1. Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse su un monte alto e si trasfigurò davanti a loro.
[Prologo] Insegnami la bontà e la disciplina e la scienza. Con queste altre parole prese dal Salmo ci vien fatto capire come deve essere il predicatore: primo, infiammato di carità verso il prossimo, poi adorno di santità in se stesso, infine splendente di verità davanti a Dio, Deve essere infiammato di carità verso il prossimo, come nelle parole; insegnami la bontà. È proprio della bontà effondersi con amore verso l’altro, il che è dovere proprio del predicatore «perché, dice il beato Gregorio, chi non ha carità verso il prossimo non deve neppure assumere l’ufficio di predicatore». Deve essere poi santo personalmente, come si dice con le parole: insegnami la disciplina, che da decoro spirituale all’uomo come il vestito al corpo. Infine deve essere illuminato dalla verità riguardo a Dio, per cui si aggiunge: insegnami la scienza. Dunque, carissimi, dato che io non sono del tutto acceso di carità, ornato di santità e neppure illuminato dalla verità della Scrittura, all’inizio di questo nostro discorso preghiamo con umiltà il Dio di ogni consolazione, Padre delle misericordie, perché mi infiammi con l’ardore della carità, mi decori con la santità di vita e mi dia la luce di verità dello Spirito Santo. Così infiammati di carità, decorati di santità, illuminati dalla verità dello Spirito Santo, siamo in grado di dire qualcosa a lode e gloria, ecc.
[Sermone] 2. Gesù assunse con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse sopra un monte alto e si trasfigurò davanti a loro. Il mistero della risurrezione del Signore è prototipo della nostra glorificazione. Esso tra tutti gli eventi della nostra rinnovazione, suscita maggior stupore e difficoltà a credersi. Perciò nostro Signore Gesù Cristo allo scopo di condurre gradualmente i suoi discepoli e con essi gli altri cristiani a credere più agevolmente il miracoloso evento della sua risurrezione, quando fosse avvenuto, volle con divina disposizione trasfigurarsi «davanti a tre testimoni idonei» e prescelti da Dio «tali da venir creduti da tutto il mondo» per mostrare loro anticipatamente la gloria che avrebbe avuto nella risurrezione. Dato poi che a nessuno è consentito fissare lo sguardo acuto nella gloria della divina maestà se non è prevenuto e prescelto dalla grazia di Dio e poi predisposto con somma diligenza ed elevato dal più alto desiderio d’amore, nelle parole citate sì procede con giusto e retto ordine. Sì ha per primo come Dio si degnò misticamente di assumere; poi la devota preparazione alla elevazione dell’affetto, infine si dimostra generosamente quale sarà la gloria futura. La prima, cioè l’assunzione mistica si ha con le parole: Gesù assunse Pietro, Giacomo, Giovanni. La seconda, cioè la devota preparazione all’elevazione del desiderio con le altre parole: li condusse su un alto monte. Commenta la Glossa: «Sale sul monte per essere trasfigurato, per insegnare a quelli che aspettano la risurrezione che debbono elevarsi verso l’alto ed essere perseveranti in continue preghiere». E la terza, cioè la dimostrazione della glorificazione futura si ha nell’aggiunta: e si trasfigurò davanti a loro.
3. Si dice dunque: Gesù assunse ecc., il che indica la degnazione divina di questa mistica assunzione. La si dice mistica, perché l’assunzione di questi tre si interpreta misticamente e vi si raffigura il triplice stato della Chiesa militante, cioè la prelatura, l’azione, la contemplazione. Lo stato della prelatura è significato da Pietro, perché era destinato ad essere primo nel governo della Chiesa. Lo stato di azione è indicato da Giacomo, perché sarebbe stato primo nell’amarezza della penitenza tra i tormenti della sua passione: fu il primo infatti tra gli apostoli nel martirio. Lo stato di contemplazione è rappresentato da Giovanni, che sarebbe stato primo per la pienezza di grazia nell’aumento della carità. Gesù assunse quindi dapprima Pietro e in Pietro gli altri dello stato dei prelati chiamati a presiedere nella protezione valorosa della Chiesa. Poi assunse Gioacomo e in Giacomo gli altri «attivi», perché si astengano dai piaceri carnali con l’amarezza della penitenza. E in terzo luogo assunse Giovanni e in Giovanni tutti i contemplativi ad avere l’abbondanza della consolazione spirituale per la pienezza della grazia.
