Grazie di cuore all’amico Squeri, che guida con grande abilità il nostro Dipartimento Energia, e la giornata dei lavori di oggi è la dimostrazione di con quanta serietà un partito affronti i problemi.
Perché nel mondo di oggi c’è bisogno di persone serie, e noi cerchiamo di esserlo, perché essere seri significa anche essere rassicuranti, far capire ai cittadini che chi governa è in grado di fare delle scelte perché approfondisce, perché studia, perché ascolta.
Oggi non è stata soltanto una passerella dei nostri dirigenti — abbiamo parlato anche noi, certo — ma è stata soprattutto una giornata di ascolto. Sono stati ascoltati i più autorevoli esperti italiani nel campo dell’energia.
E perché li abbiamo ascoltati? Perché vogliamo fare delle scelte politiche che non siano scelte che noi facciamo a tavolino, ma siano scelte che siano frutto di elaborazione, di lavoro, di ascolto, di valutazione. È chiaro che la responsabilità politica è nostra, ma come ha detto giustamente Gilberto nel corso del suo intervento, noi ci mettiamo la faccia, perché abbiamo approfondito, continuiamo ad approfondire costantemente.
Non è la prima riunione che facciamo sull’energia; qui in questa stessa sala se n’è svolta qualche mese fa un’altra. Quindi è un lavoro, direbbero gli inglesi è ongoing, cioè un lavoro in continua evoluzione, perché il tema energetico è un tema di grande attualità, ma anche un tema che ci costringe a vedere quali sono i cambiamenti con le situazioni che ci stanno. La crisi di oggi, quella in Ucraina e quella in Medio Oriente, ha provocato un aumento dell’inflazione. Molto è dovuto anche al costo dell’energia.
È una crisi che non è endogena, è una crisi esogena. I dati dell’inflazione certamente non si risolvono aumentando il costo del denaro; bisogna continuare ad abbassare il costo del denaro. Quando la crisi inflattiva è esterna, quando è interna bisogna alzarlo, ma quando è esterna bisogna assolutamente abbassarlo. Il tema delle guerre ci ha preoccupato non poco. La questione di Hormuz: abbiamo rischiato per qualche ora la chiusura di Hormuz, che avrebbe provocato uno sconquasso energetico enorme, aumento dei costi dell’energia e anche carenze di riserve energetiche.
Poi la questione generale, anche la Cina. Ho sempre detto: siccome interessa anche alla Cina, è difficile che l’Iran poi decida di bloccare lo stretto di Hormuz. Però i rischi ci sono, i rischi globali ci sono. Le guerre: ci fornivamo di gas dalla Russia, è scoppiata la guerra in Ucraina, non ci forniamo più di gas dalla Russia. Il mondo cambia e noi dobbiamo avere comunque una strategia per avere delle riserve, perché poi può succedere di tutto, il rischio c’è sempre.
Quindi o abbiamo una visione complessiva, o abbiamo una strategia, visto che siamo un Paese industriale. Come Gilberto ha ricordato e ha citato quello che ho detto io stamattina, siamo un Paese che ha il 40% del PIL che deriva dall’export, e non possiamo non avere, per una seria politica industriale, delle riserve energetiche che ci permettano in qualsiasi momento di poter andare avanti e non di fermare la nostra produzione. Per questo il tema delle riserve energetiche diventa importante.
Bene fa l’ENI a continuare a cercare in altre parti del mondo quelle che possono essere nuove risorse da utilizzare. Lo facciamo soprattutto in Africa, ecco perché poi pensiamo che il Sud del nostro Paese possa diventare un grande hub energetico. Dovremo poi vedere anche con Snam come poter allargare un po’ i condotti che portano l’energia verso il Nord, però non possiamo non considerare il Sud del nostro Paese come il luogo di arrivo di fonti energetiche.
Quindi pensiamo soprattutto al porto di Gioia Tauro, che ha la struttura, la grandezza per poter accogliere una tale struttura. Il tema delle infrastrutture, mi pare se ne sia parlato anche oggi. Per competere, per avere un sistema energetico efficiente, dobbiamo avere delle infrastrutture efficienti da tutti i punti di vista. Penso al TAP, per rafforzare l’approvvigionamento di gas naturale liquefatto, ma penso anche a quello che abbiamo fatto con il Montenegro.
Ricordo, inaugurai proprio io la prima azione per l’elettrodotto tra che collega l’Italia. È un’infrastruttura strategica anche per integrare sempre di più i Balcani nel mercato europeo. I Balcani, quindi c’è una doppia valenza, anche politica, perché poi i Balcani rappresentano per noi italiani una grande opportunità e non possiamo non svolgere un ruolo. Ma sosteniamo il progetto dell’elettrodotto ELMED per il trasporto di energie elettriche da fonti rinnovabili dalla Tunisia all’Italia, il progetto Medlink che metterà in rete i Paesi del bacino del Mediterraneo occidentale.
