Chi è il Dio unico del Vecchio Testamento

I convegnisti alla Risiera di San Sabba a Trieste

Oggi ci occuperemo di un problema veramente arduo: Yhwh, il Dio unico degli Ebrei, quello dell’Antico Testamento, è anche il Padre di Gesù, cioè il Dio del Nuovo Testamento? La risposta è positiva per san Paolo secondo cui in Gesù Cristo si era rivelato il Dio di Abramo, il Dio dei propri antenati (F.Vouga, Introduzione al Nuovo Testamento, a cura di a cura di D. Marguerat, ed. Claudiana Torino, 2004, 160).

Vi avverto subito che vi creerò un po’ di dubbi e di sconcerto, facendovi forse scoprire per la prima volta che in realtà la Bibbia non è affatto come ci è stata sempre trasmessa, dove tutto sembra lineare e granitico dentro una struttura che ci dà sicurezza e tranquillità, per cui la maggior parte di noi dà per scontato che il Dio unico dell’Antico e del Nuovo Testamento sia sempre Yhwh (nome impronunciabile per gli ebrei, sostituito da Adonai, cioè Signore in base alla traduzione della parola greca Kyrios, oppure Hashèm, cioè il Nome). Inoltre, ci è stato anche insegnato che, al di fuori di questo unico Dio, nella Bibbia tutti gli altri che sembrano dèi sono in realtà solo idoli, ulteriormente declassati a demoni col cristianesimo.

Ora, per prima cosa, dobbiamo essere consapevoli che la Bibbia è stata insegnata per secoli da persone che normalmente non sapevano leggere l’ebraico, e la maggior parte di noi pecore ha sempre seguito docilmente questi pastori ingoiando tutto ciò che ci raccontavano, con l’aggravante di non esserci presi nemmeno la briga di leggere tutta la Bibbia almeno in italiano: in pratica, per secoli, gente che non sa quasi nulla ha insegnato a gente che non sa nulla. Oggi, studiare il testo biblico in italiano e poi pretendere di insegnarlo agli altri senza aver prima preso in considerazione il testo originale ebraico, è considerato roba da dilettanti.

Cominciamo allora a leggere l’inizio della Bibbia in italiano (Gn1,1): “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Ovviamente pensiamo che, se andassimo a leggere l’originale in ebraico, troveremmo la parola Yhwh (o il suo sostituto usuale Adonai, o Hashèm), e quindi: Bereshit (Nel principio) barà (creò il cielo e la terra) Yhwh (Dio). Invece, con somma sorpresa, troviamo scritto: Bereshit barà Elohim (In principio – creò il cielo e la terra - Elohim). La Bibbia non dice affatto che è stato Yhwh a fare alcunché: ad agire sono stati l’Elohim o gli Elohim (perché, qualunque cosa questo nome significhi, Elohim è plurale di Eloha), mentre il verbo barà è al singolare. Dunque, un soggetto al plurale col verbo al singolare. E questo succede già nella prima riga della Bibbia. Ma allora siamo proprio così sicuri che la traduzione italiana da sempre propinataci sia corretta? Siamo cioè certi di essere davanti alla stessa persona (Yhwh singolare = Elohim plurale), o dobbiamo pensare che Yhwh e Elohim sono soggetti diversi?

A questo punto, non essendo mai stati sfiorati finora dal dubbio, sentir dire papale papale che Yhwh e Elohim non s’identificano, come ben spiega Mauro Biglino, traduttore dall’ebraico della Bibbia, nel suo intrigante libro La Bibbia non parla di Dio, ed. Oscar Mondadori, 2016, ci lascia piuttosto sconcertati, e forse anche con la curiosità di saperne un po’ di più.

In effetti, fa notare questo autore, se prendiamo la versione italiana della CEI (cioè la versione ufficiale della Chiesa cattolica), quando in ebraico c’è Elohim (plurale), si trova sempre la parola “Dio” (singolare), per cui ancora oggi autorevoli teologi continuano a dire che Dio è chiamato nella Bibbia col termine più comune di Elohim (ad es. Ravasi G., Mosè e la presa della mano di Dio, “Famiglia Cristiana”, n.41/2018, 96; Malnati E., Maschio e femmina li creò, “Vita Nuova” n. 4825/2018, p. 10). Quando nella Bibbia ebraica c'è la parola Yhwh, in italiano si trova sempre la parola “Signore”.

Evidente che, con simile traduzione (Elohim = Dio; Yhwh = Signore; e per noi Dio = Signore) noi continuiamo a credere che i due siano sempre la stessa persona divina, visto che così da sempre ci è stato insegnato dal magistero, l’unico legittimato a interpretare autenticamente la parola di Dio per i cattolici (Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, Dei Verbum del 18.11.1965, § 10).

Allora, la prima domanda da farsi è: ma quando salta fuori nella Bibbia, per la prima volta, questo benedetto Yhwh che noi identifichiamo sempre con l’unico Dio, col Dio-Padre così misericordioso di Gesù, ma che – ad esempio,- in Es 15, 3 tanto misericordioso non appare visto che viene esaltato col titolo di “uomo di guerra”?[1] Salta fuori appena in Gn 2, 4 (tradotto nella versione CEI: “Nel giorno in cui il Signore Dio -  nell’originale Yhwh Elohim - fece la terra e il cielo…”). È chiaro che così siamo sempre convinti che stiamo parlando del nostro unico Dio. Ma in tutto il primo capitolo della Genesi, ad esempio in Gn 1, 21 (Dio fece gli animali), in Gn 1, 26 (Dio fece gli uomini a sua immagine e somiglianza, maschio e femmina li creò), in Gn 22, 1 (Dio mise alla prova Abramo), e in innumerevoli altri casi, il soggetto non è mai Yhwh: chi fa qualcosa è sempre e solo Elohim.

