Memento Pater - Stefano Agnelli

Trieste, Miramare - foto del direttore

Memento Pater

di Stefano Agnelli

*

“Gutta  cavat  lapidem”

(Memento Pater)

 

 

Cos’era un padre

quando l’estate

seccava dal fango

le strade

incise dai carri.

Era carezza nodosa

attesa e mai data,

uno sguardo mite

e severo

a bruciare dentro.

Ti apriva alla vita

per sempre,

goccia che cade

istante dopo istante

e scava

la pietra più dura.

 

 

A mia madre”

 

Ti ho dedicato

pochi gesti d’amore.

Eppure spesso

abbiamo spezzato

e diviso per quattro,

otto, dodici, sedici

(venti… ventiquattro?)

un pane duro di crosta,

impastato ogni giorno

con cura e fatica.

Un pane che costa,

dal sapore che dura

e sparge attorno

un odore dorato

di calda mollica.

 

 

Scrivimi a lungo stanotte.

Ricordati d’un foglio non tuo

carta ruvida di pensieri già nostri.

Fatica di penna che sa ordinare

lottando sul margine del nulla,

a toglier parole dall’oblio

da incarnare a filo d’inchiostro.

Scrivimi ancora stanotte

sull’orlo d’un foglio ora tuo.