A gennaio ho presieduto al Ministero degli Esteri la riunione del Corridoio Mediterraneo dell’Idrogeno, a cui partecipiamo con Algeria, Tunisia, Austria e Germania, e noi siamo in posizione di cerniera. Quindi tutte queste iniziative servono a dotarci di un sistema infrastrutturale in grado di essere competitivi e di poterci garantire sempre le risorse energetiche necessarie per permettere al nostro Paese di essere competitivo. Poi certamente ci sono le energie rinnovabili, con cui lo scorso anno abbiamo coperto quasi la metà del nostro fabbisogno elettrico.
Ma non possiamo escludere il gas. Prima di concludere la stagione del gas bisogna riflettere attentamente, perché non possiamo, per dei capricci ideologici, mettere a repentaglio il nostro sistema produttivo. Ha ragione Gilberto quando parla dell’Europa. L’Europa non va confusa con alcuni fondamentalisti che negli ultimi cinque anni hanno trasformato la Commissione Europea nella sede di una sorta di nuova religione guidata da Greta Thunberg e dal commissario Timmermans.
Ora i tempi sono cambiati, e fortunatamente, dopo le elezioni dello scorso anno, ci sono 15 commissari del Partito Popolare Europeo, che è la nostra famiglia politica, e le cose stanno cominciando a cambiare. Abbiamo visto il rinvio sulle multe, abbiamo visto anche sulla deforestazione. Ci sono tante scelte che noi dovremo fare per cambiare. Penso al blocco della produzione di auto non elettriche nel 2035, altra idiozia colossale. Ci sono tante scelte che noi dobbiamo fare.
Credo se ne sia parlato anche oggi di automotive, l’elettrico. Certo, il futuro è l’elettrico, ma quando? Bisogna vedere quando inizia il futuro. Quando io ero Commissario Europeo all’Industria, parlavo di auto elettriche nel 2050, non nel 2035. Quando l’ideologia diventa padrona di scelte che devono essere scelte pragmatiche, legate ai risultati e alle condizioni dei diversi Paesi, allora si fanno soltanto disastri.
Noi rischiamo la deindustrializzazione, la desertificazione industriale, a causa di politiche scellerate. Il Green Deal, che all’inizio doveva essere un fatto positivo, ha rischiato di diventare sempre più un elemento devastante per l’economia reale, sia per l’industria sia per l’agricoltura. Ora bisogna assolutamente fare marcia indietro.
Questo non significa rinunciare alla lotta contro il cambiamento climatico, ma dobbiamo tenere presente che il rispetto della natura significa anche il rispetto di chi vive nella natura, cioè della persona. L’ho detto ancora più volte oggi in più incontri: guai ad affrontare la questione della transizione energetica e della lotta al cambiamento climatico senza tenere in conto la questione sociale.
Non possiamo pensare di migliorare le condizioni di vita delle persone da un punto di vista teorico quando poi le condizioni di vita, da un punto di vista pratico, peggiorano. Se il blocco della produzione di auto non elettriche nel 2035 significa soltanto per l’Italia la perdita di 70.000 posti di lavoro, io vorrei sapere quale ambientalista fondamentalista va a raccontare a quelle 70.000 famiglie che, per respirare meglio, come pensano loro, rimangono a casa e rimangono senza lavoro. Ripeto: questo non significa che non si debbano raggiungere gli obiettivi.
Gli obiettivi devono essere raggiungibili, non possono essere dei diktat irrealizzabili. Ci sono Paesi che stanno facendo marcia indietro addirittura sul carbone. Pensare di uscire dal gas domani mattina... la Germania. Lo dice Descalzi, giustamente. La Germania è per il rinvio delle chiusure, ma dobbiamo assolutamente essere pragmatici e capire quello che si può fare e quello che non si può fare. Perché non viviamo nel mondo ideale, due guerre hanno provocato dei danni enormi, e allora dobbiamo fare i conti anche con le guerre, non possiamo rimanere fissati ad obiettivi teorici.
Io già quando ero Commissario dell’Industria dicevo che dobbiamo avere anche degli obiettivi per l’industria. Dicevo che il 20% del prodotto interno lordo europeo deve dipendere dalla manifattura. Perché se poniamo degli obiettivi ambientali, dobbiamo anche porre, in un continente industriale, degli obiettivi di produzione. Perché sennò distruggiamo tutto e non siamo più in grado di creare lavoro. Diventa la “decrescita infelice”, altro che “decrescita felice”. Creiamo dei danni enormi.