Per sostenere allora l’identità fra Elohin e Yhwh, e per cercar di spiegare ai più curiosi, digiuni di ebraico, come mai la stessa parola Elohim sarebbe usata nella Bibbia indifferentemente sia per l’unico vero Dio sia per tanti altri falsi dèi, sono state date alcune spiegazioni:

(1) quando il verbo che accompagna il plurale Elohim viene usato al singolare s’intende il Dio vero, quando è usato al plurale ci si riferisce alle divinità pagane, falsi dèi, dèi inerti fatti di pietra; 

(2) siamo davanti a un plurale maiestatico (es. Dizionario enciclopedico della Bibbia, ed. Borla Città Nuova, Roma, 1995, vol.2, voce Elohim, 474: Elohim è il plurale grammaticale di Eloah, ma è un plurale di eccellenza. Elohim pertanto non indica una pluralità di dei ma il Dio per eccellenza);

(3) siamo davanti a un plurale di astrazione (Yhwh-Elohim singolare è Dio vero che prevale sugli altri dèi- elohim).

Possiamo subito confutare la prima spiegazione (la n. 1), che non regge, perché:

a) se leggiamo l’inizio della Bibbia (Gn 1, 1) sta scritto che Elohim (plurale) fece (verbo al singolare) la separazione fra cielo e terra. E qui la spiegazione potrebbe reggere.

b) Però in Gn 20, 13 dove Abramo dice che Dio lo ha fatto girovagare, il verbo che accompagna Elohim (Dio) è al plurale (così dice Mauro Biglino, ed io, che non so leggere l’ebraico, non ho motivo di dubitare che lui lo sappia, visto che ha tradotto vari libri della Bibbia per le edizioni San Paolo), quindi dovrebbero essere stati i falsi idoli di pietra ad aver fatto girovagare Abramo. Ma non ci è stato insegnato così.

Inoltre la spiegazione del verbo al plurale e al singolare non regge neanche leggendo il Salmo 81 (82), che così viene normalmente tradotto in italiano (cfr. ad es. nella Bibbia del Gruppo editoriale l’Espresso, 2005, vol. II, 1305): «Dio presiede l’assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi» (versetto 1), e dice: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo (v.6), ma certo morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti (v.7)». Non vi sembra già strano che con l’unico vero Dio ci siano altri dèi (Elohim), poi comunque destinati a morire come tutti gli uomini? È vero che lo stesso san Paolo sosteneva che nel cielo coesistevano tante divinità, anche se per noi conta Una soltanto. Che ci fossero anche altre divinità era allora un fatto assodato (1Cor 8, 4-5). Dunque, non siamo proprio nel monoteismo più radicale perché era diffusa la credenza che esistessero altri dèi. Se però leggiamo la Bibbia Interconfessionale, adottata dai salesiani, ed. LDC e al., 2007, 815, l’ostacolo è aggirato, tutto è stato normalizzato per noi cristiani, visto che si traduce: Dio prende la parola nell'assemblea e si rivolge ai “capi delle nazioni”. Non ci sono più altri dèi, ma solo l’unico Dio (monoteismo radicale) e altri uomini.

È evidente che la traduzione letterale del Salmo 82 – dice però Biglino - è molto problematica per la teologia cattolica che deve fare salti mortali nel tentativo di offrire una spiegazione ragionevole, visto che il testo originale parla di un’assemblea di Elohim, dove c’è un presidente dell’assemblea (un certo El-Elyon, non Yhwh e neanche uno degli Elohim) che è molto arrabbiato con i suoi sottoposti Elohim perché non governano come dovrebbero. Al termine dell’assemblea questo presidente dice ai partecipanti: “si è vero, voi siete degli Elohim figli di Elyon (cioè figli suoi, che li ha convocati, e non figli di Yhwh), ma ricordatevi che dovrete morire come tutti gli adam” (cioè come tutti gli uomini, perché adam è nome comune e non nome proprio).  Piuttosto evidente che Elyon è più importante degli Elohim, suoi figli, che gli Elohim sono una pluralità (di dèi?), e se Yhwh è solo uno degli Elohim, anche lui è inferiore a Elyon, e come ogni Elohim anche lui è destinato a morire. Wow! Interessante, vero?

Nella Genesi (Gn 14, 18) si dice che Melchisedek era sacerdote di El-Elyon. Sicuramente El significa Dio in ebraico: ad esempio, in Ezechiele 28, 1 si legge: «tu sei un uomo e non un dio» (nel testo originale uomo è adam, dio è El). Ma chi o cosa era il Dio Elyon, visto che El-Elyon viene tradotto oggi con Dio l’Altissimo? Elyon nella Bibbia diventa l’Altissimo (salmo 90, 1), un modo per indicare il Dio di rango più alto fra tutte le divinità: cioè “l’El che sta sopra di tutti”. Però, nella traduzione italiana, questa divinità Elyon ci viene presentata non come soggetto autonomo rispetto a Yhwh (cfr. Dt 32, 8), come capo di tutti gli Elohim (compreso Yhwh Elohim), ma come un attributo di El-Yhwh, per cui ci fa pensare che Altissimo fosse stato da sempre un titolo di quell’unico Dio di Israele che noi conosciamo come Yhwh. Ma questo non è vero.