4. Assunse Pietro, anzitutto, e con Pietro gli altri appartenenti allo stato della prelatura, incaricati di presiedere alla strenua difesa nel governo della Chiesa. Si dice nel libro di Aggeo: Assumerò te Zorobabel servo mio, dice il Signore, e ti porrò come un sigillo, perché io ti ho eletto. Zorobabel principe di Giuda, viene interpretato «principe del trasferimento» e significa qualsiasi prelato, duce e principe della Chiesa militante che il Signore ha strappato dal giogo del dominio di Satana a causa del peccato originale o attuale, e trasferito nel regno del suo Figlio prediletto. A questi tuttavia il Signore dice: ti assumerò con la grazia dell’adozione gratuita; servo mio, perché sottomesso al Signore per la riverenza; ti porrò come un sigillo che è di garanzia per la dottrina onde renderla credibile, per il coraggio nel lottare e combattere contro il nemico e dirigere sulla via che conduce alla gloria celeste; perché per questo ti ho eletto alla cattedra della dignità apostolica.
5. Poi assunse Giacomo e con lui gli altri di vita attiva ad astenersi dal piacere carnale con l’amarezza penitente. Si dice nel Salmo: Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha scelto. Signore, dammi la legge della.tua via, guidami per il giusto cammino a causa dei miei nemici. Mio padre, il diavolo, mia madre, la concupiscenza, mi hanno abbandonato in seguito all’amarezza e al dolore del pentimento; per cui il Signore mi ha accolto conferendomi la giustificazione gratuita. A causa di questo il vero penitente invoca desideroso: Signore, dammi la tua legge nella via dei precetti; dirigimi nel cammino dei consigli, perché non cada di nuovo nelle mani dei nemici. Di questo si parla in Ezechiele: Lo Spirito del Signore mi ha sollevato e rapito; me ne andai triste e con l’animo turbato. Lo Spirito del Signore mi ha sollevato sulla croce con l’affetto e le lacrime di compassione; mi ha assunto con l’eccessivo fuoco di amore, Se ne andò triste e con indignatone di spirito, considerando la Passione del Signore e riflettendo che il peccato ripetuto crocifigge di nuovo in lui il Figlio di Dio.
6. Terzo: assunse Giovanni e con Giovanni tutti gli altri di vita contemplativa a ricevere l’abbondanza della consolazione divina nella pienezza della grazia. Si dice nel Salmo: beato colui che tu bai eletto e assunto; abiterà nella tua casa. Beato colui che hai eletto alla vita attiva nella pratica delle opere buone; hai assunto alla vita contemplativa con l’aumento dell’amore; abiterà nella tua casa in continua devota preghiera. Il profeta procede nel suo discorso con molto ordine, perché il riposo della vita contemplativa presuppone la pratica della vita attiva che in quella ha il suo fine. Perciò scrive Gregorio nel sesto libro dei «Moralia»: «Chi aspira alla vetta della contemplazione, prima deve esercitarsi nella pratica delle opere».
7. Si ha, in secondo luogo, la devota preparazione all’elevazione del desiderio nelle parole: e li condusse su un monte molto alto. Suggerisce con ciò che chi vuole vedere la gloria della divina maestà deve elevare il suo animo alle altezze della devozione, II monte infatti ha tre proprietà per cui significa la doverosa preparazione dei prelati, degli attivi e dei contemplativi. Il monte infatti è eminente quanto a sito, immobile quanto a stabilità, aperto come comunicazione, cioè idoneo a diffondere con abbondanza. In un monte notiamo l’alto sito, la forte stabilità e la diffusa comunicazione. Pertanto (il Signore) prima condusse i prelati sul monte eminente quanto a sito, perché ricevano per primi la divina irradiazione; poi condusse gli attivi sul monte immobile e stabile, perché sono forti nel tollerare ogni genere di tribolazione; infine condusse i contemplativi sul monte aperto alla comunicazione, per la carità che si diffonde nel dono della predicazione.
