Innanzitutto, un grazie al mio gruppo parlamentare, al mio partito, Forza Italia, per questa iniziativa importante. Io sono stato qui questa mattina all’inizio, poi mi sono collegato e ho ascoltato gran parte di quelli che sono stati gli interventi e pertanto non ho alcuna pretesa di fare conclusioni, perché sarebbe il ripetere ore di osservazioni, considerazioni, appunti, critiche puntuali e tutte di elevata competenza e conoscenza del settore, che hanno avuto un filo conduttore: quello del realismo, quello della realtà, di un tentativo che ognuno di noi ha fatto di leggere la realtà.
Questa stessa realtà che ogni tanto ci confrontiamo con Letizia, sentendoci rispetto a quelli che sono i voli sia della Commissione, che nell’ambito dei Consigli Europei e del Parlamento Europeo. Ma realismo che significa, a questo punto, i piedi per terra, una valutazione su quello che è un obiettivo che nessuno discute: l’obiettivo è la decarbonizzazione, la data del 2050 come ambizione, e quindi tutta una serie di azioni che ci hanno portati a fare delle scelte che dobbiamo naturalmente garantire istituzionalmente, rispetto a quello che è stato fatto nel 2020-2021. Erano altri governi, ma l’Italia è una sola.
Non è che punto il dito su questo, è l’Italia, e noi li dovevamo mantenere. Abbiamo costruito un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima con l’obiettivo, col target 2030, con lo scenario 2050. E in tutto questo abbiamo puntato su quello che è il primo ribaltamento, il ribaltamento rispetto a ciò che abbiamo ereditato, ciò che l’Italia è diventata negli ultimi 40-50 anni. Certamente dipendente fortemente dal termoelettrico, poi con la parte di idroelettrico che era l’elemento di rinnovabile, ma senza altri sbocchi, salvo poi iniziare tutto un percorso che è il percorso delle rinnovabili.
Da qui la previsione di 80 gigawatt di rinnovabile al 2030 e poi lo scenario al 2050. Però, è tutto questo, tutta una serie di atti che sono stati poi contrattati, passatemi il termine, con l’Unione Europea. Da lì il FER-X che sta avviandosi, il FER2 che va rivisto. Stiamo discutendo rispetto a provvedimenti che hanno avuto la loro natura nel 2020, all’inizio della scorsa legislatura europea. Non c’era la guerra, non c’era stato il Covid, c’era un concetto di globalizzazione di tipo diverso. Non faccio qui la disamina sulle tipologie, ma in realtà è un altro mondo, è passato un secolo rispetto ad allora, e di questo dobbiamo renderci conto. Noi siamo andati avanti su quell’obiettivo 2030.
Da lì le CER, la partita delle Aree Idonee, dove una volta tanto, qui mi aggancio un attimo a Cattaneo, una volta tanto sono stato accusato di dare troppo potere alle Regioni. Ma poi, in realtà, la difficoltà che noi abbiamo sulle Aree Idonee è anche quella di avere i poteri molto suddivisi, molto separati, tante competenze.
Tanto per capirci, io ho un centinaio di procedure ferme a Palazzo Chigi perché c’è una posizione mia favorevole, una posizione del Ministero della Cultura contraria, posizioni delle Regioni contrarie, e in certi giorni mi sento più un esperto di comitati che non il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Ma abbiamo l’obbligo di avere la sicurezza, di andare sulla sicurezza energetica e di portare avanti tutta quella serie di azioni che fanno riferimento alle famiglie, fanno riferimento alle imprese, che ci permettono di essere un Paese ricco, di essere protagonisti in una competitività a livello europeo, a livello mondiale, per permettere ciò che in apertura stamattina Antonio Tajani diceva: di rimanere i primi 4-5 esportatori del mondo.
E io lo ripeto ovunque: se siamo tra i primi 4-5 esportatori del mondo, se abbiamo un terzo della nostra ricchezza che è data dall’esportazione, non è perché produciamo delle commodity, non è perché produciamo dei beni che il mondo acquista perché costano di meno. Non è la discriminante il prezzo, la discriminante è il prodotto migliore.
E allora, se vogliamo rimanere su questi livelli, noi dobbiamo automaticamente rispondere a tutta quella serie di questioni, quesiti che sono stati posti durante la giornata per rimanere i più alti, per rimanere i meglio del mondo, tanto per capirci.
Questa è la sfida che dobbiamo avere, e l’energia è diventata una delle discriminanti fondamentali, chiaramente. Perché già oggi noi produciamo circa 260-265 terawattora rispetto ai 305 che consumiamo a livello nazionale. Il resto lo importiamo essenzialmente dalla Francia, da fonte nucleare.