Ora, non ha senso dire che l’unico Dio (si chiami Yhwh, Yhwh-Elohim o El-Elyon) convoca sé stesso e poi si arrabbia con sé stesso perché le cose vanno male, come se gli Elohim convocati fossero idoli inerti (cfr. Dt 32, 21), che governano male; se sono idoli inerti di pietra, che senso ha arrabbiarsi con delle pietre? Per questo la Bibbia dei salesiani ha dovuto sostituirli con capi viventi delle nazioni. Ma se sono uomini è scontato che dovranno morire o prima o dopo come tutti, per cui sembra veramente banale che Dio ricordi agli uomini che essi dovranno morire.

E non regge, per Biglino, neanche l’altra spiegazione secondo cui, in questo caso, gli Elohim convocati non sarebbero degli dèi viventi, ma i giudici d'Israele, quindi sempre degli uomini. Certamente va ricordato che all’epoca chi regnava accomunava in sé la funzione di legislatore, governatore e giudice, per cui era naturale che ogni dio (come ogni capo di nazione) fosse al tempo stesso anche giudice. Però, per la Bibbia, nessun uomo può vedere Dio e restare vivo (Es 19, 21 e 33, 20; Gdc 13, 22; Is 6,5), sì che nessun uomo potrebbe partecipare a un’assemblea presieduta da Dio. Inoltre, questa spiegazione viene smentita - almeno per i cristiani - dallo stesso Gesù, che nel vangelo di Giovanni (Gv 10, 34), richiamando proprio il Salmo 82 dice: “voi siete dèi” (in greco theoi, e non kritai, come sarebbe stato se avesse detto giudici). Per di più, il titolo ebraico del Libro dei Giudici è Shofetim e non Elohim.

Ma per convincerci definitivamente che Dio (Elohim) e Signore (Yhwh) non sono sempre la stessa persona nella Bibbia, basterà leggere qualche altro passo biblico:

(a) Nel libro di Giosuè, il successore di Mosè ricorda che i loro padri, fra cui il padre di Abramo e di suo fratello Nacor, servivano altri Elohim (quelli che operavano in Mesopotamia) e non Yhwh, per cui invita il suo popolo a scegliere subito, quello stesso giorno, se servire Yhwh o altri Elohim, magari quelli degli amorrei con cui vivono a stretto contatto (Gs 24, 1ss.; 14-15). Evidente qui la netta contrapposizione fra Yhwh e gli altri Elohim: Yhwh è solo uno degli Elohim, come confermato del resto da Dt 32, 3: «proclamerò il nome di Yhwh. Magnificate il nostro Elohim». Quindi, se si può scegliere fra vari Elohim, vuol dire che siamo davanti a una pluralità di esseri della stessa specie e di pari peso, e non a un plurale di eccellenza (riservato a Yhwh, come spiegato invece sopra sub n.(2)).

(b) In Dt 32, 17, Mosè non solo si arrabbia col suo popolo che si rivolge ad altri Elohim, ma parla anche di Elohim venuti da poco, che Abramo e Giacobbe neanche avevano mai conosciuto. Quindi, di nuovo, Elohim non può essere un plurale di eccellenza riservato a Yhwh. Altre volte Mosè aveva già ammonito i suoi a non servire altri Elohim, propri dei popoli che circondavano Israele (es. Dt 6, 14-15). Venuti da poco, non “portati da poco,” e quindi arrivati sulle proprie gambe, il che sarebbe stato illogico se fossero stati idoli di pietra incapaci di muoversi da sé.

 (c) In Gn 22, 1, Elohim ordina il sacrificio umano di Isacco, poi salta fuori Hashèm il quale lo ferma (Gn 22,11). Nella nostra traduzione, Dio ordina il sacrificio e sempre Dio ferma il sacrificio. Ma qui Adonai (o Hashèm o Yhwh) si contrappone a Elohim. Quindi anche qui Elohim e Yhwh sembrano essere due soggetti distinti.

(d) È mai possibile che Salomone, reso da Dio il più saggio di tutti gli uomini (1Re 3, 12), quello che ha costruito il Tempio a Elohim Yhwh (1Re 6, 1-38), abbia eretto santuari anche in onore degli abominevoli Elohim Camos (o Kamosh)  (1Re 11, 7; 11, 33), ed Elohim Milcom (o Moloch), oggi presentati nelle nostre traduzioni come divinità inesistenti, come falsi idoli non viventi? Tutti abbiamo sentito parlare del Moloch, questo temibile individuo. Lo stesso re d’Israele Manasse aveva fatto sacrificare il proprio figlio al dio Moloch (2Re, 21, 6: “fece passare suo figlio per il fuoco”), nella valle della Geenna, anche se tale tipo di sacrifici era già proibito (Lv 18, 21; 20, 1), a dimostrazione che i sacrifici umani non erano affatto terminati con Abramo (Ger 19, 5).

Non erano forse anch’essi Elohim viventi al pari di Yhwh e proprio per questo il saggio Salomone preferiva aver buoni rapporti con tutti gli Elohim vicini, vivi e vegeti e altrettanto temibili? Se invece questi altri erano veramente dèi inesistenti, cioè idoli privi di vita, come poteva dirsi che Salomone fosse così saggio da non accorgersene e, soprattutto, come faceva Yhwh ad esserne geloso (Dt 6, 14s.) al punto da ammazzare chi lo tradiva passando ad un altro Elohim (Dt 13, 10s.)? E come poteva una persona che aveva conosciuto il vero Dio vivente tradirlo per adorare un sasso o un legno inanimato e inerte?