8. Condusse i prelati sul monte eminente, quanto a sito, perché sono essi a ricevere per primi la divina irradiazione. Il sole infatti prima illumina coi suoi raggi i monti, poi le valli. Così i prelati, come alti monti, prima devono ricevere in sé i raggi della luce divina e poi con l’esempio della vita buona trasmetterli ai loro sudditi come fossero valli. Del buon prelato si dice perciò nell’Esodo: Guarda e fa’ secondo l’esemplare che ti ho mostrato sul monte. Questo è detto perché La vita del prelato si imprime nel cuore del suddito, come lo stampo del sigillo sulla cera, in quanto muove di più i cuori dei sudditi l’esemplarità dei fatti che le parole. Perciò dice Gregorio nei «Pastoralia»: «Colui che governa sia primo nel mettere in pratica per mostrare con la sua vita la strada ai suoi sudditi; così il gregge che segue la voce e la condotta del pastore, proceda seguendone gli esempi più che le parole». Dice perciò Michea: Il monte della casa del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli e affluiranno ad esso tutti i popoli. Questo monte stabile sulle cime dei monti e alio più delle colline è il perfetto prelato per l’eminenza eccellente della perfezione evangelica per cui eccelle su tutti i sudditi per quanto perfetti nella loro vita. Diversamente, come dice Bernardo: «È una mostruosità avere il primo seggio e ultima la vita; avere sommo il grado, intimo l’animo». Affluiranno allora a lui tutti i popoli per la sua abbondanza generosa, ossia benevolenza e pietà nel soccorrere. Ma guai oggi per l’avarizia di certi prelati che si appropriano dei tesori del Crocifisso come se li avessero ricevuti dai loro parenti carnali e impinguano i loro nipoti, arricchiscono i consanguinei, mentre loro si abbandonano alle raffinatezze nel mangiare e nel bere. Costoro sono ladri e briganti e tengono cassa e tutto quello che viene mandato ai poveri, lo portano ai loro parenti e nipoti e lo sprecano in ghiottonerie e carnalità. Per questo molti prelati per ragione del loro stato portano Gesù fino alla cima del monte, ma poi lo precipitano per i loro cattivi esempi nei cuori dei loro sudditi. Sarebbe stato molto meglio se costoro fossero rimasti tutta la vita in pianura, perché «quanto più alto si sta, tanto peggio si cade».
9. Condusse poi gli attivi sul monte immobile e stabile per la forte sopportazione di ogni genere di tribolazione. I monti infatti non sì muovono pur esposti a venti, bufere e grandinate. Cosi gli attivi devono essere pronti ad affrontare con costanza ogni tribolazione sull’esempio di Cristo che espose il suo corpo ai colpi di lancia e ai chiodi e imbracciò lo scudo della pazienza fino al termine della sua vita mortale. Per questi, dei buoni attivi si dice nel Salmo: Coloro che confidano nel Signore sono come il monte Sion: non si muoverà in eterno colui che abita in Gerusalemme. Poiché la pusillanimità è causa di rovina mentre la fiducia è causa di costanza, quelli che confidano nel Signore vengono detti stabili come il monte Sion per la solidità della loro fortezza e pace; abita in Gerusalemme con tranquilla pace e concordia, non turbandosi intcriormente nell’animo e non dando scandalo con l’esempio al di fuori, né con le parole, non si muoverà in eterno, in impeti di furore e d’ira.
