"Bonaventura da Bagnorea (1221-1274), successore di fra Giovanni da Parma, è la figura più eminente del secolo. A ragione fu detto secondo fondatore dell'Ordine francescano, poiché durante il suo generalato (1257-1272) il Francescanesimo ebbe l'organizzazione definitiva e si inserì stabilmente nella struttura della Chiesa ufficiale, trasformandosi, sul modello domenicano, in una comunità di studiosi e di predicatori. È sintomatico che nelle Costituzioni Narbonesi del 1260, decisive per tutta la storia dell'Ordine, si ponga come attività specifica dei francescani la speculatio, e si abbandoni il precetto del lavoro manuale,. raccomandato da san Francesco nella Regula Prima e nel Testamentum. San Bonaventura porta a compimento un processo già iniziato negli ultimi anni della vita di Francesco d'Assisi. La distinzione giuridica tra usus e possessio dei beni (introdotta dalla bolla Quo Elongati di Gregorio IX del 1229), riducendo la povertà a una finzione giuridica, viene accolta e approfondita dalla bonaventuriana Apologia Pauperum (1269). Ormai i francescani gareggiano coi domenicani nello splendore dell'architettura e nella costruzione della nuova filosofia, la Scolastica, alimentata dall'afflusso in Occidente dell'Aristotele arabo. Bonaventura è un uomo di scuola e una guida preziosa per chi tenta i più difficili itinerari dell'esperienza religiosa. La sua predicazione è destinata a un pubblico d' élite: gli studenti e i colleghi dello Studio parigino, i frati Mendicanti, alcuni gruppi di religiosi (Certosini, monaci di San Dionigi) e religiose (Beghine, Clarisse), il re di Francia e la sua famiglia, il papa e la Curia, i Sinodi e i Capitoli delle cattedrali. I sermoni rivolti al popolo sono ben pochi: ne conosciamo alcuni tenuti in Francia e in Italia, ad Assisi in particolar modo. Ovviamente la sua lingua era il latino, ma talvolta anche il volgare locale: in un celebre sermone per la festa di san Marco, tenuto ad Beghinas davanti agli studenti parigini, egli si scusa di non parlare perfettamente la lingua gallica. San Bonaventura curò personalmente la pubblicazione di un volumen sermonum distribuiti lungo le feste del ciclo temporale, e ciò per devozione alla Santa Croce, che lo aveva liberato da un assalto del demonio (v. TESTO N. 15). Tuttavia la maggior parte dei sermoni bonaventuriani (più di 400) ci sono giunti attraverso le reportationes di confratelli o di discepoli. La Cronaca dei XXIV Generali riferisce che un socius di Bonaventura, Marco da Montefeltro, aveva il compito di criticare duramente, ma anche di raccogliere, i sermoni del suo superiore. La predicazione bonaventuriana rifugge dalle più facili coloriture dell'eloquenza popolare e si mantiene sempre a un livello di grande compostezza. Il fulcro del sermone, sviluppato secondo le regole consuete del sermo universitario, è l'interpretazione del thema, quasi sempre in chiave anagogica o tropologica, la più adatta a un uditorio che attende dal grande mistico uno stimolo all'approfondimento dell'esperienza religiosa. Certi temi cari allo scrittore dell'Itinerarium mentis in Deo e del Lignum Vitae ricorrono in tutti i sermoni. Vi è in essi come Leit-motiv la sollecitazione prudente, ma ferma alla contemplazione, alla devozione della Croce; l'esaltazione della carità, superiore alla stessa povertà. Per un lettore moderno è difficile afferrare e gustare il meccanismo intellettuale del sermone bonaventuriano, reso più secco e arduo dalla brevità delle reportationes, ma l'opera nel suo complesso rappresenta per la densità dottrinale e per la tensione stilistica una delle vette dell'eloquenza francescana.
Per secoli furono attribuiti a Bonaventura (a partire dall'edizione delle Opere stampata a Roma nel 1596) alcuni cicli di sermoni (il De proprio Sanctorum, il De communi Sanctorum, il De Beata Maria Virgine) che in realtà sono di un altro francescano: Servasanto da Faenza."
(riprodotto con il permesso dell'autore e dell'editore)leggi anche:
GIUSEPPE VECCHI : La tecnica della predicazione e i discorsi di s. Bonaventura:il Liber sermonum
Timothy J. Johnson, Introduction to the Sunday Sermons of Saint Bonaventure, in The Sunday Sermons of St. Bonaventure / edited by Timothy J. Johnson., 2008, p. 11-58