Per sostenere il fatto che gli altri Elohim erano idoli inerti, qualcuno ricorda che, durante la fuga dall’Egitto, gli israeliti fecero un vitello d’oro come immagine del loro dio (Es 32, 4). Se è per questo, anche noi, nella nostra arte, abbiamo dipinto l’immagine di Dio come un vecchio uomo con la barba, ma sappiamo bene che quella è un’immagine, e non è Dio. Agli israeliti era rigorosamente proibito creare immagini di Yhwh, ma essi, violando il divieto, realizzarono un’immagine simile a quella che, fra i popoli confinanti, si realizzava per Baal, che era appunto raffigurato come un toro (Ravasi G.). Anche Baal significa Signore, per cui anche Baal verrebbe tradotto in greco sempre col nome Kyrios e in italiano sempre col nome di Signore, al pari di Yhwh.

(e) Che questi altri Elohim, di cui Yhwh si dimostra gelosissimo, non fossero poi meri idoli vani di pietra, risulta evidente dal racconto di Iefte, il quale dice al re degli amorrei Sihon: “Non possiedi tu quello che Camos tuo dio ti ha fatto possedere? Così anche noi possiederemo il paese di quelli che il Signore, Dio d’Israele, ha scacciato davanti a noi”. Il solo fatto di usare nella traduzione italiana il maiuscolo per il Dio d’Israele, e il minuscolo per il dio degli ammoniti induce ancora una volta a ritenere che Dio è uno solo, mentre Camos è chiaramente un falso idolo. Però, nell’originale libro dei Giudici (Gdc 11, 24), - secondo la traduzione di Mauro Biglino, fra i primi in Italia a mettere in evidenza tutte queste incongruenze, - Iefte, generale degli Israeliti, parlando con i nemici fa più o meno questo discorso: “Yhwh il nostro Elohim ci ha dato questa terra che occupiamo; tu, re degli ammoniti, avevi quella che ti ha dato il tuo Elohim Kamosh”. Quindi anche qui abbiamo per lo meno due Elohim di pari peso e grado. Infatti in questo caso i due Elohim sono posti sullo stesso piano, perché Iefte non deride il re degli ammoniti e non gli dice che quello che ha ricevuto da Camos non vale un fico secco perché è un semplice idolo di pietra, mentre solo il suo Yhwh è l’unico vero Dio. Quindi Yhwh-Elohim non può essere un plurale di astrazione (giustificazione sub (3)), cioè Yhwh soggetto singolare che prevale sugli altri dèi falsi (Elohim al plurale).

Ma non regge neanche la spiegazione sopra segnalata di un plurale maiestatico riservato a Yhwh perché diversi sono gli Elohim. E non può essere neanche un apparente plurale da intendersi sempre al singolare (così Enciclopedia della Bibbia, ed. Elle Di Ci Torino Leumann, 1969, vol. 2, 1289s.: Elohim ha forma plurale, ma nella Bibbia ha significato di singolare; spesso interpretato come plurale maiestatico, viene tradotto nella Bibbia dei LXX con Theos, nella Vulgata con Deus, e quindi in italiano con Dio), perché si è già visto che non ci si riferisce sempre al solo Yhwh: se, ad es., abbiamo un Elohim che si chiama Yhwh, un altro Camos e un altro ancora Moloch, non può che trattarsi di più soggetti distinti.

(f) Ma un fondamentale riscontro della parità fra i vari Elohim si ha nel racconto della divisione dei popoli ricordata nel Deuteronomio, che coinvolge molti Elohim. L’uso del plurale ben si spiega di nuovo col fatto che gli Elohim sono tanti, e non più solo i sopravvisti Yhwh, Kamosh e Moloch. Il Deuteronomio (il più antico libro della Bibbia, scritto probabilmente verso il VII secolo a.C., mentre gli altri libri del Pentateuco - Esodo, Numeri, Levitico, e buon ultimo Genesi,- nascono tutti solo dopo il ritorno da Babilonia tra il IV e il III secolo a.C.) parla appunto della divisione dei popoli in varie nazioni. Solo in qualche nota biblica c’è l’avvertimento che il testo ebraico del capitolo 32 è difficile ed oscuro, ma non si aggiunge altro, sì che uno pensa, leggendolo in italiano, di leggere comunque una traduzione coerente, fedele e ispirata. Biglino dice che non è affatto così, e chiarisce: alla divisione dei popoli corrisponde la divisione delle terre, con i relativi confini: tanti popoli e tanti territori con i relativi confini quanti sono i figli di ?... (Dt 32, 8). E qui sta proprio il busillis.

Infatti, nella versione masoretica ebraica (scritta fra il V-IX sec. d.C. che è quella più comunemente usata) in Dt 32, 8, si trova: “Quando Elyon (tradotto con l’Altissimo, cioè quello del Salmo 82 che convoca tutti gli Elohim essendone il capo) diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli degli uomini (cioè l’umanità intera), egli fissò i confini dei popoli, tenendo conto dei figli d’Israele,” ad Hashèm (cioè a Yhwh, tradotto nelle nostre Bibbie sempre con “il Signore”) toccò Israele, e per questo Yhwh era il Dio di Israele (Dt 32, 9: “Poiché la parte di Hashèm è il suo popolo, Giacobbe è la sua porzione di eredità”). Secondo la Bibbia dei LXX, scritta in greco, la divisione avviene non fra i figli d’Israele, ma fra “gli angeli di Dio”. Dice Biglino che nella Biblia Hebraica Stuttgartensia [2] (copia esatta del Codice di Leningrado) e nei Rotoli del Mar Morto, cioè secondo il frammento 4Qdeut-j dei manoscritti di Qumran (dove 4 sta per Grotta, Q per Qumran, deut per Deuteronomio, j per copia n.10 perché la j è la decima lettera dell’alfabeto internazionale), non si parla della suddivisione dei territori in base al numero dei figli d’Israele, ma bensì in base al numero dei figli Elohim, cioè il numero dei figli di El-Elyon, Dio l’Altissimo [3]. Ho trovato conferma che nel testo 4Qumran Deut-j sta scritto proprio come dice Biglino, ma David Adamovich, esperto dei rotoli di Qumran (in http://danielesalamone.altervista.org/figli-di-dio-o-figli-degli-alieni-rotoli-di-qumran-smentiscono-mauro-biglino/), dà un’altra interpretazione. Infatti, ammette che nelle copie b-c-j-r-q di Qumran sta scritto letteralmente «bené elohim» proprio come detto da Biglino. Aggiunge però che l’interpretazione deve essere globale e non può fermarsi al versetto 8, per cui va letta alla luce dei successivi versetti 19-21, dove si chiarisce che i figli Elohim del versetto 8 sono in realtà i figli d’Israele, quelli ripudiati da Yhwh che si sono rivolti a falsi dèi, sì che la versione delle normali Bibbie sarebbe del tutto corretta quando parlano dei figli d’Israele. Infatti si legge:

