti del gruppo facente capo allo stesso modulo. È stato necessario argomentare e motivare le proprie scelte, ma anche comprendere ed accettare le altrui.  La durata annuale del progetto ha consentito di approfondire e affinare il prodotto in ragione di una opportuna sintesi finale.



Il progetto, ri-tarato per la DAD, prende spunto dalla serie di Mirò Le Costellazioni, 23 tempere collegate da una procedura surrealista. La prima classe ha scomposto Composition XIII di Van Doesburg selezionando delle linee di taglio su un quadrato (nero, bianco o grigio) per poi passare i ritagli alla classe successiva che li ha utilizzati per una composizione (su uno degli altri 2 colori) e ha tagliato l’ultimo quadrato sovrapponendolo al lavoro appena realizzato e così via per nove volte, fino a tornare alla prima classe. L’esecuzione è delegata ad una macchina da taglio a controllo numerico.

Il progetto era stato pianificato per essere svolto in aula da nove classi secondo un processo circolare di trasmissione dei risultati da una classe all’altra. Sopraggiunta l’emergenza sanitaria è stato rimodulato per essere svolto a distanza. Più che a una semplificazione si è proceduto ad una ridefinizione delle modalità di trasmissione di comandi e informazioni e ad una riduzione dei tempi di esecuzione anche tali da garantire la partecipazione a studenti con gravi disabilità.  



A studenti del primo e secondo anno è stato proposto un progetto grafico che esula dal programma dell’anno: presentate dodici opere dello scultore inglese Henry Moore e spiegate le peculiarità innovative della sua produzione plastica, si è introdotto il concetto di mesh poligonale, il reticolo che in computer grafica e geometry processing definisce un oggetto nello spazio (composto così da vertici, spigoli e facce).  Ogni studente ha scelto una delle opere proposte e l’ha sintetizzata attraverso una mesh bidimensionale. Successivamente ha personalizzato l’elaborato con il colore. 

Il progetto, svolto in dad, ha consentito agli studenti di conseguire obiettivi significativi in un tempo ridotto: attraverso il disegno familiarizzare con l’arte del Novecento in forma operativa; comprendere, in modo semplice e diretto, come un programma di modellazione solida restituisca un volume complesso; ottenere una gratificazione per il risultato ottenuto attraverso le proprie scelte. Per l’elaborazione alcuni studenti hanno adoperato un programma di grafica digitale.  



L’esperienza proposta a due classi, una terza e una quarta scientifico, è costituita da due momenti distinti. All’inizio dell’anno ogni studente realizza una cornice aperta usando la prospettiva in forma intuitiva, collocandola in una delle 4 posizioni proposte. Successivamente, approfonditi alcuni argomenti della storia dell’arte, la cornice aperta, immaginata come una mano socchiusa a cannocchiale davanti all’occhio, è utilizzata per inquadrare un’immagine scelta liberamente, ma seguendo specifiche restrizioni per rendere coerente il risultato finale con le regole dell’ottica e della prospettiva.  



Il programma di disegno del terzo anno prevede lo studio della prospettiva. Prima di approfondire le regole che la caratterizzano e le connessioni con la pittura del Quattrocento, si propone agli studenti un’esperienza grafica che consente di realizzare una prospettiva del tutto corretta e anche di una certa complessità avvalendosi esclusivamente di quanto già si conosce della geometria proiettiva e delle proprietà geometriche delle figure piane.



L’ombra della luce ha coinvolto tre classi quarte che hanno affrontato nel primo trimestre la teoria delle ombre. Il risultato auspicato è quello di dare forma plastica all’ineffabile consistenza di luce e ombra. Individuate le ombre portate a terra dai solidi, le linee di costruzione definiscono 2 volumi: l’ombra (opaco) e la luce (traslucido). Il processo è realizzato con un programma di modellazione che consente di ottenere una corrispondenza tra ora giorno e mese e ombra prodotta, potendo così attribuire un significato concreto all’operazione: ricordare uno specifico evento.

Il progetto ha durata triennale. Nell’a.s. 21-22 sono state realizzate, a partire dal prototipo elaborato dagli studenti, tre opere plastiche in cls armato in collaborazione con la Buzzi Unicem. Gli studenti sono stati coinvolti in tutte le fasi esecutive della realizzazione dei manufatti di medie dimensioni che sono stati installati negli spazi esterni dell’istituto e nei giardini della Buzzi Unicem di Guidonia. Un PCTO è stato attivato presso l'Archivio storico dell'Aeronautica Militare in funzione della realizzazione di un quarto manufatto presso l'aeroporto militare di Guidonia. 