Lo scenario a 15-20 anni ci porta a 600, oltre 600, anche 700 [TWh], con i data center, l’intelligenza artificiale. Quindi, ecco qual è la sfida con i piedi per terra che noi dobbiamo portare avanti. E portarla avanti tenendo fermo il ragionamento della decarbonizzazione significa andare avanti con una serie di azioni che sono, quindi, l’aumento delle rinnovabili e, naturalmente, le azioni di accompagnamento del transitorio.
Energy Release: abbiamo avuto la comfort letter due giorni fa, tre giorni fa, dopo un confronto che è durato un anno con la struttura della Commissione, dopo un positivo confronto di ordine politico a questo punto con la Commissione, col commissario competente della concorrenza, perché era la Concorrenza che faceva una questione in questo caso, con Teresa Ribera.
E a oggi posso anche dire che, alla fine di tutto questo confronto, la considerazione della Commissione è quella di dire: “È una best practice importante, è una soluzione importante che può essere esportata nei provvedimenti dell’Unione Europea per tutta l’Unione Europea”.
Quindi partiremo con i 24 terawattora che abbiamo previsto, che è una quota direi importante, perché sono 24 terawattora al prezzo di 65 euro previsto, con restituzione in misura doppia. Questo ci apre la strada su un’altra questione che va in decreto fra qualche giorno.
Quando dico “fra qualche giorno”, lo dico su una ragione solo di ordine di tempistica parlamentare. Il decreto è pronto. Se presentiamo il decreto oggi, dovrebbe essere approvato il 25 agosto, credo, non so, e c’è qualche difficoltà di ordine temporale. Quindi andrà a Palazzo Chigi, direttamente completo come energia, o in un “pastone” con altri provvedimenti urgenti verso fine mese, per scadere a fine settembre. Questa è la sostanza pratica, aulica, della questione.
Ma spiana la strada alla questione gas, quindi a un’opportunità, in questo caso, che bisogna naturalmente avere, di fare una gas release. Quindi, Energy Release a fianco a Gas Release. Nel contempo, ieri a Palazzo Chigi abbiamo mandato avanti, in Consiglio dei Ministri abbiamo approvato il disegno di legge delega sul CCS, che è un qualcosa di avanguardia a livello nazionale.
Guardo Claudio Descalzi che è il primo che me l’ha spiegato, ecco perché guardo lui, pertanto che me l’ha spiegato nel dettaglio, dove noi siamo, in questo caso, la start-up a livello europeo come competenza e conoscenza su quello che è la captazione, l’immagazzinamento, lo stoccaggio della CO₂ di quelle imprese che non sono decarbonizzabili, che non possiamo decarbonizzare con la poesia, e quindi automaticamente non abbiamo altra soluzione che raccoglierla, metterla nella cesta e metterla poi di sotto, nei giacimenti esausti.
Ma andiamo avanti. La sfida dell’idrogeno, che stiamo portando avanti naturalmente con Snam sulle pipeline, con l’accordo con i Paesi europei che ci vede centrali rispetto al ragionamento del Piano Mattei, che ci vede centrali quindi rispetto a un ruolo di importazione e esportazione, ma anche produzione, perché siamo circondati dal mare e, di conseguenza, qualche opportunità in più rispetto ad altri noi la possiamo avere.
E l’idrogeno, ricordiamoci, è la molecola più diffusa al mondo, quindi è un nuovo spazio. Naturalmente, a fianco di tutto questo, abbiamo tutta la parte del biometano. Biometano: raggiungere i 5 miliardi e mezzo, 5 miliardi e 6 che abbiamo previsto a livello di PNIEC, che va tutto sul percorso, da un lato, della decarbonizzazione, dall’altro, di produrre un quantitativo di energia che ci permette di ribaltare quello che è il rapporto odierno.
E il ribaltamento del rapporto odierno significa intervenire sul peso che si ha sul prezzo. Sappiamo benissimo tutti in questa assemblea che il prezzo dell’energia è per il 70% determinato dal gas, che l’anno scorso ha prodotto il 42% di produzione ma che, non avendo il potere di decreto di fermare o il sole o la terra rispetto al sole verso sera — non avendo questo potere, però non si sa mai, le forme costituzionali permettendo potrebbero permettere poi anche quello — dobbiamo comunque agire su quel fronte per ribaltare questo rapporto di due terzi e un terzo che, ahimè, oggi esiste ancora, perché non abbiamo ancora scavallato quel determinato momento.