Quindi tutta la politica legata ai costi energetici e alla produzione di energia deve portarci anche ad investire in infrastrutture. Anche il nucleare prevede investimenti. Dobbiamo quindi guardare al futuro. Deve essere un’opzione strategica, il nucleare. Non può essere una scelta così, tanto per dire o per fare. Anche dal punto di vista del cambiamento climatico. La stessa Commissione Europea, nel suo documento sulla tassonomia, ha detto che il nucleare è una fonte energetica pulita. Quindi anche da questo punto di vista non si può dire nulla. Perché non si può dire... tutti questi fondamentalisti ambientalisti, che vogliono il fondamentalismo ambientalista, però non vogliono il nucleare. Sono in contraddizione pure fra di loro. Non sanno, proprio perché hanno delle posizioni ideologiche, fatto un po’ a compartimenti stagni.
E noi non è che siamo contro il cambiamento climatico, lo vogliamo fare in maniera graduale. Loro, tutto e subito, però le fonti energetiche che non inquinano, quelle non le vogliamo. Ricordate i Verdi? Volevano prima il diesel. Tutto diesel, tutto diesel. Poi dopo il diesel non andava bene più. Cambiano idea secondo ciò che è utile in quel momento.
Ma non si può governare un Paese. Serve una, lo diceva bene Gilberto, ha fatto un discorso molto chiaro sulla politica del governo, in politica sia per quanto riguarda l’ambiente, sia per quanto riguarda l’energia. Ma tutto deve essere inquadrato in una politica per la crescita. Ambiente ed energia sono parte integrante della politica della crescita.
E quindi, insieme alla politica industriale, insieme alla politica agricola, alla politica delle infrastrutture, alla politica dei trasporti. Come possiamo pensare di non guardare tutto con una visione complessiva? Se noi ragioniamo a compartimenti stagni, non andiamo da nessuna parte. Guai se in una squadra di calcio ognuno pensa a tenersi la palla e non a passare all’altro. Il coordinamento è questo. Noi dobbiamo fare in modo che ogni settore sia funzionale all’altro. Cioè, la politica industriale, la politica energetica, la politica ambientale, la politica dei trasporti.
È un tutt’uno, è una visione di una società, una visione dello Stato. E poi lo Stato deve dare buone regole, deve dare la strategia, ma non tocca allo Stato poi fare quello che devono fare i privati. Assolutamente. Se no andiamo nei regimi socialisti o dittatoriali dove lo Stato fa tutto e il contrario di tutto. Noi riteniamo invece che lo Stato deve dare buone regole e intervenire laddove non può intervenire il privato. Ma è lo stesso principio di sussidiarietà. Ma lo stesso discorso vale per l’Europa. L’Europa deve dare meno regole, deve dare più strategia, deve intervenire sulle grandi questioni.
Poi, l’ho detto stamattina, lo dico ancora oggi: facciamo finalmente ‘sto mercato unico dell’energia, perché l’Europa à la carte non va bene. È come il discorso quando un’impresa italiana acquista all’estero, c’è bisogno di difendere gli interessi nazionali. Poi quando un’industria straniera viene in Italia e compra qualche cosa, è il mercato europeo. Le cose non funzionano. Quindi il mercato unico va completato. È una grande risorsa, una grande opportunità. Quindi anche dal punto di vista energetico, come bisogna fare l’Unione bancaria, bisogna fare il mercato unico dell’energia.
C’è qualcuno che non vuole il mercato unico dell’elettricità, perché magari gli conviene avere il mercato nazionale e non avere il mercato unico. Questo però bisogna cambiare e pensare che o l’Europa decide di fare delle scelte politiche, e non solo regolatorie, deve andare avanti sulla scelta del mercato unico.
Questo per forza è un tema fondamentale per la competitività, per i costi dell’energia. Tutto è legato in maniera indissolubile. E poi è altrettanto necessario avere, come diceva Gilberto nel suo intervento, il “metterci la faccia”.
Cioè, un governo deve far capire alle imprese di tutti i settori, comprese quelle energetiche, che c’è una visione, che non sono abbandonate a loro stesse, ma tutto ciò che si fa è una reductio ad unum per la crescita del Paese. E un governo come il nostro, che garantisce stabilità — perché siamo il governo più stabile d’Europa — significa permettere a tutte le imprese, sia quelle energetiche, sia quelle che hanno bisogno di energia, comprese quelle energivore, di sapere come possono investire, dove va il Paese, qual è la visione complessiva. Questo noi stiamo cercando di darlo.