Il progetto biennale parte dall’opera di Sol LeWitt Incomplete open cubes del 1974 ed è stato proposto ad una terza scientifico. Gli studenti sono stati introdotti alla Minimal Art e alla Conceptual Art e alle peculiari connessioni dell’opera con il calcolo combinatorio. Il disegno dei 122 casi in assonometria (5 per ogni studente) e in prospettiva ha consentito di determinare lo scenario di partenza e i presupposti per il lavoro da svolgere insieme ad altre 2 classi nell’anno seguente, cioè l’individuazione di nuove serie di cubi aperti incompleti a partire da presupposti differenti da quelli dell’opera dell’artista statunitense. 

L’elaborazione dell’idea di partenza ha raggiunto imprevedibili quanto inediti risultati. Il progetto è stato portato avanti in collaborazione con i docenti di matematica, in particolare per lo sviluppo del calcolo delle combinazioni possibili attraverso grafi e algoritmi. Il processo di elaborazione spaziale è stato svolto interamente utilizzando un programma di modellazione 3D (SketchUp) che gli studenti hanno già iniziato a praticare svolgendo altre attività.



ARCH Progetti architettonici che spaziano dalla progettazione tipologica degli interni (Aula 3.1 e 1/2) a quella delle abitazioni (re-housing, co-housing, le ville del 900), dalla elaborazione di modelli di rigenerazione urbana (Starter) a utopiche dislocazioni e ibridazioni (accoppiamenti giudiziosi). 



Il progetto, più che prefigurare formalmente un’immagine accattivante, mira a individuare un processo progressivo, flessibile e connettivo che costituisca una prima possibile risposta, replicabile e scalabile, alla richiesta di ipotizzare un modello di cultural business applicato ad un caso-studio romano, nel quale le quattro categorie Home, Place, Community e Innovation, oltre a costituire un presupposto generale siano declinate in successione diacronica. TIB RO-LAB ha vinto il RO-LAB | ROME LIVE ART LAB bandito da Fondazione Mondo Digitale e dall’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma. 

Il complesso iter progettuale di circa 6 mesi, a cavallo del lockdown imposto dal covid 19, ha consentito agli studenti di compiere un percorso formativo tanto impegnativo quanto diversificato e ricco di occasioni per sviluppare nuove competenze trasversali e digitali (dalla produzione di videoperformance alla web-grafica). Con il supporto di docenti ed ex-studenti, dal campo dell’arte e dell’architettura si è sconfinati nell’urbanistica e in ambiti socio-economici.



Il progetto è uno dei nove dalla quinta edizione del workshop di progettazione: una full immersion di tre giorni. Il seminario lavora su materiale noto, architetture e opere d’arte, procedendo con azioni di ibridazione e contaminazione. Lo strumento operativo adoperato per la realizzazione delle proposte è il fotomontaggio. Si procede con decontestualizzazioni e dislocazioni di frammenti urbani partendo da immagini digitali di facile reperimento in rete utilizzando il tessuto di Roma come terminale d’innesto. Gli accoppiamenti sono giudiziosamente realizzati per similitudine o per contrasto.  

Suddivisi in tre gruppi (Pantheon Reloaded, Archybrid, Campo Marzio MMXX), gli studenti hanno individuato temi specifici di decontestualizzazione e dislocazione, stampato e ritagliato le immagini recuperate in rete e, come già fatto da dadaisti e surrealisti, realizzato diversi fotomontaggi. Successivamente si è passato all’acquisizione digitale delle immagini che hanno subito una postproduzione utilizzando programmi di grafica.     



L’ipotesi progettuale ha per oggetto la ridefinizione dello spazio della propria abitazione. Valutare le caratteristiche della futura utenza è la premessa essenziale (solo uno studente su cinque ha scelto di mantenere lo stesso nucleo familiare mentre gli altri hanno optato per soluzioni più dinamiche). Per ogni proposta si individuano prima le attività da svolgere e le necessarie attrezzature, poi la tipologia di progetto: soft, medium, hard. Molti hanno preferito quest’ultima che consente, attraverso provocatorie addizioni volumetriche, di innescare sorprendenti relazioni con il contesto consolidato.

L’esperienza consente allo studente di prendere dimestichezza con la progettazione architettonica partendo da ciò che si conosce meglio: la propria casa, che viene prima ri-disegnata in scala e poi ri-pensata. Il lavoro, portato avanti con il supporto di due docenti di potenziamento, è sinteticamente riassunto da 43 schede che evidenziano la poliedricità delle proposte. Le scelte effettuate sulla futura utenza fanno emergere, implicitamente, significative scelte di vita. 



Gli studenti, suddivisi in piccoli gruppi, hanno progettato la propria residenza collettiva collocata all’interno di un edificio esistente, un incompiuto, già oggetto di indagine per la propria tesi di laura da parte di un ex-studente dell’istituto, oggi architetto. Nel suo progetto le residenze non sono state approfondite per consentire ai futuri utenti la definizione quantitativa e qualitativa degli spazi abitativi. Gli studenti, nel ruolo di progettisti/utenti, hanno scelto in quale punto dell’edificio collocare il proprio intervento, accettando l’invito ad estroflettere l’appartamento verso l’esterno.

