San Luigi IX - re di Francia
In quanto studente, maestro e poi Ministro Generale dei Francescani ebbi vissuto quasi 32 anni presso l'Università di Parigi, era quindi naturale che dovessi entrare in stretto rapporto con il re santo di Francia. Luigi morì 25 agosto 1270, e al Capitolo generale, tenutosi nel 1272, ho introdotto nell'Ordine la solenne celebrazione annuale del giorno della sua morte. Memore della mia amicizia vecchio-tempo, io ebbi assicurato questo favore da Gregorio X, come primo atto di grazia, in occasione della sua incoronazione.
Una volta mi avvicinai a san Luigi dicendo: “Il Signore nostro Dio ha tre corone, una d’oro, una delle spine e l’altra incorruttibile - la corona della vita eterna. Due di queste ha donato a voi. Vi raccomando vivamente, però, che, sull’esempio di Gesù Cristo, vi sforziate di acquisire con le vostre buone opere la corona della vita eterna. Poco varranno le due prime corone, se non si protegge la terza”. “Adesso mi pare” - è stato il commento del re pio - “che ha parlato con molta saggezza. Le sue parole entrarono nel mio cuore."
San Tommaso d'Aquino
Diverse narrazioni della mia vita riportano la testimonianza di Marco di Lisbona: Come san Tommaso d’Aquino stupendoci una volta davanti alla formazione varia e alla profondità di pensiero presentata negli scritti del suo amico, chiese a me di mostrargli i libri da cui era appreso la mia sapienza. Allora avevo mostrato a san Tommaso un Crocifisso, e indicandolo esclamai: “E da questa fonte della luce e di amore che emana tutto ciò che si trova nelle mie conferenze o scritti”.
Una pia tradizione vuole unire noi due in un racconto, secondo il quale, quando Papa Urbano IV stava contemplando di estendere a tutta la Chiesa la festa del Corpus Domini, ha commissionato a san Tommaso e a me a comporre separatamente un ufficio adeguato e la Messa per la festa. Mentre il lavoro era stato fatto, ho invitato il mio amico, e nel corso della conversazione presi e lessi la sua antifona per l'inizio del Magnificat, con le parole: “O Sacrum Convivium” (“O Sacro Banchetto”). Si narra che sono stato così sopraffatto per la sua profondità e dolcezza che sono tornato a casa e gettato nel fuoco il lavoro che io stesso stavo preparando.
Tedaldo Visconti
(beato Gregorio X, papa )
Piacenza, 1210 - Arezzo, 10 gennaio 1276
memoria liturgica 10 gennaio
Siamo agli inizi del 1271, e si fatica a trovare un successore di Papa Clemente IV, morto il 29 novembre 1268. Riuniti in conclave a Viterbo da oltre due anni, i cardinali non riescono ad accordarsi a causa dei veti incrociati posti dalle dinastie angioina (Francia) e sveva (Germania), allora intente a contendersi la nostra penisola. I diciotto cardinali per tre lunghi e tormentati anni non riuscivano a mettersi d’accordo. fino a scoperchiare il tetto. Vane si rivelarono le pressioni esercitate dai magistrati di Viterbo, tanto da rendersi necessaria una sorta di insurrezione popolare che portò a tagliare i viveri ai cardinali ed a scoperchiare il tetto del palazzo e costringendo l’esasperata popolazione a rinchiuderli cum clave (da qui conclave) nel palazzo papale. Qualche storico e con lui una tradizione vogliono vedere in me e nel mio intervento rivolto ai Cardinali un superamento degli ostacoli, affidando solo a sei porporati il ritrovamento di un consenso. Nessuno dei cardinali papabili risultava gradito ad ambo le fazioni, ma una mia lasciò intravedere uno spiraglio: “Facciamo Papa uno che non sia cardinale”. Infatti, probabilmente sotto la mia influenza venne designato l’arcidiacono di Liege, Tadaldo Visconti, in quel tempo in viaggio verso Gerusalemme.
Fu così che il 1° settembre 1271 venne eletto al soglio pontificio Tedaldo Visconti. Era nato a Piacenza nel 1210, non era neppure sacerdote, pur avendo la dignità di arcidiacono di Liegi ed essendo stato segretario di cardinali, nonché diplomatico esperto. Al momento dell’elezione si trovava in Palestina, cappellano dei crociati, dove lo raggiunsero i messaggeri onde comunicargli la sbalorditiva notizia; “Ti hanno fatto Papa, devi venire a Roma!”. Solo il 27 marzo seguente poté a Roma essere consacrato vescovo ed incoronato Papa nel 1271, assumendo il nome di Gregorio X.
I racconti storici presentano l’incontro tra noi due amici ancor prima: infatti Tedaldo studiò a Parigi tra 1248-52.
Tra gli impegni principali del nuovo Pontefice entrò una preparazione del nuovo Concilio, indetto per il 1274 a Lione, attraverso il quale lui volle raggiungere l’unione con la chiesa greca. Per portare a termine un compito di tale portata preferì la mia persona come uno dei suoi più stretti e fidati collaboratori. Gregorio scelse tra altro nel 1273 ad Orvieto i cinque nuovi cardinali tra cui fu anche il mio nome, assegnadomi la diocesi di Albano e non lasciandomi la possibilità di rinunciare all’incarico. Così io divenni uno dei più grandi esponenti del II Concilio di Lione. I documenti ci ricordano delle mie due prediche ai padri conciliari. Il Papa si servì di me nella questione di unione con i greci e nell’affrontare il nuovo attacco contro gli ordini mendicanti. Durante lavori conciliari io morii. Al mio solenne funerale partecipò Gregorio X. Il giorno dopo nell’aula conciliare lo stesso Pontefice tesse un elogio nei miei confronti.
