La sua associazione si occupa di energie rinnovabili offshore, quali sono le maggiori difficoltà in questo momento che incontrate e quali potrebbero essere gli accorgimenti normativi per cercare di agevolare questo tipo di attività?
Grazie. Mi associo ovviamente ai ringraziamenti all’On. Squeri, a lei On. Battistoni, al gruppo di Forza Italia per questo importante momento.
Noi siamo nati due anni fa, eravamo 13 imprese, ora siamo 56, e ci siamo avventurati in questo che sarà sicuramente un grande obiettivo per l’Italia da un punto di vista industriale, perché noi puntiamo alle rinnovabili offshore, eolico e fotovoltaico galleggiante, per raggiungere quel mix energetico di cui abbiamo bisogno.
Uno, per questioni ovviamente ambientali — lo vedete tutti che mese dopo mese, ovviamente, i cambiamenti climatici apportano al nostro ecosistema e alla nostra vita dei problemi enormi. Il secondo appuntamento, ovviamente, è quello di raggiungere gli obiettivi europei, che non sono soltanto l’appuntamento del 2030, che probabilmente salteremo perché non riusciremo con le rinnovabili, per tanti motivi anche autorizzativi e di costruzione, a raggiungere l’obiettivo, ma noi dobbiamo guardare ad una strategia, ovviamente, che punta al 2040, al 2050.
La nostra filiera è una filiera che vuole realizzare almeno 8,5 gigawatt di potenziale al 2035 e probabilmente arriveremo quasi a 20 nel 2050. Possiamo oscillare tra i 15 e i 20.
Ma perché questo? Perché l’attuale Paese ha ereditato uno strumento importante che è il decreto FER 2, un decreto che ovviamente incentiva quelle che sono le energie rinnovabili innovative, tra cui le nostre, perché realizzare in mare dei grandi impianti eolici con fondazioni soprattutto galleggianti — perché la grande sfida è quella — è un impegno ovviamente che riguarda tutti i settori di cui l’Italia è già protagonista nel mondo.
E non soltanto nel mondo in quanto offshore tradizionale, ma perché noi siamo campioni nella navalmeccanica, nell’ingegneria marittima, nei trasporti, nella logistica. Abbiamo le più grandi flotte armatoriali, che ovviamente alcune fanno anche parte della nostra associazione. Abbiamo Fincantieri e Saipem che possono guidare questo grande processo di realizzazione dei nostri galleggianti in acciaio, e stamattina qualcuno parlava della crisi del siderurgico. Noi speriamo che ci sia invece una volontà di potenziare il sistema siderurgico per fornirci l’acciaio che ci serve.
Ovviamente ci sono anche altre alternative, utilizzando galleggianti in cemento. Quindi la nostra idea è quella di riuscire a traghettare l’Italia con forza in quello che è uno scenario europeo dove i francesi stanno già molto più avanti di noi, i greci hanno un’ambizione superiore alla nostra, addirittura l’Albania ha annunciato i suoi primi impianti eolici offshore e il Marocco ne costruirà uno l’anno prossimo da un gigawatt. Noi dobbiamo ritornare a essere protagonisti nel Mediterraneo, abbiamo questa opportunità. Quindi noi chiediamo due cose: innanzitutto, che esca immediatamente il decreto porti, che ha stabilito che Augusta, Taranto, Brindisi e Civitavecchia possano essere i porti dove poter assemblare le nostre piattaforme da posizionare in mare.
Si tratta di mettere al lavoro migliaia e migliaia di persone. A questo, abbinare subito gli incentivi del decreto FER 2, stabilendo le prime aste a fine 2025 - inizio 2026, per fare in modo che i nostri investitori nazionali e internazionali, che fino ad oggi hanno impegnato circa 250 milioni di euro solo per studiare i nostri fondali con le migliori società internazionali — dati scientifici che neanche gli amici di ISPRA hanno — per fare in modo che ci sia in Italia un’industria dell’eolico offshore potente, ma che nello stesso tempo difenda la nostra biodiversità e i nostri fondali e dia un’opportunità anche al mondo della pesca, così nostro amico, per riuscire a continuare a sopravvivere.
Grazie.