È noto il progressivo aumento della domanda di elettricità, oggi e negli anni a venire, basti pensare al tema dell’IA e dei data center.
Come sta rispondendo la rete elettrica italiana a questa crescente domanda, considerando quanto incidono la corretta gestione e il rafforzamento della nostra rete sulla competitività dell’intero sistema Paese?
Grazie, Onorevole Cattaneo, buongiorno a tutti e ringrazio anch’io Luca per l’organizzazione teutonica degli Stati Generali.
Noi in questo momento in Italia siamo di fatto a due milioni di produttori già attivi sulla rete di distribuzione, che è bene sottolinearlo, non per incensarci, ma per relativizzare anche la posizione italiana in Europa: noi siamo il Paese con il più alto numero di produttori attivi su reti, siamo in assoluto il riferimento europeo. E lo siamo perché sono successe due cose in Italia: sicuramente i residenziali, ma le piccole e medie imprese hanno accelerato significativamente nel crearsi comunque la loro forma di autoconsumo, e questa cosa sta pagando, perché quei clienti che hanno adottato un impianto rinnovabile oggi risparmiano sulla loro bolletta più del 30%, quindi hanno ridotto di un terzo il costo della loro bolletta.
Quindi funziona. Dall’altro, c’era una rete, la rete di distribuzione di Enel, che non ha mai rappresentato fino ad oggi un collo di bottiglia, e questo non è banale, perché oggi noi connettiamo quasi 1.200 produttori al giorno, tutti i giorni, compreso il 31 dicembre. Non distante da noi, l’Olanda e il Belgio hanno bloccato tutte le attivazioni di nuove generazioni distribuite perché la rete è satura, la rete non è capace di integrarle.
Ovviamente questo è un percorso che non capita, questo viene da lontano ed è un percorso costruito negli ultimi, direi, vent’anni insieme anche all’autorità di settore per rendere possibile questo percorso. È chiaro che adesso abbiamo di fronte — il Ministro Pichetto Fratin l’ha presentato molto chiaramente l’anno scorso nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima — degli obiettivi abbastanza sfidanti.
Quindi l’Italia ha deciso di alzare moltissimo l’asticella; anzi, l’aggiornamento del PNIEC, lo sapete bene, è un aggiornamento ancora più impegnativo rispetto a quello precedente. Quindi, davanti a questo, è chiaro che in questo momento l’Italia, ma in realtà tutti i Paesi europei, si trovano davanti a quello che viene chiamato il “trilemma energetico”, ovvero come concertare la sicurezza del sistema, l’accessibilità a basso costo delle fonti e la sostenibilità. E quello che abbiamo messo a punto, abbiamo messo a fuoco, come istituzioni e anche a livello italiano ed europeo, è che le reti sono essenziali per superare il trilemma energetico, attraverso un piano di investimenti importante.
Noi abbiamo stimato con il Presidente Bortoni e Ambrosetti che l’Italia ha bisogno di circa 6 miliardi di investimenti all’anno sulle reti di distribuzione, che è un numero grande che, naturalmente, da un lato spaventa, perché la domanda che ci si pone sempre è: “Ma se investiamo così tanto, qual è l’impatto sulla bolletta?”. Adesso rispondo in un secondo, non mi esimerò dal rispondere a questa domanda. È chiaro che però dobbiamo guardare a questi investimenti che impatto hanno, perché mi hai fatto una domanda a cui voglio rispondere. Questi 6 miliardi di investimenti hanno un impatto sul PIL italiano ogni anno di 13 miliardi di euro, e non ci deve meravigliare, perché gli investimenti infrastrutturali sono vocati naturalmente a essere un motore, un moltiplicatore di ricchezza.
Ma quel che è importante sottolineare è che l’impatto sul valore della produzione è di circa 27 miliardi di euro. Quindi questi 6 miliardi di euro sono in grado di attivare comunque tutta la filiera, e questo credo che sia un punto forse centrale. Noi in questo momento stiamo guardando alla transizione energetica solo rispetto al cambio di mix energetico.
Credo che, più che come conseguenza, la transizione energetica debba diventare una priorità essenziale per fare in modo che questi investimenti infrastrutturali abbiano una ricaduta importante sulle filiere manifatturiere. Ora, l’Italia vanta una filiera manifatturiera nel comparto della trasmissione e distribuzione elettrica, immagino anche del gas, molto importante. Queste filiere, in questo momento, nel breve periodo, devono essere sostenute. Quindi noi abbiamo di fronte una doppia sfida: sostenere la filiera e potenziare la filiera. Il sostegno della filiera naturalmente viene con questi investimenti.
Rispetto a qual è l’impatto sulla bolletta, perché il trilemma energetico deve essere risolto, qui è bene ricordare che noi abbiamo investito sulle reti di distribuzione negli ultimi vent’anni 33 miliardi di euro. Sono tanti soldi, 33 miliardi di euro. A fronte di questi 33 miliardi, oggi abbiamo le reti di distribuzione più innovative in Europa ma la cosa più importante è che abbiamo la tariffa di distribuzione più bassa d’Europa. Quindi è successo qualcosa in Italia per cui, investendo molto, abbiamo migliorato la rete e facciamo pagare ai cittadini italiani la tariffa più bassa. In Europa adesso si parla di “Italian case”.
Ironicamente, nel passato, quando si citava il caso italiano in Europa, voleva dire che c’era un problema, l’Italia era un problema. Invece, in questo caso, l’Italian case viene studiato dal Commissario Jørgensen come la formula vincente che ha utilizzato l’Italia per investire nelle infrastrutture, migliorando la performance e riducendo gli impatti. Concludo dicendo una cosa: noi dobbiamo sostenere la filiera, ma non basta. Le filiere vanno potenziate, perché il Far East e il Far West incombono e stanno creando una pressione forte. Ecco perché stiamo lavorando con le istituzioni italiane, quindi con il Ministro ma anche con
Enel, per spingere in Europa — e l’abbiamo ottenuto, in Europa — però noi ci siamo fatti promotori dell’emissione a breve, quindi all’inizio del 2026, del Grids Manufacturing Package, un pacchetto di misure volte a sostenere le filiere manifatturiere europee, proprio per potenziare quella capacità produttiva necessaria per far fronte alle richieste dei grandi operatori, ma anche per investire in quell’innovazione di processo che deve consentire alla filiera italiana non soltanto di resistere, ma di espandersi.
Questa partita, l’ha detto bene l’Onorevole Gasparri, non si gioca in difesa, bisogna giocare in attacco, e questo è fondamentale.