Pierre de Tarentaise,
italianizzato in Pietro di Tarantasia
(beato Innocenzo V, futuro papa)
Champagny-en-Vanoise o La Salle, 1224 o 1225 – Roma, 22 giugno 1276
memoria liturgica 22 giugno
Nel 1255 fu mandato presso lo Studium del Convento di S. Giacomo a Parigi, dove conseguì il titolo di magister in teologia nel 1259, anno in cui, insieme a confratelli del calibro di Tommaso d'Aquino ed Alberto Magno, curò la riorganizzazione degli studi dell'Ordine domenicano. Sempre nel 1259 gli fu affidata, presso l'Università di Parigi, la celebre cattedra dei francesi che gli diede grande notorietà, tanto da fargli guadagnare il titolo di Doctor famosissimus. Nel 1268, dietro espressa richiesta di Clemente IV, predicò la crociata con grande passione. Due volte provinciale dei domenicani di Francia nel 1264-1267 e 1269-1272, proprio nel 1272 papa Gregorio X, che lo aveva conosciuto molti anni prima nell'ateneo parigino e che aveva con lui rapporti di stima e di amicizia, lo fece eleggere arcivescovo di Lione e l'anno successivo lo creò cardinale vescovo con titolo di Ostia e Velletri. Ebbe un importante ruolo nel corso del secondo Concilio di Lione, convocato da Gregorio X nel 1274, anche in ragione del suo incarico di arcivescovo della città lionese; proprio in funzione di questa carica fu lui a tenere l'elogio funebre in mio onore, strappando lacrime a tutta quella augusta assemblea.
Girolamo [Masci] d'Ascoli
(futuro papa Nicolò IV)
Ascoli Piceno, 30 settembre 1227 – Roma, 4 aprile 1292
Nel 1272 fu io a invire fra Girolamo in "Sclavonia" [regione non ben definita che comprendeva l'attuale Dalmazia e alcune altre regioni della penisola balcanica quali, ad esempio, parti della Bosnia] quale Ministro Provinciale per poi essere, nell'autunno del medesimo anno, investito da papa Gregorio X, sul mio suggerimento e permesso, della delicata missione ad Graecos. Accanto alla questione del recupero di Bisanzio, che rendeva inquieto l'imperatore Michele VIII Paleologo, il pontefice intendeva, infatti, risolvere le divergenze tra la Chiesa greca e quella romana in vista dell'apertura del Concilio di Lione indetto per il maggio del 1274. Nel 1274 Girolamo, ancora impegnato nella missione, era stato eletto ministro generale dei Frati Minori, nel corso di un Capitolo generale in cui io in quanto precedente superiore, ormai cardinal vescovo di Albano, avevo rassegnato le mie dimissioni. Data la mia presenza al Capitolo, si può ritenere che l'elezione del nuovo generale sia stata da me favorita. Il successo della missione in Oriente e la buona preparazione culturale di Girolamo debbono aver concorso nel far cadere su di lui la scelta. La carica di Ministro Generale dell'Ordine tenne fino al 1279. Non molte sono le testimonianze relative all'attività del nuovo ministro generale, che continuò ad essere chiamato a svolgere un'intensa attività diplomatica per conto della Santa Sede. Egli sembra comunque aver seguito la linea da me inaugurata.
Marco da Montefeltro
Modigliana, ? – Urbino, 1284
Socio e segretario dei tre generali: Crescenzio, Giovanni da Parma e Bonaventura. Cappellano di S. Damiano, testimone del Processo di Cannonizzazione di santa Chiara.
Fr. Marco da Montefeltro fondò tra gli anni 1279-1283 un convento a Sivas (Sebaste).
La Cronaca dei XXIV Generali riferisce che un socius di Bonaventura, Marco da Montefeltro, aveva il compito di criticare duramente, ma anche di raccogliere e scrivere i sermoni o le lettere del suo Ministro.
A lui devo i miei testi ripotati (riportationes): sermoni, lettere.
Salimbene nella sua Cronica lo presenta come "uomo onesto e santo... molto longevo... buon scrittore, veloce e chiaro".
In seguito aggiunge: "E frate Marco amò il Ministro generale frate Bonaventura, al punto che, quando, dopo la sua morte, parlava della sua grande dottrina e di tutte le sue dotti, se ne commoveva dolcemente fino alle lacrime, come si legge succedesse a Pietro quando parlava di Cristo".
Salimbene riporta anche un episodio che metteva in rilievo questa amicizia: "E anche avveniva che quando il Ministro generale frate Bonaventura doveva predicare al clero, frate Marco andava da lui e gli diceva: Tu sei come un mercenario, e quando hai predicato l'altra volta non sapevi cosa dicessi. Ma spero che stavolta farai a modo. E frate Marco diceva questo per stimolarlo a predicare sempre meglio, secondo quando è descritto nell'Ecclesiastico 22: Chi punge un occhio lo farà lacrimare; chi punge il cuore ne scopre il sentimento. E tuttavia frate Marco trascriveva e voleva tenere presso di sé tutti i sermoni di frate Bonaventura. E frate Bonaventura godeva quando frate Marco gli diceva queste cose sgradevoli. Per cinque ragioni: primo, perché era uomo benigno e paziente; secondo, perché in questo imitava il beato padre Francesco; terzo, perché sapeva con certezza che fra Marco lo amava profondamente; quarto, perché aveva occasione di allontanare la vanagloria; quinto, perché aveva stimolo a prepararsi meglio."