19Ma (Yhwh) il Signore ha visto e ha disdegnato con ira i suoi figli e le sue figlie.

20Ha detto: “Io nasconderò loro il mio volto; vedrò quale sarà la loro fine. Sono una generazione perfida, sono figli infedeli.

Non mi permetto di misurarmi con chi ha studiato per anni la Bibbia in ebraico, ma sinceramente questa interpretazione ‘globale’ mi lascia perplesso: infatti all'Elohim del Sinai Yhwh viene data da El-Elyon (padre degli Elohim, come si è visto nel Salmo 81) la discendenza di Giacobbe (i figli d’Israele), ma ci sono altri Elohim ai quali spettano gli altri popoli, come si intuisce dal senso delle traduzioni dove si dice che ogni popolo aveva il suo angelo o dio-protettore. In effetti si è già visto che, ad es., gli ammoniti  sono andati all’Elohim Kamosh. Lasciamo perdere al momento se questo angelo-dio protettore-Elohim è un Dio vero o meno. Mi sta bene che si dica che i figli rinnegati da Yhwh siano i suoi figli (versetti 19ss.), perché i figli d'Israele sono necessariamente i figli di Elohim-Yhwh (Dt 32, 19, come si ricava collegando questo versetto ai versetti 3-6:

3Voglio proclamare il nome di Yhwh: magnificate il nostro Elohim!

4Egli è la Roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Elohim fedele e senza malizia,

egli è giusto e retto.

5Prevaricano contro di lui: non sono suoi figli, per le loro macchie, generazione tortuosa e perversa.

6Così tu ripaghi Yhwh, popolo stolto e privo di saggezza?

Ma mi sembra che dire che tutti i figli degli uomini (tutta l’umanità) del versetto 8 è stata divisa tenendo conto solo degli israeliti, si scontra col fatto che El-Elyon non può aver diviso tutti i popoli (tutti i figli dell’uomo) tenendo conto solo dei figli traditori d’Israele. I confini di tutti i popoli, cioè, sono ben più dei confini d’Israele, e i figli degli uomini sono ben più dei figli di Giacobbe. Mi sembra cioè che Dt 32, 8 voglia spiegare con quale criterio è stata fatta questa divisione universale: ogni Elohim ha avuto un popolo, e i figli d’Israele sono andati all’Elohim-Yhwh (versetto 9):

8Quando El-Elyon divideva le nazioni, quando separava i figli dell’uomo, egli stabilì i confini dei popoli secondo il numero dei figli Elohim (non dei figli di Yhwh-Elohim, ma dei figli di El-Elyon),

9Perché porzione di Hashèm (Yhwh) è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità.

Sostenere invece che l’unico criterio adottato da El-Elyon per la divisione universale è stato solo quello di tenere in considerazione i figli d’Israele (rinnegati o meno), non mi sembra solo riduttivo, ma non spiega affatto quali criteri El-Elyon avrebbe usato per arrivare alla globale divisione di tutte le altre nazioni.

Stante la difficoltà di accettare che El-Elyon è l’unico Dio e i suoi figli sono gli Elohim (come si è visto nel Salmo 81, e come si è visto sopra nel racconto di Iefte dove Yhwh è solo uno dei tanti Elohim), comparando varie Bibbie comuni si nota la fatica enorme per cercar di far quadrare il cerchio, perché in alcuni testi si legge “secondo il numero dei figli d’Israele”; in altri testi, al posto dei figli d’Israele c’è scritto appunto i figli di Dio, o gli dei-protettori, o anche gli angeli: ma mentre i figli d’Israele erano di certo uomini, nessuna delle altre categorie (angeli o dèi) è pienamente equiparabile agli uomini, il che fa capire che chi ha usato questi termini comprendeva perfettamente che la parola Elohim significava qualcosa di più di meri uomini. Ad esempio, nella Bibbia Interconfessionale si legge: “Quando Dio l’Altissimo assegnò ai popoli la terra, quando distribuì gli uomini nel mondo, segnò i confini delle nazioni e diede a ognuna un dio protettore”: un dio protettore è evidentemente qualcuno superiore agli uomini. “Ma Lui, il Signore” cioè sempre Dio l’Altissimo, sempre El-Elyon, “ha riservato per sé il popolo d'Israele; i discendenti di Giacobbe li ha fatti sua proprietà”. È chiaro che qui la traduzione s’inceppa, anche se identificando El-Elyon con Yhwh e traducendo Elohim con dèi-protettori, tutto sembra tornare: l’unico vero Dio protegge Israele, mentre gli altri popoli sono protetti da dèi-protettori o da angeli, ma non dall’unico vero Dio. Ma che senso ha che El-Elyon divida, e nella divisione conteggi anche sé stesso però col nome di Yhwh-Elohim?