La scelta dell’edificio - particolarmente adeguato per configurazione - non è stata casuale. Si trova infatti lungo il percorso che congiunge Guidonia al centro di Roma: un invito ai ragazzi del quinto anno a «lasciare il nido». Il progetto è stato portato avanti dai 6 gruppi delle due classi durante l’anno. Ad ogni avanzamento ha corrisposto una revisione. I risultati sono stati aggiornati volta per volta su 2 assonometrie stampate a grande scala ed appese in ciascuna classe.



Nelle prime due edizione del Workshop di progettazione gruppi di studenti e docenti hanno proposto varianti volumetrico/strategiche ad un progetto di massima di ampliamento del complesso scolastico redatto da docenti e tecnici comunali. Per la terza edizione, scendendo di scala fino all’aula, si cercano alcune prime risposte ai molteplici bisogni degli studenti interpolando i desiderata degli stessi e i risultati delle ricerche attualmente in corso sul tema dell’aula tipo (aula 3.1), fino ad un progetto pilota di adeguamento dell’esistente alle mutate esigenze delle dinamiche scolastiche.

I 18 studenti sono stati suddivisi in due gruppi costituiti da un team leader e 4 coppie che hanno affrontato 4 tematiche di approfondimento. Il primo gruppo ha utilizzato il web per recuperare informazioni sullo stato dell’arte delle ricerche svolte sul tema dell’aula. Il secondo gruppo ha approfondito gli stessi ambiti, ma in relazione ai desiderata degli studenti, senza ricorrere alla rete. Poi le coppie omologhe hanno confrontato i risultati. Dalla sintesi ha preso corpo il progetto-tipo dell’aula. 



Il progetto prevede un approfondimento sull'architettura del Novecento mediato dal ri-disegno di quattro edifici unifamiliari. Gli studenti, suddivisi in piccoli gruppi, dopo aver studiato le opere dei maestri del Movimento moderno nel corso di Storia dell'Arte (V anno), individuano quattro case unifamiliari tra i capolavori del Novecento e acquisiscono informazioni e un’adeguata documentazione grafica riguardanti l'architettura prescelta. Successivamente realizzano gli elaborati tecnici, prima a matita e poi a china, prevalentemente in scala 1:100.  

Il ri-disegno dell’architettura, cioè la restituzione in scala degli elaborati come piante, prospetti, sezioni, assonometrie, spaccati e prospettive di un edificio, è uno straordinario strumento per familiarizzare con il manufatto architettonico, per comprendere quali siano le geometrie che lo sottendono, le scelte progettuali e, in un certo senso, i suoi segreti. Alcuni approfondimenti sono stati effettuati realizzando un modello digitale poi renderizzato. 



CROSS Progetti che prevedono sconfinamenti transdisciplinari, sia per le modalità operative messe in campo che per le tematiche affrontate: dalla letteratura (workshopen) alla storia (la città e le stel(l)e) alla comunicazione istituzionale (logo dell'IIS via Roma 298). 



WorkShOpen è un progetto, finalizzato alla realizzazione di un sito internet, svolto da un gruppo di 40 studenti del triennio liceale, sotto la guida di tre docenti provenienti da ambiti disciplinari differenti. L’oggetto d’indagine e rielaborazione è il testo di Calvino Le città invisibili. Il lavoro si è svolto collegialmente in due fasi preparatorie con interventi di esperti e analisi del testo e poi suddiviso in seminari operando, coerentemente con il carattere di opera aperta del testo, scegliendo come prima mossa di aggiungere alla struttura del romanzo un nuovo capitolo (una categoria, cinque città e due dialoghi). 

Presupposto essenziale è stato coinvolgere esperti esterni solo nella fase preliminare e docenti provenienti da ambiti differenti da quelli letterari per i seminari.  Il risultato dell’analisi del testo svolta dagli studenti, oltre a fornire numerosi spunti per il lavoro da svolgere, in particolare per la scrittura delle «Città multiple», riassunto in un’unica tavola (light box) ha acquisito un’imprevista autonomia, la cui immagine finale rimanda alle esperienze della poesia visiva e all’arte concettuale.   



Cortometraggio vincitore del VIII CONCORSO “MATTEOTTI PER LE SCUOLE” 2022-23 Ricordare Giacomo Matteotti e la sua testimonianza di libertà e di democrazia, indetto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito - Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico, dalla Fondazione Giacomo Matteotti - ETS e dalla Fondazione di Studi Storici Filippo Turati Onlus. 

