Synod’s List

Susanna e i vecchioni,  Pinturicchio (1492-1494), 

Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Appartamento Borgia 

- foto tratta da commons.wikimedia.org

È stato pubblicato ieri l’elenco completo di tutti i Partecipanti alla prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi sull’Amazzonia, o più precisamente “per la Regione Panamazzonica”. (http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/09/21/0723/01479.html)

Tutte le questioni più acute – su cui si fiondano come avvoltoi gli strali critici verso Francesco Vescovo di Roma – sono evocate già dalla composizione nominativa dell’assise. A nostro modestissimo avviso, i nodi ancora irrisolti sono sostanzialmente quattro: 1) la questione delle donne, 2) la questione degli abusi, 3) la questione delle soggettività, 4) la questione giuridico-istituzionale.

È probabilmente assai opportuno tuttavia sfrondare ogni singola emergenza da una connotazione troppo prossima alla nostra sensibilità, riflettendo ad esempio: su come la questione delle donne interroghi tutta l’ecclesiologia cattolica, non solo nella sua elaborazione sul ministero ordinato; su come a sua volta la questione degli abusi (sessuali ma non solo) postuli ricerche strutturali, culturali, profondi, non meramente spirituali e metafisiche, delle cause di una vera pandemia ecclesiale devastante; su come la questione della soggettività coinvolga la necessità di far emergere anche soggettività collettive dentro la Chiesa e non già sparuti gruppi di nostalgici del tempo liturgico che fu e su come la questione giuridico-istituzionale imponga una considerazione propriamente canonistica quanto all’esistenza di riti diversi sia da quelli europei e nord-occidentali sia da quelli orientali.

E così l’elenco dei Padri Sinodali ha una parentela singolare con la famosa “Schindler’s List” in ragione del fatto che con la vita o la morte dell’Amazzonia si decreta anche la vita o la morte dell’intero Pianeta e che coloro che sono ricompresi tra i Partecipanti al Sinodo di ottobre hanno niente poco di meno che il compito di salvare il mondo intero dal suo suicidio ormai pianificato e si spera non ancora perfettamente programmato nelle tempistiche. Esagerazione?

I Vescovi riuniti in Sinodo con il Papa non hanno, si potrebbe ritenere, alcuna possibilità effettiva di incidere sugli equilibri geopolitici in materia ambientale, eppure la religione appare più che mai il formidabile motore, in qualunque possibile direzione si sviluppi poi il suo movimento ed anche se tacendo della sua reale importanza, di ogni iniziativa politica su scala mondiale: tutti i potenti si sentono legittimati da Qualcosa e Qualcuno di più grande della fonte di legittimazione diretta e riconosciuta del proprio potere.

Peraltro l’Elenco dei Partecipanti al Sinodo pone anche interrogativi molto precisi: interrogativi sui laici e sulle donne in esso presenti.

L’Elenco pubblicato sul sito della Santa Sede si compone di cinque parti: una lettera A, rubricata “ELENCO DEI MEMBRI SECONDO IL TITOLO DI PARTECIPAZIONE”, composta di quattordici ripartizioni nominative; una lettera B, rubricata “ALTRI PARTECIPANTI”, sottoripartita a propria volta in quattro gruppi; una lettera C, rubricata “ELENCO DEI DELEGATI FRATERNI”, una lettera D, “ELENCO DEGLI INVITATI SPECIALI” e poi, staccata logicamente dalle prime quattro parti, una lettera E, che contiene l’ “ELENCO ALFABETICO DEI MEMBRI” ma che non corrisponde interamente alla lettera A.

Le fonti che disciplinano attualmente il Sinodo sono, oltre al Codice di diritto canonico, la Costituzione Apostolica “Episcopalis Communio” del 15.09.2018 promulgata da Papa Francesco (che si può consultare al link http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_constitutions/documents/papa-francesco_costituzione-ap_20180915_episcopalis-communio.html) e la Istruzione sulla celebrazione delle Assemblee Sinodali e sull’attività della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, emanata dalla Segreteria Generale del Sinodo l’1.10.2018 (reperibile al link https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/10/01/0715/01521.html), che tuttavia non costituisce il Regolamento proprio della prossima Assemblea Sinodale, dal momento che esso deve essere adottato specificamente in occasione si ogni singola Assemblea (Art. 26 di “Episcopalis Communio”). Manca dunque, al momento, la terza fonte che completa il quadro normativo e che è indispensabile per comprendere il reale funzionamento del prossimo Sinodo, il Regolamento.