10. Terzo: condusse i contemplativi sul monte della generosa comunicazione, ossia dell’abbondanza comunicata con la caritatevole diffusione del dono della predicazione gratuita. I monti possono infatti comunicare e diffondere così tanto da diffondere subito tutto quello che ricevono e quasi liberandosi dal peso, lo trasmettono alle pianure. Così la pioggia appena scesa subito rifluisce e i fiumi comunicano alle vallate tutto quello che partoriscono, persine pietre e metalli e quasi rutto quello che producono inviano alle terre piane. Allo stesso modo i contemplativi devono essere irradiatori e trasmettere agli altri le piogge e irrigazioni dei loro pensieri e le rugiade dei carismi e doni, come il monte Sion, con la parola predicata, con l’esempio e la santità della vita. Allora si adempirà quanto detto da Gioele: In quei giorno i monti stilleranno dolcezza, dai colli fluiranno latte e miele e i ruscelli di Giuda saranno gonfi d’acqua. I contemplativi devono stillare dolcezza di pietosa compassione nel trattare con gli afflitti; i colli fluire di latte con la devota predicazione, nutrimento dei deboli; allora i ruscelli, ossia le lacrime di Giuda, cioè dei penitenti (perché Giuda significa «colui che confessa»), scorreranno con le acque delle grazie moltiplicando le opere di giustizia e di pietà. Quindi ai contemplativi, specialmente a quelli che vi sono tenuti per aver professato una Regola, si applica bene quello che si dice in Ezechiele: Monti di Israele, espandete i vostri rami, frondeggiate, fiorite, fate frutti. Israele sì intende «colui che vede Dìo» e Ìndica ìl contemplativo che deve vedere Dio dentro di sé. Quindi: Monti di Israele, ossia contemplativi, espandete i vostri rami per radunare il popolo vagante; frondeggiate con la predicazione della parola; fiorite mostrandola con esempi odorosi; fate frutti assicurando la vostra salvezza e promovendo quella dei vostri prossimi. Allora sarete monte di Dio, monte pingue, ecc.
11. Terzo e ultimo: si mostra la distribuzione della gloria futura con le parole: fu trasfigurato davanti a loro. Nostro Signore Gesù Cristo volle trasfigurarsi davanti a questi tre, i quali rappresentano i prelati, gli attivi e Ì contemplativi e mostrare loro la sua gloria futura cosicché, parlando fuori figura, prima volle illuminare con Pietro i prelati per lo splendore della verità e della intelligenza, poi confermare in Giacomo gli attivi con la speranza e l’attesa della gloria futura, e infine con Giovanni infiammare i contemplativi d’amore caritatevole e di benevolenza.
12. Si trasfigurò davanti a Pietro per illuminare in Pietro tutti i prelati con lo splendore della verità e dell’intelligenza e per essi gli altri venissero illuminati nella fede. Dice la Glossa al riguardo: «Volle cosi trasfigurarsi davanti a tre testimoni ai quali tutto il mondo potesse credere». Ma nella Trasfigurazione non ebbe solo la testimonianza di uomini di questo mondo, ebbe anche la testimonianza di Dio Padre dal ciclo, quella di Mosè dal limbo e la testimonianza di Elia dal luogo di mezzo, cioè dal Paradiso terrestre. Perciò della sua Trasfigurazione volle avere la testimonianza divina, profetica, umana, cioè apostolica. Con quella di Dio Padre che disse: Questi è il mio figlio diletto per il quale tutte le cose sono state fatta si deve riconoscere che egli è Colui che, creando, è fondamento e fattore di grandi cose; con la testimonianza di Mosè, che fu «datore della legge» e di Elia «il più grande dei profeti» si sarebbe riconosciuto che egli è il pietoso riconciliatore di tutti con la redenzione, come promesso e profetato nella Legge; con la testimonianza umana o apostolica, di quegli apostoli che saranno giudici nel giorno del giudizio, si saprà che egli è giustissimo rimuneratore nel dare la ricompensa. A questo fatto della Trasfigurazione si applica il passo del libro della Sapienza: Tutte le cose trasfigurate servirono alla tua grazia che