Come un rodafante, zoldano, vicentino e triestino - Stefano Talamini

                                Tramonto ancora, sul golfo - foto di Stefano Sodaro

Come un rodafante, zoldano, vicentino e triestino

                                di Stefano Talamini

                                                 *

Mi consola pensare che nel mondo

uomini e donne abitano i giorni

su cui ho riversato sitibondo

l’ansia di compagnia degli storni.

 

Tutta la vita ho sparso le sementi

dell’erba curativa che lenisce

dalle grinfie che inducono tormenti

quando l’ultima luce si assopisce.

 

L’amico mio fraterno, la maestra,

lo scultore di note, il mendicante,

la donna che attendeva alla finestra,

il bambino, l’anziana, lo studente.

 

La nonna che intrecciava lenta il cesto,

il vicino straniero, l’alcolista,

l’uomo che si accasciava mesto mesto,

la farfalla fuggita, l’alpinista.

 

E quanti altri ancora

sono stati e saranno,

quante onde il sasso

restituirà allo stagno,

quante nubi rosacee

saneranno i tramonti?

 

Resteranno nel mondo

anche dopo di me.

************

C’è un giorno

e c’è un’ora nel giorno

in cui per un istante

l’essenziale immanente

traspare

sulle creste del mare

sulle spighe di grano

sul nevaio lontano.

 

C’è un eterno

paradiso inferno

che permane nei giorni

rigidi come avorni

e pervade

infinite contrade

tutto il creato indomo

il destino dell’uomo.

 

C’è un vento

che spira forte e lento

e soffonde l’aurora

e i tramonti colora

strenuamente

scuote le onde lente

reca spore nei fondi

posa fiocchi sui monti.

*********

 

Una rosa, sul mio balcone al sole,

afflitta s’appassisce nell’assedio

dell’arsura pervasa di scirocco:

vizzi petali impetrano sollievo,

vane spine levate contro il vento.

 

Con un bicchiere d’acqua fresca in mano

il mio silenzio godo sorseggiando;

sento l’aria addolcirmi le inquietudini,

guardo il cielo svelarsi tra le nubi,

vedo la rosa tremula laggiù.

 

Bevo l’ultima goccia del bicchiere

e nel mio disumano mi sprofondo.