Come ci stiamo attrezzando in Italia per evitare casi analoghi al blackout spagnolo e qual’è lo stato della nostra rete dal punto di vista dell’azienda
più importante che è TERNA ?
Grazie e buongiorno a tutti.
In merito all’incidente occorso in Spagna, è stato reso disponibile da poco un report ufficiale del governo spagnolo dove si attribuisce al mancato controllo della tensione la causa di quanto è successo.
Ci sono stati, a seguire, una serie di disconnessioni che hanno portato poi al tracollo. È stato anche evidenziato ufficialmente che una forte penetrazione di rinnovabili, e quindi una limitata presenza delle centrali tradizionali che avevano anche una funzione di stabilizzazione della tensione, ha contribuito al disastro. Detto questo, vediamo la differenza col nostro Paese.
Abbiamo sviscerato la situazione anche per, eventualmente, prendere noi delle precauzioni ulteriori. Diciamo, innanzitutto, dal punto di vista tecnico, che quando abbiamo presentato un piano industriale molto importante per quanto riguarda gli investimenti sulle infrastrutture, abbiamo aumentato anche gli investimenti su digitalizzazione e sicurezza.
Perché, chiaramente, quando ci sono delle novità, che siano nuovi feature, che ci sia, appunto, in questo caso una maggior penetrazione di rinnovabili, bisogna anche prevenire eventuali vulnerabilità. E quindi abbiamo predisposto, banalmente, dei dispositivi, dei compensatori, che svolgono quella funzione di compensazione e di stabilizzazione che non fanno più le vecchie centrali.
Ne abbiamo installati già tantissimi e abbiamo, per fasi successive, aumentato l’investimento in tal senso. Abbiamo anche digitalizzato di più un’infrastruttura che non è nativa digitale. Parlavamo delle reti sempre più digitalizzate, ma di fatto abbiamo coperto la nostra infrastruttura di 75.000 km di sensori, che ci permettono di fare un data retrieving tale che, dall’analisi dei dati, si riesce a fare manutenzione preventiva e a volte anche predittiva, grazie a tutte le tecnologie esistenti.
Quindi si interviene in manutenzione prima che un problema accada, con un saving anche economico, oltre che di prevenzione del disastro. E c’è poi da dire che abbiamo incrementato la spesa sulla cybersecurity per evitare vulnerabilità che, invece, il digitale può incrementare.
Questo per essere proprio riassuntiva degli interventi infrastrutturali in termini di sicurezza. Siamo passati a investire da 1,3 miliardi, nel piano presentato nel ‘24, a 2 miliardi ad inizio anno e naturalmente più la rete si evolve, più prenderemo precauzioni in tal senso. Abbiamo anche creato, a partire dal piano industriale del ‘24, un’organizzazione nuova che è proprio volta a garantire la sicurezza elettrica, la sicurezza fisica delle nostre infrastrutture e la sicurezza cyber.
Tutto sotto un unico cappello, in coordinamento con tutte le forze dell’ordine, con tutte le istituzioni che sono preposte alla sicurezza nazionale, perché, come ha detto bene, la nostra infrastruttura, se attaccata — e l’abbiamo visto con l’Ucraina — può chiaramente creare problemi molto importanti.
Detto questo, solo un’altra breve differenziazione tra l’Italia e gli altri Paesi, tra cui la Spagna: la regolamentazione. In Italia noi godiamo di una regolamentazione molto più rigida ma cautelativa, sia dal punto di vista tecnico che di mercato, perché, banalmente, le rinnovabili devono sottostare a delle norme molto stringenti, soprattutto in termini di frequenza, e questo quindi limita, entro certi limiti, quel problema che si è verificato in Spagna.
Lo stesso dicasi per la regolamentazione di mercato. Noi abbiamo la possibilità di limitare l’immissione nella nostra infrastruttura di rinnovabili, se occorre. Non ve ne siete accorti, ma durante i ponti del 25 aprile e del primo di maggio, noi abbiamo sottratto all’immissione nella nostra infrastruttura fino a un picco di 7.000 megawatt, proprio per evitare uno squilibrio tra domanda e offerta.
E possiamo, allo stesso tempo, anche interrompere la fruizione da parte dei grandi energivori, e quindi in meno di 200 millisecondi abbiamo questa possibilità.
Chiudo dicendo che l’Italia è un Paese fortemente interconnesso con l’estero, cosa che la Spagna non è. Noi abbiamo all’attivo 30 interconnessioni con l’estero e nel piano abbiamo previsto nei prossimi anni di aumentare la capacità del 40% con opere che sono già in fase di realizzazione o progettazione.