li nutriva secondo il desiderio di coloro che da te la invocavano. Si parla di tutte le cose trasfigurate nella trasfigurazione di Cristo perché c’era qualcosa di ogni creatura trasfigurata in Cristo. Cristo intatti come uomo ha l’essere in comune con tutte le creature; «ha resistere con le pietre, il vivere con le piante, il senso con gli animali, l’intelligenza con gli angeli». Se Cristo come uomo è qualcosa di ogni creatura e si trasfigurò, sì può dire che in lui tutte le cose furono trasfigurate. Servirono alla grazia che li nutriva, perché quella trasfigurazione non avvenne per assumere la proprietà permanente della chiarezza della gloria, ma per concessione graziosa di Dio, perché avesse, temporaneamente la qualità della chiarezza della gloria capace di nutrire gli apostoli deboli nella fede, specialmente per il tempo della Passione di Cristo. Infatti tutte le cose furono trasfigurale e servirono alla grazia che li nutriva secondo il desiderio loro, cioè degli apostoli, per la gioia e l’amore che ebbero in vita per la gloria di Cristo. Perciò Pietro disse: Signore, è cosa buoni} per noi lo stare qui. Questo è desiderato da te, per la mutua abitazione e il mutuo amore. Le delizie del Figlio di Dìo sono infatti nello stare insieme con gli apostoli e coi prelati.
13. Volle anche trasfigurarsi davanti a Giacomo per confermare in lui gli attivi che sperano e attendono la gloria. Beda commenta nella Glossa le parole citate: «Sali al monte della Trasfigurazione per farci capire che coloro che aspettano la risurrezione devono levare la mente verso l’alto e perseverare in continue preghiere». A questo si applica pure quello che dice l’Apostolo nella 1 ai Corinzi: Non vogliate giudicare prima del tempo della venuta del Signore. Egli illuminerà i nascondigli bui, svelerà i pensieri del cuore, e allora ciascuno darà lode al Signore. Queste cose, fratelli, le ho applicate in me e Apollo per voi, perché impariate da noi a non inorgoglirvi gli uni contro gli altri e a stare a ciò che è scritto. Per Paolo e Apollo, dei quali uno vuoi dire «mirabile», «eletto» e l’altro «ammirabile», si può intendere nostro Signore Gesù Cristo, il cui nome è «Ammirabile». In questo caso volle venire trasfigurato davanti a Giacomo perché gli attivi imparino ad attendere la gloria futura della risurrezione con la modestia del parlare, Perciò si dice: Non vogliate giudicare prima che venga il Signore; poi con l’innocenza del cuore e delle opere, perché il Signore nel giorno del giudizio illuminerà i nascondigli oscuri e manifesterà i pensieri del cuore; con la paziente sopportazione nelle opere, perché nessuno sia orgoglioso contro l’altro trasgredendo quello che è scritto; e allora avrà lode presso il Signore ricevendo la sua mercede di gloria.
14. In terzo luogo si trasfigurò davanti a Giovanni, per infiammare con Giovanni tutti i contemplativi, d’amore, di carità e di benevolenza. Di ciò si parla nel tema annunciato sopra: Li condusse su un monte molto alto, in disparte e si trasfigurò davanti a loro. Il suo volto si fece splendente come il sole, i suoi vestiti divennero bianchi come la neve. Per suggerirci che nessuno può vedere chiaramente Dio nella propria coscienza se non si eleva prima con mente devota e non si separa dalle tumultuose sollecitudini temporali con la pace del cuore, il Signore volle condurre gli apostoli, cioè i contemplativi, su un monte alto, quasi elevandoli all’estasi mentale; in disparte per allontanarli dal rumore perturbante del mondo; e allora si è trasfigurato davanti a loro per mostrare l’eccellenza della sua gloria futura. Ma perché da questa divina visione il contemplativo viene acceso d’ardore di carità e di desiderio e addolcito dal candore della castità e della pudicizia per il molto amore del sole di giustizia e fulgore d’eterna luce, si dice pure che il suo volto si fece fulgido come il sole e i suoi vestiti bianchi come la neve. Preghiamo, ecc.