Ora, va osservato che tra i Membri del Sinodo, stando alla lettera A dell’Elenco pubblicato ieri, compaiono tutti i 19 Membri del Collegio Presinodale e tra essi, riportiamo testualmente:

“17. Rev.da Suora Gloria Liliana Franco Echeverri, o.d.n., Presidente della Confederazione Latino-Americana dei Religiosi [c.l.a.r.] (Colombia)

18. Rev.da Suora María Irene Lopes dos Santos, s.c.m.s.t.b.g., della Congregazione delle Carmelitane Missionarie di S. Teresa del Bambin Gesù, Assessore della Commissione Episcopale per l’Amazzonia della cnbb (Brasile)

19. Sig. Mauricio López Oropeza, Segretario Esecutivo della Rete Ecclesiale Panamazzonica (Ecuador)”.

Questi nomi però, di due consacrate e di un laico, non vengono ricompresi nella lettera E dell’Elenco. Che significa?

Sono solo i 185 della lettera E gli effettivi votanti in Assemblea (benché con voto sempre consultivo e mai deliberativo)?

Ma se anche così fosse, come mai all’interno di tale elenco pare tuttavia presente un fratello laico, non chierico, il “Fr. Miguel Angel González Antolín, f.s.f., Fratelli della Sacra Famiglia di Belley; Direttore della Scuola Sagrada Familia de Ambato (Ecuador)”, presente al numero 80, mentre non compaiono altri laici ed altre donne? Forse che tale partecipante partecipa pure in realtà dell’Ordine Sacro? Ma dunque i 185 sono tutti chierici e sono stati elencati separatamente a quale scopo? Forse che il voto debba intendersi ristretto solo a questi 185? La domanda non pare oziosa perché nessuna delle due normative sopra citate - la Costituzione Apostolica e l’Istruzione - riporta divieti di voto per chi, pur non insignito dell’Ordine Sacro, faccia tuttavia legittimamente parte di un’Assemblea Sinodale, a norma del numero 5 degli Articoli 2, 3 e 4 della stessa Istruzione. Per esplicitare ancor meglio: il Papa ha la facoltà di nominare “alcuni altri” membri dell’Assemblea Ordinaria, Straordinaria o Speciale del Sinodo dei Vescovio, diversi dai Vescovi eletti e dai Capi Dicastero di Curia Romana; la locuzione “alcuni altri” non esclude, per appunto, la nomina di donne e laici. E non si rinvengono norme che impediscano il voto sinodale di questi “alcuni altri”, o alcune.

Del resto i paragrafi 2 e 3 dell’Art. 2 di Episcopalis Communio testualmente dispongono:

“§ 2. Secondo il tema e le circostanze, possono essere chiamati all’Assemblea del Sinodo anche alcuni altri, che non siano insigniti del munus episcopale, il ruolo dei quali viene determinato di volta in volta dal Romano Pontefice.

§ 3. La designazione dei Membri e degli altri partecipanti a ciascuna Assemblea avviene a norma del diritto peculiare.”

E il numero 8 della Costituzione Apostolica precisa: “Oltre ai Membri, all’Assemblea del Sinodo possono partecipare, in qualità di invitati e senza diritto di voto, Esperti (Periti), che cooperano alla redazione dei documenti; Uditori (Auditores), che possiedono una particolare competenza sulle questioni da trattare; Delegati Fraterni (Delegati Fraterni), appartenenti a Chiese e Comunità ecclesiali che ancora non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica. A costoro si possono aggiungere alcuni Invitati Speciali (Invitati Speciales), designati in virtù della loro riconosciuta autorevolezza.”

Chi dunque è Membro dell’Assemblea Sinodale può votare, anche qualora si tratti di “qualcun altro o qualcun’altra” rispetto ai Vescovi e agli eventuali presbiteri nominati.

