Maggioranze e minoranze - William Bagnariol

Monastero di Bose, particolare - foto del direttore

Maggioranze e minoranze

di William Bagnariol

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Il Sindaco di Minerbe ha assegnato, ad una bimba i cui genitori non avevano pagato quanto dovuto per i pasti, un menù diverso da quello dei suoi compagni: tonno e crackers.

Il provvedimento è stato adottato dopo numerosi tentativi di contatto con i genitori che nulla hanno fatto per estinguere il debito.

Il sindaco ha chiarito, in un’intervista al Corriere della Sera, che era stato proposto ai genitori anche il pagamento di quanto dovuto attraverso servizi da rendere alla comunità, evidenziando, in altre uscite di stampa, come il Comune avesse già provveduto al pagamento del 50% del costo. I genitori non hanno ascoltato l’invito, non si sono attivati, e quindi al Sindaco non sarebbe rimasta altra strada che ridurre il menù della bimba ai suddetti alimenti.

Il provvedimento avrebbe, in base a quanto dichiarato dal Sindaco, quale fondamento la necessità di garantire un trattamento equo e rispettoso di tutti coloro che pagano, ciò allo scopo di garantire la contabilità comunale.

Non che sia rilevante in sé - essendovi in quel comune anche bimbi figli di genitori italiani nella stessa possibile situazione -, ma, per mero dovere di cronaca, si segnala che la bimba è figlia di genitori stranieri.

Le reazioni a questo provvedimento sono state svariate, vi è stato chi lo ha criticato. Vi è stato anche un noto calciatore professionista che ha chiamato il Comune offrendo di pagare lui di tasca sua per tutti i bimbi nella stessa situazione (esponendosi, a parere di chi scrive, nei tempi social, a probabilissime critiche circa la facile carità di certi ricchi). Dubbio tuttavia non c’è, in chi scrive, che la maggioranza, rumorosa, pensi che il Sindaco bene abbia fatto.

La contrarietà (minoritaria) o l’adesione (maggioritaria) della pubblica opinione alla scelta del Sindaco si sviluppano su un piano soggettivo che dipende da quale interesse viene ritenuto maggiormente rilevante.

Chi è contrario all’impostazione del Sindaco pensa che sia ingiusto far prevalere l’interesse collettivo, a che tutti paghino quanto dovuto, al rispetto delle prerogative e ai diritti di un minore che nessuna responsabilità ha circa il comportamento dei genitori.

Chi è favorevole all’impostazione del Sindaco, al contrario, ritiene che l’interesse della collettività sia prevalente e che le regole siano sempre da farsi rispettare indipendentemente dalle conseguenze.

L’impostazione maggioritaria, ovvero quella favorevole a tonno e crackers, pare fondata su una impostazione logica, libera da implicazioni etiche e/o politiche (chi scrive non nega che esse possano essere il fondamento reale del provvedimento ma non sono percepibili se non ad un esame approfondito), semplice: esiste una regola, tutti la devono rispettare e l’istituzione deve operare affinché tale rispetto venga garantito e risulta perciò, tale impostazione, maggiormente efficace della tesi contraria.

La posizione minoritaria è tale proprio perché ritenere preferibile il non rispetto della regola e di coloro che la seguono laddove ciò comporti il malessere di una bambina presuppone un coinvolgimento empatico nel soggetto destinatario delle conseguenze del provvedimento e, pertanto, di non immediata o generale percezione.

La stessa formulazione della tesi minoritaria appare più complessa: esiste una regola, tutti la devono rispettare e l’istituzione deve operare perché tale rispetto venga garantito, a condizione però che pretendere l’adempimento non comporti il malessere di soggetti non direttamente responsabili della violazione.

Si potrebbe quindi pensare che la maggioranza delle opinioni sia sempre incline a sostenere tutti i comportamenti rispettosi delle regole.

Accade, quasi contemporaneamente ai fatti sopraindicati, a Castel Bruciato (Roma), che una famiglia di rom italiani rinunci alla assegnazione di una casa popolare a seguito di manifestazioni condotte da CasaPound nel cui ambito, l’alloggio da assegnare, veniva occupato da una famiglia di “veri” italiani.

Considerato che la famiglia di rom italiani risultava destinataria di un provvedimento amministrativo non opposto e che la famiglia di veri italiani occupanti l’alloggio non aveva neppure presentato domanda per l’assegnazione, si potrebbe ritenere che l’opinione maggioritaria, per le stesse ragioni sopraesposte, sia propensa a ritenere non condivisibili le manifestazioni avverso i legittimi assegnatari della casa popolare.

Si dubita tuttavia che, in questo caso, sia realmente così.

A conferma si osserva come nella trasmissione Piazzapulita sia seguito l’applauso dello studio alla frase pronunciata dall’occupante senza titolo: “i rom non sono come noi”.

La pretesa di veder rispettata la regola vale quindi nel primo caso ma non nel secondo.

Una bambina può piangere se ciò vuol dire far rispettare le regole, ma una famiglia di italiani, se appartenenti ad un gruppo minoritario, può essere allontanata in violazione del provvedimento che li legittimava al possesso con il consenso della pubblica opinione.

Quanto sopra esposto rende evidente come la necessità del rispetto delle regole appaia, non essendo oggettivizzata, un mero pretesto di strumentalizzazione.

È quindi irrilevante il reale rispetto delle regole mentre risulta piuttosto  utile la formazione di un consenso.

Il meccanismo logico però finisce tuttavia per giustificare ogni cosa, e tendenzialmente sempre in detrimento di chi si trova, nella società, al livello ultimo.