Lo stiamo facendo come partito, oggi sul tema dell’energia, ma lo abbiamo fatto sul tema dell’industria, lo facciamo sull’agricoltura, su tutti i settori. I nostri dipartimenti ogni giorno, vero Alessandro, trovano un’indicazione per mettere tutto a sistema. E questo è l’unico modo se vogliamo veramente essere credibili.
Per quello insisto sul fatto del “rassicurante”, che non è uno slogan. Le imprese hanno bisogno di sentirsi rassicurate, i cittadini hanno bisogno di sentirsi rassicurati, perché ci sono delle persone serie che lavorano, che hanno una visione, che non fanno interventi spot, che non cercano il consenso nel sondaggio della settimana dopo, ma che semmai cercano il consenso alla fine della legislatura, dimostrando quello che sono stati capaci di fare.
Ed è quello che stiamo cercando di fare, innanzitutto come partito, con i nostri ministri, con i nostri sottosegretari, con i nostri gruppi parlamentari, alla Camera, al Senato e al Parlamento Europeo, dove combattiamo le stesse battaglie con la stessa visione. Vero Letizia? È stata molto chiara nel corso del tuo intervento, ma stamattina ha parlato Fulvio. Insomma, c’è una visione omogenea. E questo rassicura il cittadino e rassicura l’imprenditore.
Sapere che c’è una forza politica, che c’è un governo, che sa essere punto di riferimento. Il lavoro di oggi è servito soprattutto a far capire e a dimostrare a voi che vogliamo essere un punto di riferimento, cioè essere una garanzia. Cioè, se c’è un problema, non è detto che lo possiamo risolvere sempre, però ce la mettiamo tutta per risolverlo, dopo avervi ascoltato, dopo aver capito quello che serve e quello che c’è da fare.
Questo è il buon governo. In questo momento c’è bisogno di buon governo, perché c’è grande incertezza nel mondo. Quando la gente a casa, qualsiasi famiglia italiana, vede la guerra e gli attacchi a Kiev, gli attacchi nella Striscia di Gaza, la situazione in Iran, poi vede la guerra dei dazi, poi magari vede qualche cosa in Africa, quello che succede in Sudan, o i flussi migratori, la gente si spaventa, ha paura perché è incerta.
Il nostro compito è proprio in questo momento, a maggior ragione in questo momento, dobbiamo cercare di essere rassicuranti, cioè di avere le spalle larghe e far capire a chi produce che può fidarsi, che può contare sul nostro impegno. Quello del partito, ma siccome siamo una forza, almeno per quanto riguarda la politica della crescita, determinante dentro questo governo, avere fiducia anche di questo governo.
Una fiducia che noi cerchiamo di trasmettere, perché i risultati li abbiamo portati a casa. Anche, dicevo, in Europa stiamo facendo cambiare molte cose. Ci vuole tempo. La rotta non è stata invertita a 180 gradi, ma certamente qualche grado di cambiamento della rotta lo abbiamo già fatto. Serve continuare a lavorare, a combattere, a insistere. Giorno dopo giorno. Abbiamo dato un segnale anche l’altro giorno, con la decisione di Gilberto di dire no a un’altra direttiva comunitaria che andava a danneggiare le piccole e medie imprese.
Tutte queste cose, lentamente... ci hanno messo cinque anni loro, adesso cerchiamo, non in cinque anni, di fare un po’ prima. Però, ripeto, la presenza di 15 commissari del Partito Popolare Europeo, compresa la Presidente della Commissione, la Presidenza del Parlamento Europeo, il primo gruppo parlamentare al Parlamento Europeo, ecco, ci può portare a un cambiamento di rotta anche sul tema dell’energia.
Quindi sono moderatamente ottimista. Posso soltanto confermare a tutti i nostri interlocutori, a tutti coloro che hanno partecipato a questo convegno, che noi non molliamo. Non abbiamo alcuna intenzione di essere tentennanti su scelte fondamentali per il futuro dei nostri concittadini.
Qua non si tratta di aiutare le imprese o i partiti politici. Si tratta, attraverso questa azione, attraverso il sostegno alle imprese, attraverso l’azione politica, attraverso l’azione di governo, di aiutare ogni cittadino italiano, ognuno dei 60 milioni di cittadini italiani. Questo è il nostro obiettivo.
Questo lo faremo anche per quanto riguarda la politica energetica, che è fondamentale per raggiungere questo obiettivo.
Quindi, grazie a tutti quanti voi, grazie a coloro che sono intervenuti, grazie ai nostri ospiti e grazie agli organizzatori, a Luca Squeri, ai Dipartimenti, a tutta la nostra classe dirigente.
Buona serata.