Quei cardinali a 80 anni dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale

Basilica di San Pietro - foto tratta da commons.wikimedia.org

Nel giorno anniversario degli ottanta anni dall’invasione hitleriana della Polonia, con cui ebbe inizio la Seconda Guerra Mondiale, il Papa annuncia la nomina di 13 nuovi cardinali al Concistoro del prossimo 5 ottobre, il sabato precedente alla domenica di inizio del Sinodo sull’Amazzonia.

Tra i nuovi cardinali c’è il padre gesuita Michael Czerny, presbitero, non vescovo, già nominato Segretario Speciale della citata Assemblea sinodale ed ex officio Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Anche il Sinodo va definito, tecnicamente, quale “Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica” che si terrà dal 6 al 27 ottobre.

Tutto, dunque, è speciale.

Speciale il Sinodo, speciale il suo Segretario (peraltro non unico, ma il secondo Segretario Speciale è un vescovo, Mons. David Martínez De Aguirre Guinea, Vicario Apostolico di Puerto Maldonado in Perù), speciale la nomina cardinalizia di un prete non vescovo e gesuita, così come accade con Henri De Lubac, che non venne ordinato vescovo e che era amico a sua volta di Hans Urs von Balthasar, pure semplice prete, uscito tuttavia dalla Compagnia di Gesù, e che, sebbene fosse stata annunciata la sua nomina cardinalizia, morì prima dell’imposizione della berretta, il 26 giugno 1988.

Tutto speciale e speciali erano anche i poteri che aveva invocato il Ministro degli Interni del Governo Italiano che si è dimesso, ma è una storia diversa. Diversa, però, fino ad un certo punto.

Se la questione amazzonica, in questo preciso momento, acquista un’importanza catalizzatrice di ogni attenzione geopolitica non solo a livello di opinione pubblica o di G7 ma anche a livello ecclesiale universale, i diversi piani si sovrappongono e si ispessiscono.

La cura per la Terra – che è al centro dell’Enciclica “Laudato si’” – ha al momento la capacità di richiedere opzioni politiche talmente precise e indifferibili che s’è creato una specie di fronte negazionista dell’emergenza ambientale potenzialmente in grado di condurre ad una catastrofe mondiale e contrapposto a quello di chi invece invoca decisioni immediate per scongiurare simile catastrofe.

La Seconda Guerra Mondiale proietta un’ombra lunga sulla deforestazione amazzonica, perché la sua scomparsa, di quel polmone del mondo, determina come semplice conseguenza automatica l’alterazione degli equilibri ambientali a qualunque latitudine del Globo sino a mettere a rischio la stessa vita di ognuna e ognuno di noi e di chi verrà dopo di noi.

Di fronte ad un rischio di ecatombe intercontinentale non vi è un fronte compatto, ma c’è un continuo sfilarsi dagli accordi sino alle posizioni dei presidenti Trump e Bolsonaro.

La specialità della questione ambientale, e dunque amazzonica, e, ad essa contrapposta, la specialità dei sovranismi, dei negazionismi, degli esclusivismi statuali, degli isolazionismi si scontrano con scocche di faville che non si sa bene quale incendio possano innescare

Della prima, della urgenza della specialità ambientale, la Santa Sede si fa carico, dando quest’oggi un chiarissimo segnale addirittura incidente sul suo stesso ordinamento canonico – la nomina di un cardinale -, della seconda si trova invece gravata la fase politica italiana contingente che deve decidere dove andare e cosa fare.

La pace che seguì alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale è stata una pace che ha comportato costi altissimi pagati dai più poveri e le migrazioni ambientali sono l’esito di questo inaccettabile squilibrio.

Mi capitò in taxi di discutere animatamente con il conducente che sosteneva la legittimità di chiudere qualunque ingresso a chi scappa dal proprio Paese; lo invitai a trascorrere qualche periodo in quel Paese e poi a vedere come fosse andata, se per caso avesse mutato il suo granitico convincimento; mi replicò che se lui era stato fortunato, e gli altri no, non era affar suo né era un problema di coscienza ma un semplice dato di fatto da assumere come tale e basta.

L’inesorabilità del reale fu il presupposto in apparenza per nulla assurdo dell’avanzata criminale di Adolf Hitler. C’era un destino da far avverare, un compito assegnato da adempiere, il primato di alcuni sopra gli altri fino a farli sparire.

Quel disegno mostruoso potrebbe non essere sparito del tutto se i privilegi di pochi dovessero determinare la sparizione dei molti, non dotati degli stessi mezzi di sopraffazione.

Il Papa appronta una strutturazione delle gerarchie ecclesiastiche in grado di interloquire a partire da un’opzione precisa, non da una vacua evanescenza spiritualista.

Le nomine cardinalizie dell’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, del vescovo guatemalteco Alvaro Ramazzini e dell’arcivescovo di Rabat Cristobal Lopez Romero (cfr. https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2019/03/28/news/l-arcivescovo-di-rabat-con-il-papa-samaritani-verso-i-migranti-1.33691234) disegnano una strategia pastorale e di governo ecclesiale chiarissima.

A ottanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

 

Stefano Sodaro