La domanda finale è pertanto: i Membri del Collegio Presinodale, citati al n. XIII della lettera A dell’Elenco pubblicato ieri, sono anche Membri dell’Assemblea Sinodale?

Se sì, avremmo due religiose ed un laico che votano assieme ai Vescovi. Se no, l’Elenco conterrebbe indicazioni non così chiare ed anzi piuttosto fuorvianti.

Al momento non disponiamo di strumenti interpretativi diversi dalla consultazione delle fonti e dalla logica giuridica ad esse inerenti che ci permetta di rispondere alla domanda. Ma già il fatto essa che venga posta, che sia possibile formularla, depone nel senso di una obiettiva complessità che andrà sì attraversata ma pure dipanata.

Se poi invece la riflessione intenda incentrarsi sul numero molto limitato in ogni caso di laici e donne, il problema si sposta su ben altro, non potendo fare altro il canonista che annotare come anche il Vaticano II abbia visto una celebre processione inaugurale di sole mitrie, per non dire delle foto dell’aula basilicale di San Pietro che tutti abbiamo presenti.

Sarebbe il tempo di pensare ad altre modalità di convocazione dell’essere Chiesa? Credo che l’interrogativo sia da avanzarsi e da meditarsi, ma credo anche, in tutta franchezza, che esso esuli da ciò che tra pochi giorni avverrà in Vaticano. Il principio di realtà impone di considerare ciò che ora accade con le norme e le strutturazioni istituzionali attualmente in vigore.

Nonostante la presenza pressoché esclusivamente episcopale e maschile del Vaticano II, quel Concilio resta la pietra miliare della storia della Chiesa contemporanea.

Che prima o dopo possa concretizzarsi il sogno di Adriana Zarri di un papa che, affacciandosi su Piazza San Pietro, presenti il legittimo proprio consorte con le parole “Questo è mio marito!”, ne abbiamo già scritto e ci permettiamo di rinviare a quelle riflessioni: https://sites.google.com/site/agostosettembre2018rodafa/numero-469---9-settembre-2018/ludovica-eugenio-a-trieste.

La tragedia e la speranza dell’Amazzonia ha a che fare con la mia vita d’ogni giorno, con le risorse che utilizzo come fossero inesauribili ed a mia obbligata disposizione in qualunque momento. L’Amazzonia è casa mia, è il mio ossigeno per la mia esistenza.

Ricordo l’intervento di un notissimo cardinale italiano a Roma molti anni fa, allorché qualcuno dei presenti all’incontro cui il porporato partecipava come illustre invitato chiese se non fosse necessario confessare le colpe della Chiesa in America Latina a seguito della conquista del 1492. Il cardinale rispose – ricordo di averlo udito con le mie orecchie – che non c’era proprio nessuna colpa da confessare. Oggi, al n. 38 dell’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo, si legge invece così: “Sono i popoli dell'Amazzonia, soprattutto i poveri e i culturalmente diversi, i principali interlocutori e protagonisti del dialogo. Ci mettono di fronte alla memoria del passato e alle ferite provocate durante lunghi periodi di colonizzazione. Per questo Papa Francesco ha chiesto “umilmente perdono, non solo per le offese della propria Chiesa, ma per i crimini contro le popolazioni indigene durante la cosiddetta conquista dell’America”. In questo passato la Chiesa è stata a volte complice dei colonizzatori e ciò ha soffocato la voce profetica del Vangelo. Molti degli ostacoli ad un’evangelizzazione dialogica e aperta all’alterità culturale sono di carattere storico e si nascondono dietro alcune dottrine pietrificate. Il dialogo è un processo di apprendimento, facilitato dall’“apertura alla trascendenza” (EG 205) e ostacolato dalle ideologie.”

Un’altra pagina di storia della Chiesa si sta appena per aprire.

La Lista del Sinodo lo conferma.

Susanna/Amazzonia – se è lecita una simile suggestione biblica – convocherà ancora in giudizio i “vecchioni” e ci sarà un Daniele, forse molti, a difenderla ancora e a sbugiardare i corrotti.

Buona domenica.

 

Stefano Sodaro