SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica di San Pietro
Domenica, 23 maggio 2021
1. Il Paraclito è il Consolatore. Tutti noi, specialmente nei momenti difficili, come quello che stiamo attraversando, a causa della pandemia, cerchiamo consolazioni. Ma spesso ricorriamo solo a consolazioni terrene, che svaniscono presto, sono consolazioni del momento. Gesù ci offre oggi la consolazione del Cielo, lo Spirito, il «Consolatore perfetto» (Sequenza). Qual è la differenza? Le consolazioni del mondo sono come gli anestetici: danno un sollievo momentaneo, ma non curano il male profondo che ci portiamo dentro. Distolgono, distraggono, ma non guariscono alla radice. Agiscono in superficie, a livello dei sensi e difficilmente del cuore. Perché solo chi ci fa sentire amati così come siamo dà pace al cuore. Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, fa così: scende dentro, in quanto Spirito agisce nel nostro spirito. Visita «nell’intimo il cuore», come «ospite dolce dell’anima» (ibid.). È la tenerezza stessa di Dio, che non ci lascia soli; perché stare con chi è solo è già consolare.
Sorella, fratello, se avverti il buio della solitudine, se porti dentro un macigno che soffoca la speranza, se hai nel cuore una ferita che brucia, se non trovi la via d’uscita, apriti allo Spirito. Egli, scriveva San Bonaventura, «dove c’è maggiore tribolazione porta maggiore consolazione, non come fa il mondo che nella prosperità consola e adula ma nell’avversità deride e condanna» (Sermone fra l’ottava dell’Ascensione). Così fa il mondo, così fa soprattutto lo spirito nemico, il diavolo: prima ci lusinga e ci fa sentire invincibili – le lusinghe del diavolo che fanno crescere la vanità –, poi ci butta a terra e ci fa sentire sbagliati: gioca con noi. Fa di tutto per buttarci giù, mentre lo Spirito del Risorto vuole risollevarci. Guardiamo agli Apostoli: erano soli quella mattina, erano soli e smarriti, stavano a porte chiuse per la paura, vivevano nel timore e davanti agli occhi avevano tutte le loro fragilità e i loro fallimenti, i loro peccati: avevano rinnegato Gesù Cristo. Gli anni passati con Gesù non li avevano cambiati, continuavano a essere gli stessi. Poi ricevono lo Spirito e tutto cambia: i problemi e i difetti rimangono gli stessi, eppure non li temono più perché non temono nemmeno chi vuol fare loro del male. Si sentono consolati dentro e vogliono riversare fuori la consolazione di Dio. Prima impauriti, ora hanno paura solo di non testimoniare l’amore ricevuto. Gesù l’aveva profetizzato: lo Spirito «darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza» (Gv 15,26-27).