Mi sembra più coerente concordare con Biglino, quando afferma che in questo libro della Bibbia El-Elyon (Dio l’Altissimo, il comandante di questa grande operazione di divisione) non può essere un altro nome di Yhwh (Dio/Signore/Kyrios), dal momento che:

- il primo divide l’eredità, il secondo riceve la sua quota.

- Ma soprattutto, se Yhwh ed El-Elyon fossero lo stesso soggetto, perché, invece di andar, subito dopo, a fare la guerra sotto il nome di Yhwh, per occupare le terre altrui alla testa del popolo che si era auto-assegnato, non se le era attribuite già tutte fin dall’inizio potendolo fare come El-Elyon, visto che sarebbe stato sempre lui a decidere come dividerle? Non ha senso. Se Yhwh e El-Elyon fossero lo stesso Dio, è mai possibile che si sia pure immediatamente dimenticato di aver lui stesso tenuto per sé solo Giacobbe e la sua terra e di aver dato ad altri tutte le altre terre, e senza rispettare la divisione da lui stesso appena fatta, ordina al suo popolo di andare nelle terre che lui stesso ha assegnato ad altre popolazioni cugine (ad es., i moabiti e gli ammoniti discendono da Lot, nipote di Abramo, figlio di suo fratello Haran - Gn 11, 27; 19, 30-38) per cacciarli e prenderne possesso con la forza? Che senso avrebbe allora la divisione appena fatta proprio da lui?

Tutto è interpretabile e discutibile, ma certamente tutto diventa più coerente se El-Elyon (l’Altissimo) e Yhwh (Dio) sono due soggetti diversi.

In effetti, oggi la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che, per circa duemila anni, Yhwh, il Dio degli ebrei, fu un dio tribale, uno fra molti altri, crudele come gli altri, al quale venne affidata solo la famiglia di Giacobbe (neanche tutta la discendenza di Abramo, sì che altre parti della famiglie di Abramo finirono sotto gli Elohim Camos, Milcom e altri). Ci volle una lunga e dolorosa evoluzione, soprattutto ad opera dei grandi profeti, di Israele, per convertire quel dio tribale nel Dio di tutti (Panikkar R.).

Ma facciamo pure qualche ulteriore considerazione:

(A) Giacobbe (figlio di Isacco e nipote - non unico - di Abramo) non era figlio unico, ma aveva un fratello: Esaù (Gs 24, 4). Se a Yhwh, Elohim del Sinai, è toccata solo la discendenza di Giacobbe, e solo lui si sarebbe chiamato Israele (Gn 32,29), è anche vero che esistevano ancora tanti altri parenti stretti (per lo meno i discendenti di Esaù, che erano cugini dei discendenti di Giacobbe), che quindi sono stati da subito esclusi dal popolo privilegiato che - ci hanno insegnato - è stato prescelto da Dio (Yhwh). Perciò Yhwh ha avuto solo una frazione di quell’unico popolo che era assai più vasto. Questo Elohim Yhwh doveva occuparsi della sua frazione di Israeliti (famiglia di Giacobbe), ma poi utilizzò questa famiglia per andare a far la guerra ad altre famiglie non curandosi se erano straniere o strettamente imparentate con i discendenti di Giacobbe. E questo è già un po’ strano. Ma c’è ben di più.

(B) se Yhwh aveva avuto quel popolo in eredità (così dice letteralmente Dt 32, 9), non lo aveva scelto lui stesso, gli era semplicemente toccato in sorte, perché da che mondo è mondo l’eredità si riceve da qualcun altro, non si sceglie in proprio. Dunque non è vero che Yhwh (l'unico Dio) ha scelto da sé il popolo d'Israele. Nessuno può essere erede di sé stesso. A Yhwh è capitato Israele su decisione del suo dante causa El-Elyon, e non è detto –  per come si è visto nella sua lunga storia, - che per Israele sia stata una fortuna essere affidato a Yhwh.

(C) se El-Elyon separò gli uomini fissando i confini fra i vari popoli, ed ha creato le nazioni secondo il numero dei figli Elohim, o dei figli d'Israele (secondo la versione più gettonata dalle traduzioni bibliche), e a Yhwh è spettato solo Giacobbe con Israele, mentre a Camos (o Kamosh) è spettato il popolo degli ammoniti come ha ricordato Iefte, è evidente che Yhwh e Camos sono Elohim entrambi subordinati a El-Elyon, e che El-Elyon non può essere un altro nome di Yhwh. Yhwh non aveva ancora l’importanza di El-Elyon, perché è solo quest’ultimo che ha il potere di effettuare la divisione. Dunque El-Elyon sembra essere il nome con cui viene identificato il più alto in grado nel gruppo degli Elohim, quello che ha il potere di dividere le terre e stabilire i confini dei popoli (Dt 32, 8ss.). Solo El-Elyon è il capo supremo di tutti gli Elohim, non lo è l'Elohim Yhwh. Ora, ci può essere qualcuno più in alto del Dio unico? No. Pertanto il Dio unico potrebbe essere al più El-Elyon, ma non Yhwh.

