Questa mattina abbiamo sentito parlare di tenere insieme il tema della sicurezza, il tema della competitività e il tema della sostenibilità: qual è la sua visione su questo?
Io volevo mandare un messaggio positivo, non di speranza, ma un grido di orgoglio. Noi possiamo produrre molta energia in Italia. Pensate che abbiamo un potenziale di 60-70 gigawatt solare fino al 2030-2035, 20 gigawatt di eolico. Abbiamo la possibilità di produrre dai rifiuti altri 7-10 terawattora; oggi ne produciamo circa 6: 4,6 dalla termovalorizzazione per l’elettricità e altri 2 sul teleriscaldamento.
Quindi abbiamo in Italia un serbatoio, prima sentivo del biocarburante, un altro aspetto molto importante, abbiamo in Italia un serbatoio di energia, energia autoctona prodotta in Italia, che aumenterebbe la sicurezza energetica. Quindi, come dire, piuttosto che ragionare adesso su altri scenari, guardiamo in casa cosa possiamo fare.
E poi, se io guardo quanto costa produrre oggi in Italia energia solare, vedo che costa meno che bruciare metano, e lo dico avendo centrali a metano, avendo fotovoltaico ed essendo il secondo operatore nella termovalorizzazione. È ovvio che il solare, è ovvio che l’eolico, è ovvio che il biogas richiedono delle reti.
Quindi, piuttosto che ragionare in termini concentrati solo sull’energia da produrre e da bruciare, perché ne abbiamo tanta, dobbiamo ragionare in una visione più olistica, dove dobbiamo pensare tutti insieme, come operatori, di aumentare la resilienza delle nostre reti, della distribuzione.
Noi abbiamo molti blackout nelle città italiane, questo perché la nostra rete è da aggiornare, perché deve cogliere le nuove sfide della transizione come i data center intorno alle grandi città. Per dire che cosa? Per dire che, secondo me, è venuto il momento di pensare ad un grande piano Marshall sull’energia, che non è solo la produzione di energia elettrica o calore, dove ripeto, c’è un grandissimo potenziale, ma anche delle reti. E quindi investire nelle reti, chiedere all’Autorità di ragionare insieme — e lo stiamo già facendo — su un ragionamento di aumentare la resilienza delle reti per rendere il nostro Paese un Paese più resiliente, più sicuro, ma anche più competitivo.
Perché più competitivo? Perché oggi la Spagna produce energia a 60-70 euro a megawattora, un po’ perché ha il nucleare, ma anche perché ha molto eolico e anche solare. Noi abbiamo meno eolico e meno solare, dobbiamo crescere in questo. Questo si porterà dietro delle batterie, si porterà dietro delle reti elettriche da fare. Beh, le facciamo, ma il costo combinato sarà sicuramente più basso rispetto ad altri tipi di fonti di energia. Per concludere, io penso che oggi abbiamo una grande opportunità. Credo che la guerra russo-ucraina ci ha aperto, se ce n’era necessità, gli occhi. Anche l’esplosione dei nostri prezzi [IMU/ndr] ci ha aperto gli occhi. Noi abbiamo tre grandi punti di forza. Abbiamo degli operatori molto grandi che sono leader mondiali, hanno tecnologie e hanno le spalle larghe, e qui ne sono rappresentati almeno due. Ed è grazie a loro che noi abbiamo superato la guerra russo-ucraina senza situazioni emergenziali.
Quindi bisogna dire grazie a ENI e soprattutto a Enel, primo punto. Secondo aspetto: noi abbiamo una competenza tecnologica avanzatissima. L’esperienza di Enel sulla distribuzione, ma ce la invidiano tutti, o Terna, ce la invidiano in tutti i Paesi. Quindi abbiamo un punto di forza che è la competenza dei grandi operatori.
Poi abbiamo il punto di forza delle utility regionali, locali, come IREN, come A2A, come tante altre, che investono sul territorio e gestiscono problematiche come la termovalorizzazione, la produzione di calore e di energia elettrica, e hanno competenze nella gestione locale di problematiche energetiche. Dopodiché abbiamo l’energia: noi abbiamo energia solare ed eolica da vendere. Solo sul repowering, noi potremmo fare altri 10 gigawatt di energia solare e altri 6-10 gigawatt di eolico.
Quindi cosa voglio dire con questo? Non piangiamoci addosso. Guardiamo e facciamo leva sui nostri punti di forza, e credo che ne abbiamo parecchi. Abbiamo due grid operator che ci invidiano anch’essi nel mondo, che sono Terna e Snam. Quindi facciamo un po’ sistema e leva, e facciamo valere i nostri punti di forza, senza guardare sempre all’estero come riferimento pivotale. Noi abbiamo tutto quello che ci serve per risolvere il problema. Ci manca una direzione. Quindi quei gridi di dolore che io sentivo prima dal mondo dell’automobile, in realtà è un grido generale.
Ci vuole una direzione nuova, olistica, in cui mettiamo insieme le forze: i grandi gruppi, i gruppi medi, il fatto che possiamo produrre energia elettrica solare. Ci vogliono però regole diverse, ci vuole uno snellimento di queste regole. In Francia in un anno si fa un impianto solare, si autorizza e poi si costruisce. In Italia passano 3-5 anni. Questo non è possibile. Dobbiamo snellire, compatibilmente con le regole ambientali, ma bisogna fare in modo di sburocratizzare questi processi, se no non ne usciamo più. Questo per dire che io sono ottimista, non sono assolutamente pessimista.
Credo che questo governo stia andando in quella direzione. Dobbiamo sostenere le scelte giuste, e quindi meno burocrazia, focalizzarci sulle energie rinnovabili laddove serve e rendere le reti elettriche più resilienti, facendo gli investimenti necessari.
Grazie.