Questa la motivazione espressa dalla giuria: L’audiovisivo è opera corale che coinvolge tre classi nella realizzazione del video, della durata di 3’ e 04”. Il filmato si segnala, in primo luogo, per l’efficace ambientazione nei luoghi matteottiani romani (dalla casa di via Pisanelli al “Ponte” Matteotti, di forte valenza simbolica) e poi per il ritmo serrato della narrazione, oltre che per l’eleganza formale delle riprese e il montaggio che esaltano anche le capacità interpretative dei giovani attori. Emerge, al di là del contesto drammatico, forte e chiaro il messaggio pacifista matteottiano in relazione alla lettera della Carta costituzionale.



Cortometraggio menzione speciale alla IX edizione del concorso Tracce di memoria indetto dalla Rete degli Archivi per non dimenticare, l’Archivio Flamigni, la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura e il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Questa la motivazione espressa dalla giuria: Per la capacità di narrare nel video i fatti e le emozioni legati agli omicidi dei tre membri delle forze dell’ordine tutti avvenuti nell’arco di un mese del 1979 nel quadrante est della capitale. Nella parte finale viene proposta la realizzazione di tre meridiane rotte per ciascuna delle vittime, da collocare in un’area a verde del quartiere romano di Torre Spaccata. Un’idea originale e molto suggestiva di cui si auspica la realizzazione. 



L’idea prende le mosse da una ricerca sugli obelischi svolta da un primo scientifico, con la supervisione del docente di lettere, in vista di un contest interno all'istituto. Dopo aver analizzato la storia delle stele egizie e le modificazioni d’uso avvenute nei secoli successivi, la classe ha realizzato un progetto su quelli di Roma: individuazione delle 13 stel(l)e-obelisco; tracciamento degli sventramenti del Piano Sistino e dei successivi incardinati sugli obelischi; collegamento sottotraccia degli obelischi isolati; sovra/sotto-scrittura della nuova costellazione urbana sui 12 fogli della planimetria del Nolli.

Il lavoro di ricerca sugli obelischi è stato portato avanti utilizzando il layout predisposto per  il progetto 2vl per abituare gli studenti alla metodologia utilizzata a partire dal terzo anno. Scelti tanti approfondimenti quanti sono gli studenti, ognuno ha effettuato specifiche ricerche nel web poi sintetizzate in una scheda. Concluso il lavoro ognuno ha esposto il risultato raggiunto. Il file di sintesi finale è ora utilizzato dalle classi prime per lo studio di questo argomento.  



Il logo è il risultato di uno dei seminari del quarto workshop di progettazione. Il logotipo è individuato semantizzando il segno grafico in sette mosse. Identità istituzionale: riunire i tre poli dell’istituto. Identità paesaggistica: registrare la geomorfologia dei luoghi. Identità urbana: reinterpretare la nuova porta di Guidonia. Identità storica: ricordare la tripartizione della Triade Capitolina. Identità fondativa: rimandare alla fondazione di Guidonia (città dell’aria). Identità culturale: suggerire che l’istruzione può essere veicolata via cinema. Identità cromatica: usare una tavolozza di colori tratti dall’Iris Sabina. 

I partecipanti al seminario durato tre giorni, hanno avuto la possibilità di prendere dimestichezza con il mondo della grafica. Il risultato auspicato  è individuare un logotipo sufficientemente sintetico, ma che rimandi al carattere dell’istituto. In tal senso gli studenti sono stati spinti a riflettere sul concetto di identità declinato in relazione alle caratteristiche della scuola che vivono giornalmente e del territorio che abitano.  



EXPO AllestimentI, in particolare PerArtEM, lo spazio espositivo realizzato nei locali dell'istituto, interamente dedicato a raccogliere gli esiti dei lavori svolti dagli studenti. 



PerArtEM è uno spazio espositivo permanente dedicato ai lavori realizzati dagli studenti nel corso dei laboratori svolti. Un racconto per immagini di un percorso che va dal sapere al saper fare, dalla progettazione alla realizzazione, dall’idea all’oggetto. Nel corridoio principale, attrezzato con una struttura in legno che fa da supporto ai pannelli espositivi, vengono collocati gli elaborati realizzati nell’anno scolastico appena concluso, mentre i lavori precedenti sono riallestiti negli altri corridoi. Il giorno dell’inaugurazione i partecipanti ai laboratori si incontrano in aula magna per condividere i risultati raggiunti. 

Nel mese di maggio, tra un allestimento e l’altro, lo spazio rimane a disposizione per ulteriori attività espositive. Nel giugno del 2019 tutto il piano terra è stato colonizzato da quanto prodotto nell’arco di tre anni; l'idea è quella di proporre un utilizzo alternativo per lo "space in between". Due spunti di riflessione: nell’arco di 5 anni nessun pannello espositivo, nessun oggetto è stato manomesso o imbrattato da scritte; l’istituto non ha un indirizzo artistico.