Non basta ancora, perché il sottoposto Yhwh (come il sottoposto Satana che si ribella a Dio) non accetta la divisione fatta dal suo superiore; risentito per aver ricevuto così poco, insoddisfatto della divisione, cerca di andare alla conquista di terre altrui. Dico “cerca” perché Alessandro Magno senza l’aiuto di nessun Elohim ha conquistato un impero immenso che va dall’Europa all’India in pochi anni; invece Giosuè, succeduto a Mosè, combatte una lunga guerra di conquista della terra promessa con la partecipazione in prima persona di Yhwh (esattamente come Marte partecipa in prima persona alla guerra di Troia [4]), e per di più si dice che “Yhwh agisce da solo, senza alcun altro dio (El) straniero” (Dt 32, 12). Ma questo – osserva sempre Biglino - è un’ulteriore evidente conferma della pluralità degli Elohim: come avrebbe potuto esserci con lui un El straniero se Yhwh fosse stato veramente l’unico El, l’unico Dio dell’universo? In questa guerra di conquista, come si è già detto sopra alla nota 1, questo Yhwh, uomo di guerra (non Dio Supremo), avalla pure numerosi massacri: ad es. basta leggere il libro di Giosuè; o Es 17, 8-13: Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada; anzi oggi si parlerebbe di genocidi e si porterebbe questo Elohim-Yhwh davanti a un tribunale penale internazionale. Alla fine Giosuè muore a 110 anni (Gs 24, 29) senza aver ancora conquistato per intero un territorio piccolo come la Palestina: solo re David conquisterà in seguito Gerusalemme (2Sam 5, 6-13). Più tardi arriveranno gli assiri e poi i babilonesi che - di nuovo senza l'aiuto di alcun vero Dio - conquisteranno la Palestina con delle guerre lampo. Insomma, questo Yhwh-Elohim non sembra poi così onnipotente.

Ma c’è di peggio: Papa Francesco ha detto – ed io concordo pienamente,-  che è satanico uccidere in nome di Dio (cfr. http://osservatoreromano.va/it/news/e-satanico-uccidere-nome-di-dio). Ma allora dovremmo anche dire che, nella Bibbia, questo Yhwh  ha molto di satanico perché ci viene racconta una successione di guerre con i popoli vicini e di continue uccisioni fatte proprio in nome del Dio-Yhwh.

Riassumendo, non sappiamo con certezza cosa significhi esattamente Elohim, che è stato tradotto con Dio solo per la nostra necessità di confermare la credenza nel monoteismo; sappiamo che, stando alla Bibbia, gli Elohim hanno fatto gli adam (Gn 1, 26), si sono uniti alle femmine adam (Gn 6, 1s) (quindi non erano puri spiriti come si pensa debba essere Dio, ma individui di carne), muoiono come gli adam (Sal 82 sopravvisto).

Di fronte a queste inquietanti novità che sovvertono non poco le nostre credenze, qualcuno è andato a intervistare il rabbino capo di Roma, chiedendogli di commentare il libro di Biglino Mauro, La Bibbia non parla di Dio, ed. Mondadori, Milano, 2016, p.119, che l’intervistatore ha riassunto correttamente in questi termini: Elohim non significa Dio; gli Elohim erano individui in carne e ossa; gli Elohim si univano sessualmente con le femmine Adam procreando; gli Elohim si sono spartiti le terre a seguito di decisioni assunte dal loro comandante Elyon; Yhwh non era che uno dei tanti Elohim operanti nel teatro mediorientale; a Yhwh venne assegnata la porzione di una famiglia, quella di Giacobbe figlio di Abramo, mentre alcuni rami della stessa famiglia furono destinati ad almeno tre diversi Elohim. Chiesto di esprimere un’opinione in merito, il Rav Riccardo Di Segni, lungi dal dire che Biglino ha scritto delle emerite cavolate, ha risposto seraficamente: «Rispetto a questo posso dirLe che non c’è nessuna novità rispetto a quello che dice (Biglino); sono concetti ben noti. La parola Elohim può significare cose differenti, può significare persone speciali, può significare Giudici (ndr: ma non nel caso del Salmo 82, come si è visto sopra) e può essere un modo per indicare Dio. Dunque, il termine significa anche “Dio”. Che il termine Elohim sia grammaticalmente plurale è noto fin dall’inizio della storia, non c’è nessunissima novità e anche nell’antichissima esegesi notavano che c’è un’incongruenza di questo nome che compare nella prima frase della Genesi: “All’inizio creò Elohim il cielo e la terra”. Creò è singolare, Elohim è plurale. Nessuna novità in quello che dice. Riguardo al termine ebraico barà, Biglino dice che barà significa modificare qualcosa di già preesistente, ma ci sono diversi termini che indicano in ebraico la creazione o la trasformazione, dunque non si tratta di scoperte». E qui arriva la stoccata finale: «La tradizione esegetica religiosa si orienta verso un certo tipo di interpretazione, la tradizione ebraica si orienta non verso un solo tipo di interpretazione ma verso un gruppo di interpretazioni differenti» (intervista del 18 ottobre 2018, reperibile in: http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/nella-bibbia-non-c-e-traccia-di-dio-mauro-biglino-rilegge-i-testi-sacri-381293.html).