E a tutto questo concorre naturalmente anche l’aumento, con il revamping, di tutti gli impianti che già abbiamo. Ma anche con le grandi difficoltà a farli, perché io sono d’accordissimo nell’alzare le pale eoliche, però sistematicamente ho il muro di tutti, perché siamo un Paese che, ahimè, ha un’orografia molto particolare. Noi l’Andalusia non ce l’abbiamo. O l’andiamo a conquistare, ma credo che non siano più modelli che ci stanno.
Noi l’Andalusia non ce l’abbiamo. Possiamo avere, e il ragionamento lo facciamo rispetto all’idrogeno, il Sahara con il Piano Mattei, però, e quindi utilizzare questi sistemi e questi rapporti. E quindi, in questo momento, siamo impegnati su una serie di atti. Data center: per la prima volta nella storia del Ministero dell’Energia, ci occupiamo di consumatori. Dei consumatori ci si è solo occupati per la parte integrativa, per la parte del prezzo, per i 200 euro. E in questo caso, stiamo regolando i data center, che sono grandi consumatori e vanno regolati. La saturazione delle reti con regole certe.
Abbiamo il dovere... tanto per capire, sulla saturazione delle reti so già che ci sarà chi si lamenta e chi è contento, ma un Paese serio deve avere delle regole, perché altrimenti continuiamo a far finta di niente. E su questo il governo ha intenzione di metterci la faccia e, di conseguenza, di dare delle regole.
Poi ci saranno proteste, ricorsi, ci saranno una serie di correzioni che chiederanno tutti. Andiamo avanti sullo spread: i famosi 2 euro, che significano 4, e vanno ad incidere su tutta la partita del costo delle bollette, perché 2 euro in più sul gas significa, per i 6 miliardi di metri cubi che passano da Passo Gries, quasi 4 euro sulla bolletta elettrica. Quindi su quello interveniamo, con questo decreto di fine luglio.
L’Unione Europea decide che si paga il 50% in più se la nave si ferma a Nord, mentre se va a Tangeri non paga il 50% in più. Queste sono le idiozie, come il Fit for 55 che prevedeva l’obbligo del motore elettrico, cioè il divieto del motore endotermico. Guardate, io sono convinto che il motore elettrico sarà il principale motore del ‘35.
Io ho questa convinzione. Ma perché? Perché costerà meno produrlo e sarà più competitivo sul mercato, ma non certamente perché lo decide l’Unione Europea. E così come l’Unione Europea sui biocarburanti... è un problema di interesse nazionale. Poi, nel 2020, la Repubblica Italiana ha accettato ugualmente ‘sta roba.
Noi non dobbiamo più accettarla, ‘sta roba qui. E quindi la posizione dell’Italia sarà netta e chiara su tutto questo, ma per una ragione di interesse nazionale. Guardate che sui biocarburanti non c’è nulla di ideologico da parte degli altri Paesi, c’è solo interesse nazionale. Questo è quello che è.
Quindi, io credo che la sfida che noi abbiamo, e poi si è parlato di acqua e c’è tutta la partita acqua... Io credo che la sfida che noi abbiamo è quella poi di andare oltre il 2030, dando in questo momento un disegno di legge delega sul nucleare che prevede il quadro regolatorio. In quel momento, tutte le opinioni che sento sul costo, che in questo momento credo che non possano essere prese in considerazione, in quel momento, quando ci sarà lo strumento, si farà la valutazione.
Se il costo non sarà compatibile con la produzione di energia elettrica da un’altra parte, o anche energia termica, allora faranno altro. Ma il dovere che abbiamo noi come governo, come legislatore, come maggioranza e come partito, è quello di mettere questo Paese nella condizione di rispondere, nella condizione di fare le scelte.
E chi ci sarà, l’imprenditore, chi ci sarà, il governo, lo farà. Io credo che la rotta tracciata in questo caso dal governo, ma io dico da Forza Italia, deve andare avanti in questa direzione. Non è un calcolo di posizionamento politico questo per domani mattina o per il comunicato stampa di domani mattina, ma è mettere a disposizione quelle che sono le migliori energie come Paese.
Noi dobbiamo renderlo più libero, e per renderlo più libero per le nuove generazioni, significa renderlo sempre più competitivo. Perché qui o vinciamo, o altrimenti perdiamo tutto. Ma vale per l’Italia, vale per l’Europa, vale per tutti. Perché non possiamo, qualcuno l’ha detto in altri dibattiti, fare la best practice per essere i perdenti.
Grazie a Forza Italia, grazie al mio partito e ai miei vertici, naturalmente, dell’invito.