Non so cosa pensate voi. Io apprezzo la pluralità di visioni che hanno gli Ebrei, e la loro onestà intellettuale di ammetterle tutte quando non sono chiaramente confutabili. Ma noi cattolici non eravamo – e, per lo più, non siamo ancora oggi - a conoscenza di tutte queste possibili versioni e interpretazioni bibliche diverse: anzi, ci sono state tenute nascoste, per cui Biglino ci ha svelato delle cose che gli ebrei sapevano da tempo. Perché non le sapevamo anche noi? Per il semplice fatto che a noi cattolici è stata da sempre propinata un’unica versione monolitica, sul presupposto che la Verità non può che essere unica. Evidente allora che la Verità Assoluta contenuta nelle Sacre Scritture, interpretata senza errore dl magistero della Chiesa, ci doveva far vivere di certezze inossidabili e di verità dottrinali indiscutibili. Forse, però, dopo aver letto questo articolo, avrete perso un po’ di queste vostre certezze assolute e inossidabili e avrete qualche dubbio in più. Bene! È quello che volevo. I dubbi mica devo averli solo io. Quello che è certo, è che non ci è stata insegnata la verità Assoluta, per cui mi è impossibile rispettare il Can. 212 del codice di diritto canonico dove si dice: ‘§1. I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa’, almeno fino a che i sacri Pastori non daranno spiegazioni esaurienti e plausibili.

Del resto questo vivere nell’incertezza è in perfetta sintonia con quanto aveva detto il grande esperto del giudaismo Paolo de Benedetti: “L’ebraismo mi ha insegnato a diffidare estremamente di tutti coloro che dicono ‘questa è la verità’: dal papa a chiunque altro. Ma soprattutto direi che ci sono quattro ‘stelle polari’, le regole ermeneutiche che definiscono l’essenza dell’ebraismo. La prima: vi è sempre un’altra interpretazione possibile, diversa dalla tua. La seconda: aggiungere sempre alle proprie affermazioni un “se così si può dire”, per attenuarne il valore. La terza: mettere un tempo di sospensione tra la domanda e la risposta. Non dobbiamo avere la pretesa di risolvere tutte le difficoltà. La quarta: insegna alla tua lingua a dire: “non so”, per non essere preso in seguito per mentitore. Queste regole valgono per l’ebraismo, ma anche per il cristianesimo. Ho notato che proprio il pluralismo ermeneutico ha salvato l’ebraismo dagli scismi e dalle eresie. E dal dogma” (in https://www.doppiozero.com/materiali/intervista-paolo-de-benedetti).

Parole indubbiamente forti, che faccio pienamente mie. Forse, è giunta l’ora di affermare a voce alta, anche nel cristianesimo, che l’uomo, il quale pretende di identificarsi con la Verità Assoluta e definitiva e vuole poi imporre a tutti questa sua Verità, o è Dio o è un falso (Andreoli V.). E come ha scritto non molto tempo fa Stefano Sodaro in questo giornale, il dissenso e la critica non dovrebbero essere avvertiti nella nostra Chiesa come patologici ma come segno di vitalità.

I custodi della Verità Assoluta non vedono mai con simpatia chi indaga troppo sulle loro affermazioni, ma  se neanche Dio che possiede tutti i poteri per costringerci, mai ci costringe, vuol dire che questo Dio è il Dio della libertà e ci ha fatto partecipi della sua libertà. Allora lo tradiamo proprio se ci lasciamo costringere (Buber M., Gog e Magog), fosse anche dall'autorità della Chiesa, fatta pur sempre di uomini che non sono Dio, per cui neanch’essi hanno il possesso della Verità Assoluta.

 

Dario Culot

 

 

 

[1] E in effetti la Bibbia è un libro che parla di tante guerre. Se leggiamo il Salmo 136 Inno all’amore e alla bontà di Dio, s’inizia in apparenza con un Dio amorevole: (versetto 1) Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.  E fin qui potremmo anche essere d’accordo. Ma poi si arriva a:

(10) Colpì l’Egitto nei suoi primogeniti, perché il suo amore è per sempre

(15) travolse il faraone e il suo esercito, perché il suo amore è per sempre

(17) Colpì grandi sovrani, perché il suo amore è per sempre.

(18) Uccise sovrani potenti, perché il suo amore è per sempre … e così avanti: non sembra di essere proprio davanti al Dio raccontato da Gesù. Come dice sempre Biglino, sembra di più un canto in onore del proprio generale vittorioso.

O pensiamo anche a Nm 31, 7-18, quando gli israeliti, su ordine di Dio, uccidono tutti i madianiti maschi (a proposito, ricordiamoci che anche questi sono discendenti diretti di Abramo, tramite Madian, e quindi parenti stretti: Gn 25, 1), e tornano al campo avendo risparmiato le femmine che portano con sé come bottino di guerra. Mosè si arrabbia e ordina di uccidere anche tutte le femmine che si sono unite a uomini; vanno tenute in vita per i guerrieri israeliti solo le bambine e le fanciulle che non si sono mai unite con uomini. Anche qui non siamo proprio davanti al Dio raccontato da Gesù. E di racconti così, nella Bibbia, ce ne sono a decine.

[2] Qui non sono in grado di controllare, ma non ho motivo di dubitare che la sua affermazione sia vera perché non ho trovato smentite specifiche neanche fra i tantissimi suoi feroci critici. Purtroppo non so leggere l’ebraico, per cui non posso misurarmi con chi lo sa leggere; comunque, per chi conosce questa lingua, la Bibbia scritta in ebraico si trova in belwissenschaft.de/online-bibeln/biblia-hebraica-stuttgartensia-bhs/lesen-im-bibeltext/.

[3] Si trova conferma di questo anche in https://sguardoasion.com/2014/09/23/secondo-il-numero-dei-figli-disraele/.

[4] Ma qualcuno dovrebbe a questo punto spiegarci per quale motivo consideriamo l’Iliade racconto fantastico e la Bibbia racconto vero. Biglino M., La Bibbia non parla di Dio, ed. Oscar Mondadori, 2016, 149ss. dimostra anche come gli Elohim biblici siano spesso perfettamente sovrapponibili agli dèi omerici.